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Ruffini lascia l’Agenzia delle Entrate«La lotta all’evasione ora è una colpa»

Last updated: 14/12/2024 16:54
By Redazione 104 Views 7 Min Read
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«Funzionari additati come estorsori di un pizzo di Stato»

In aperto contrasto con il governo, ma assicura che non scenderà in politica

Ernesto Maria Ruffini lascia la guida dell’Agenzia delle Entrate. Lo fa in polemica con il governo, ma assicura che il suo impegno da civil servant non si trasformerà in impegno politico in
senso stretto. Il suo nome circola da giorni accanto alla definizione di possibile «federatore» dell’area centrista dell’opposizione e con la sua teorica investitura si sono moltiplicati anche i
commenti e le accuse. Solo ieri, dal fronte centrista in movimento, hanno parlato di lui con diverse intonazioni Giuseppe Sala, Rosy Bindi, Romano Prodi, Bruno Tabacci e Matteo Renzi,
da cui è giunto il consiglio premonitore di dimettersi dall’Agenzia. Ruffini sembra averlo colto al volo, stanco a quanto pare delle letture politiche date alle sue parole e degli attacchi che non solo hanno coinvolto la sua persona e l’Agenzia delle Entrate, ma hanno anche tirato in ballo il Quirinale.
«Lascio», ha annunciato. Ma a far rumore, oltre alla decisione in sé, sono le motivazioni alla base dell’addio. Il direttore dell’Agenzia a cui è affidata la lotta all’evasione, senza prendere le
parti di nessuno, non ha retto al «cambiamento di clima», a vedere i propri funzionari additati come «estorsori di un pizzo di Stato» o come «sequestratori che tengono in ostaggio le famiglie». Ruffini non cita i nomi degli esponenti di governo che le hanno pronunciate, ma le frasi sono facilmente riconducibili ai due distinti discorsi di quasi un anno e mezzo fa della premier Giorgia Meloni e del vicepremier Matteo Salvini. L’opposizione della Lega, manifestata nella contestazione delle lettere inviate dal fisco alle partite Iva la scorsa settimana, è riemersa
con forza proprio con parole simili a quelle criticate da Ruffini: «un conto è contrastare chi non vuole pagare le tasse e un altro è vessare, intimidire e minacciare i contribuenti. A Ruffini
auguriamo le migliori fortune, – hanno fatto sapere dal partito – ma ben lontano dai portafogli degli italiani».
Eppure i rapporti con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che della Lega fa parte, e con i suoi uffici sono rimasti finora pienamente collaborativi. Lo stesso dicasi per l’altra anima del ministero facente capo a Fratelli d’Italia e incarnata dal viceministro delle Finanze, Maurizio Leo, autore della riforma fiscale. Ruffini ha comunicato della Lega, manifestata nella contestazione
delle lettere inviate dal fisco alle partite Iva la scorsa settimana, è riemersa con forza proprio con parole simili a quelle criticate da Ruffini: «un conto è contrastare chi non vuole pagare le tasse e un altro è vessare, intimidire e minacciare i contribuenti. A Ruffini auguriamo le migliori fortune,
– hanno fatto sapere dal partito – ma ben lontano dai portafogli degli italiani».
Ruffini ha comunicato la sua decisione ad entrambi ed entrambi, viene riferito, l’hanno
accolta senza contrasti ma con massima correttezza. A parlare per il Mef è però solo il sottosegretario Federico Freni, anche lui in quota Lega, che definisce il direttore «una persona per bene e un eccellente servitore dello Stato».

Dal governo arrivano pochi altri commenti, quello della ministra Daniela Santanchè e quello di Luca Ciriani che punta a farlo uscire allo scoperto: «Se ha scelto di fare politica e fa dichiarazioni politiche è giusto che lasci », sottolinea il ministro dei rapporti con il Parlamento.


Tra le file del Pd invece prevale la cautela. «Credo che Ruffini abbia lavorato bene», afferma il presidente del senatori dem Francesco Boccia.

Figlio d’arte nella vocazione alla vita pubblica, avvocato, tributarista, ideatore del Fisco 2.0 e della digitalizzazione del rapporto tra amministrazione contribuente oltre che dei meccanismi di lotta all’evasione, Ernesto Maria Ruffini è stato alla guida dell’amministrazione fiscale per quasi un decennio. Può vantare di aver ottenuto risultati record nella lotta all’evasione, ma non ha digerito
gli attacchi arrivati dall’attuale governo contro le tasse, definite da Giorgia Meloni «pizzo di Stato», e contro i funzionari pubblici dell’Agenzia delle Entrate da lui guidata che, secondo Matteo Salvini, terrebbero «in ostaggio» le famiglie italiane. La Lega ha peraltro recentemente
criticato l’invio di 700mila lettere alle partite Iva con l’obiettivo, secondo il partito, di indurli ad aderire al concordato preventivo biennale.


Ruffini nasce a Palermo nel 1969. Il padre è il politico e ministro Attilio Ruffini (nipote del cardinale e arcivescovo di Palermo Ernesto Ruffini), il fratello è il giornalista Paolo, prefetto
del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede. Laureato in giurisprudenza alla Sapienza di Roma, è iscritto all’Ordine degli avvocati dal 1998 Sotto il governo Renzi, nel 2015 è nominato amministratore delegato di Equitalia, la società di Agenzia delle entrate e di Inps, incaricata della riscossione pubblica. Durante i tre anni del mandato (2015-2017) dà un forte impulso alla digitalizzazione, come lo «sportello virtuale» per ricevere informazioni sulla propria posizione
debitoria e dilazionare il pagamento delle cartelle, oppure l’introduzione del servizio di sms per rammentare la scadenza delle rate.
Nel 2017, il governo Gentiloni lo nomina direttore dell’Agenzia delle entrate e della nuova Agenzia delle entrate-Riscossione, ente nato sulle ceneri della dismessa Equitalia. Anche
in questo caso Ruffini imprime una forte spinta in direzione della digitalizzazione nei rapporti tra fisco e contribuente.

Viene inoltre introdotta la fatturazione elettronica e si riducono i tempi dei rimborsi fiscali,
soprattutto Iva. Viene poi estesa la dichiarazione dei redditi precompilata.


Tutte mosse che portano a risultati crescenti nella lotta all’evasione
che proprio nel 2017 supera per la prima volta i 20 miliardi di euro.

Lo scorso anno il risultato di recupero dell’evasione di Agenzia delle entrate e di Agenzia delle entrate-Riscossione ha raggiunto il record di oltre 31 miliardi di euro

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