Open Arms Oggi a Palermo il verdetto del processo. Anche Musk accanto al vicepremier accusato di sequestro di persone
Dopo trentasei mesi di processo, il giorno del giudizio è arrivato. Oggi nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo verrà pronunciata la sentenza del processo Open Arms che vede imputato Matteo Salvini. Il leader della Lega, vicepremier e ministro delle infrastrutture e dei trasporti è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. I giudici della II sezione penale presieduta da Roberto Murgia, dopo le eventuali controrepliche, entreranno in camera di consiglio, al termine della quale il presidente della seconda sezione penale di Palermo, Roberto Murgia, leggerà il dispositivo.
SALVINI, ALL’EPOCA ministro dell’interno, rischia sei anni di carcere, per avere impedito lo sbarco di 147 migranti dalla nave della ong spagnola fermata in mezzo ai flutti, a mezzo miglio da Lampedusa. Era l’agosto del 2019: la nave rimase bloccata per venti giorni, fin quando il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio decise di salire a bordo per rendersi conto della situazione. All’uscita parlò di «situazione esplosiva», sequestrando l’imbarcazione e sciogliendo lo stallo.
«PENSIAMO che il dibattimento abbia dimostrato che almeno dal 14 agosto 2019 sussisteva il chiaro e preciso obbligo del ministro italiano e di nessun altro di rilasciare il Pos», ha argomentato la procura nel corso della requisitoria evocando l’acronimo che nel gergo del diritto del mare sta per place of safety, il posto sicuro dove poter sbarcare i naufraghi. L’accusa sostiene che «il diniego avvenne in intenzionale e consapevole spregio delle regole» e non per motivi «di natura preventiva o repressiva nella tutela dello stesso migrante ristretto o per altro bene tutelato dall’ordinamento giuridico», o «nel tentativo di proseguire un disegno politico governativo, magari con qualche forzatura giuridica non giusta, ma quantomeno tendente alla giustizia». L’avvocata Giulia Bongiorno, legale di Salvini e deputata leghista, ha invece sostenuto che all’epoca c’era una «Italia in ginocchio», e ha affermato che unico vero obiettivo del capo missione di Open Arms non era lo sbarco dei migranti. L’intento era mettere in crisi il Viminale e la linea dell’allora ministro del governo Lega-M5S presieduto da Conte. Ecco perché, sostiene Bongiorno, la Ong avrebbe scelto di «bighellonare» piuttosto che cercare un approdo. Ed ecco perché Lega e destre parlano di «processo politico».
“Ciò che ho fatto era in linea con il programma della Lega votato dagli italiani. Una condanna sarebbe un sovvertimento delle regole democratiche” Matteo Salvini
DI POLITICO c’è che Salvini senz’altro ha utilizzato questo processo per imbastire l’ennesima cavalcata propagandistica. Sembra perseguire una strategia più trumpiana che berlusconista: se dovesse venire assolto potrebbe rivendicare la legittimità del suo operato ed ergersi a difensori del sacro suolo. Se al contrario dovesse essere condannato potrebbe giocare il ruolo delle vittima, del minutemen a guardia del confine che subisce l’ingiusta pena. Costringerebbe la maggioranza a stringersi attorno alla sua figura e punterebbe a riguadagnare la centralità persa in questi mesi. Prova ne è che Elon Musk, volto del trumpismo digitale e del nuovo corso reazionario statunitense, ieri ha espresso solidarietà al leghista «processato per aver difeso l’Italia». Insieme a lui a Bruxelles, il premier ungherese Viktor Orbán, il presidente spagnolo di Vox Santiago Abascal e altri esponenti dell’estrema destra.
LA GUERRA ai salvataggi in mare dichiarata all’epoca del Conte I da Salvini è poi proseguita con altri mezzi: fermi amministrativi, permessi di sbarcare in porti lontanissimi per allontanare le navi delle ong dai punti caldi, obbligo di effettuare soltanto un intervento alla volta. «Al di là di ogni valutazione delle condotte, che spetta i giudici, nell’agosto 2019 l’ex ministro dell’interno Salvini, per bieche esigenze elettorali, fece tutto ciò che era in suo potere perché le 163 persone salvate da Open Arms non venissero sbarcate – afferma l’Arci in una nota – La linea della difesa racconta di un ‘paese in ginocchio’ e di un esecutivo pronto a far sbarcare tutte e tutti. Ma basta riprendere le dichiarazioni di Salvini dell’epoca per verificare l’assoluta incompatibilità con i fatti».
