Molte le bandiere arcobaleno e i cuori con su scritto: “Noi lo gridiamo con il cuore. Diritti subito”
Migliaia di persone sono scese in piazza a Roma per gridare ‘basta’ alle aggressioni omofobiche. Sono stati più di mille i cittadini che hanno partecipato alla manifestazione indetta a piazza Malatesta dopo l’escalation di aggressioni omofobe, come quella in particolare subita da Stwafno e Matteo nella Capitale a Capodanno.
Molte le bandiere arcobaleno e i cuori con su scritto: ‘Noi lo gridiamo con il cuore. Diritti subito’. E poi ancora “Basta solidarietà votate qualcosa”.
A manifestare, tra gli altri, anche il presidente del V Municipio, Mauro Caliste: “Questa è la risposta del nostro municipio all’omotransfobia e a tutta la violenza che ne deriva, 3000 persone in piazza. Siamo il municipio dei diritti, già con l’omaggio a Michela Murgia abbiamo fatto chiaramente capire il nostro ‘No’ alla violenza, amare non è reato! Un singolo episodio, ma non abbassiamo la guardia, che non passi l’idea che davanti a gesti di intolleranza si possa tacere”.
“Oggi siamo scesi in piazza stringendoci per mano e scambiandoci baci alla luce del sole per lanciare una stagione di lotta senza sconti nei confronti della politica nazionale”, ha detto Rosario Coco, Presidente Gaynet.
“Sul piano locale, le associazioni stanno lavorando a una proposta di deliberazione coerente con le competenze degli enti locali, che individui degli standard essenziali per i servizi e le policy LGBTQIA+ e impegni i comuni a costituirsi parte civile in caso di aggressioni omofobe sul proprio territorio – ha aggiunto – Sul piano nazionale, la maggioranza ha la responsabilità di interrompere la solita propaganda sulla bufala del gender e riconoscere che esiste un’urgenza omolesbobitransfobia.
Chi non agisce in Parlamento, è complice dei carnefici”.
Al Pigneto erano presenti le associazioni AGAPANTO, Agedo Roma, Circolo Mario Mieli, CEST, Collettivo Ugualmente, Dì Gay Project, EDGE, Gaynet, Famiglie Arcobaleno – Associazione genitori omosessuali, NUDI, Libera Rugby Club, Rete Genitori Rainbow, Rete Lenford, Tgenus, Tuscia Pride.
“È il momento di rilanciare la nostra lotta insieme alla società civile e di respingere la vuota solidarietà di certa politica, come anche iniziative di facciata dannose portate avanti sulla pelle di chi è stato colpito – hanno detto.
Quanto apprendiamo a mezzo stampa sul voto di una delibera contro l’omolesbobitransfobia a Roma il 7 o il 9 gennaio nasce da un’iniziativa isolata di un partito politico e porta avanti una proposta che riteniamo sbagliata e deleteria.
In un documento tecnico dello scorso luglio inviato alla Commissione Pari Opportunità del Comune di Roma da 20 associazioni, si era evidenziato che ‘questa proposta, se approvata, si espone al rischio di essere annullata in sede amministrativa e di produrre effetti controproducenti.
Il carattere sanzionatorio della proposta non è pertinente con gli strumenti di prevenzione e intervento che l’amministrazione comunale può mettere in atto in autonomia per contrastare la violazione di diritti umani universali’.
A questo aggiungiamo che l’idea di derubricare l’odio omofobico a una multa persino più bassa di quelle del nuovo codice della strada è politicamente umiliante e non restituisce dignità alcuna a chi è stato colpito”.
Le associazioni stanno lavorando a una proposta di deliberazione coerente con le competenze dei Comuni, che individui standard essenziali per i servizi e le policy LGBTQIA+ e impegni i comuni a costituirsi parte civile in caso di aggressioni omofobe sul proprio territorio.
La proposta prende quanto fatto dalle associazioni insieme ad alcune amministrazioni comunali virtuose, tra le quali anche Roma Capitale; l’esempio della collaborazione associazioni-istituzioni nelle grandi città è la strada da seguire anche per il futuro.
Nel frattempo le indagini continuano.
