L’ipotesi di acquisire e salvare l’antenna, simbolo distintivo e identitario di Caltanissetta, solleva interrogativi significativi in merito alla sua sostenibilità economica.
Se da un lato l’idea di preservare un “simbolo” della città è allettante, dall’altro è fondamentale analizzare concretamente le implicazioni finanziarie che tale scelta comporterebbe per la comunità nissena.
Il costo del “Regalo”
Si stima che per la manutenzione straordinaria, da fare ogni sette anni, dell’antenna siano necessari immediatamente 2 milioni di euro, cifra che aumenterebbero con il passar degli anni, a cui si aggiungerebbero circa 200 mila euro annuali per la manutenzione ordinaria.
Cifre considerevoli che, in un contesto di risorse limitate, peserebbero direttamente sulle casse comunali e, di conseguenza, sui cittadini.
Considerando una popolazione ad oggi è di circa 58.000 abitanti, la somma necessaria per la sola manutenzione straordinaria si tradurrebbe in un onere immediato di circa 35 euro a persona, ipotizzando che tutti contribuiscano e che la popolazione non continui a diminuire come è avvenuto in questi anni.
E’ un’ipotesi ottimistica, dato che il tasso di evasione per altri tributi, ad esempio della TARI, in città è stimato intorno al 66%.
Se questo scenario si ripetesse, il costo pro capite potrebbe facilmente aumentare e raddoppiare, gravando ulteriormente sulle famiglie che pagano regolarmente.
Un precedente, molto attuale a proposito di evasione, da non dimenticare, è l’aumento della TARI.
Annunciato, al momento dell’approvazione del nuovo regolamento, tra il 15 e il 17%, ma che si è poi materializzato nelle bollette essere tra il 30 e il 40%, motivando il tutto col l’elevata evasione e l’aumento dei costi del servizio.
Questo esempio sottolinea come le stime iniziali possano essere ben diverse dalla realtà, con l’onere finale di dover mettere le mani nelle tasche dei cittadini, quelle che qualcuno sosteneva non voler toccare mai, ma che abbiamo visto così non essere.
Certo c’è la speranza che fondi regionali o di altro genere possano coprire queste spese, sebbene è legittimo non fidarsi, viste le promesse passate, spesso disattese.
L’esperienza insegna che affidarsi a impegni futuri senza concretezza e fatti può portare a delusioni e a un ulteriore carico per i bilanci comunali e di conseguenza sui bilanci familiari dei cittadini.
Giusto ricordare, cosa che a molti è sfuggita, o meglio dire si fa finta di non ricordare, che Rai Way era disposta a cedere il tutto, antenna, costruzioni e terreno, al simbolico prezzo di 1 euro, disposta anche a “regalarci” 450 mila euro, il costo che avrebbe dovuto sostenere per la demolizione, ma solo ed esclusivamente se il comune metteva realmente a bilancio, in un fondo vincolato ad hoc, la rimanente somma necessaria, cosa spesso non detta.
E’ chiaro che i nisseni non verserebbero loro la somma direttamente in un fondo dedicato trami un bollettino, ma sarebbe il Comune a dover anticipare i soldi, per poi cercare di recuperarli tramite nuove imposte o con tagli ad altri servizi.
Di fronte a un investimento e un peso anche per il futuro di tale portata, che va oltre il semplice simbolo identitario e inciderebbe profondamente sull’economia di ogni famiglia, è imprescindibile che la decisione non rimanga confinata alle stanze della politica, anche se come sostiene qualcuno sono nostri rappresentanti delegati per rappresentarci, ma in questo caso la rappresentanza andrebbe oltre.
Abbiamo da tempo sostenuto che, come previsto dall’Art. 59 dello Statuto Comunale, vi è la possibilità del Referendum Consultivo Comunale, che rappresenta lo strumento democratico più idoneo per coinvolgere l’intera cittadinanza in una scelta così onerosa e rilevante.

Se lo Statuto lo prevede, francamente non si capisce perchè non usarlo, ma forse la politica nel prendere la decisione, salvarla o meno, non guarda al solo “sentimento identitario”, ma forse ad altro.
Qualcuno lanciò l’idea di creare una fondazione, ma ciò, neanche a dirlo. comporterebbe incarichi e di conseguenza altri costi, che ovviamente sosterrebbero i cittadini, mente per loro sarebbe un altro piccolo centro di potere.
La politica ha il compito di occuparsi di tutte le questioni che riguardano la comunità, evitando soprattutto di “affogare” una già asfittica economia locale, ecco perchè, in questo caso specifico dove l’impatto economico sarebbe tangibile, con implicazioni nel lungo termine abbastanza evidenti, è giusto che siano i cittadini a esprimere la propria volontà.
Salvare l’antenna, seppur considerandola un simbolo, richiede una piena consapevolezza dei sacrifici che ciò comporta.
È tempo di un dibattito aperto e trasparente, che ponga i nisseni di fronte ai fatti e non solo alle promesse.
Se siete pronti a sostenere il costo di un simbolo bene ma lo decida tuti insieme, conoscendo bene costi e benefici. Ad Maiora
