Non è essere contrari e basta. È manifestarlo a partire dai numeri, con un’analisi dei dati.
Quella che Davide Faraone, vicepresidente di Italia Viva, ha presentato ieri a Palermo contestando, punto su punto, la proposta di Rete ospedaliera regionale presentata dall’assessorato alla Salute guidato da Daniela Faraoni.
In un documento realizzato dal centro studi del partito di Matteo Renzi, si ragiona provincia per provincia. «Eventuali tagli o incrementi nella capacità ricettiva della Rete ospedaliera vanno accuratamente calibrati nel rispetto dei paramenti di riferimento nazionali, ma anche di aspetti specifici e locali, purché siano valutati oggettivamente e non in funzione di logiche di
sponsorizzazione politica», si legge nelle premesse.
Nelle province di Palermo, Catania e Messina si registra, secondo il report, una «concentrazione eccessiva» dei posti letto disponibili. Nel palermitano 0,9 della media nazionale, per un totale di 4,1 posti ogni mille abitanti e il 30 per cento dei posti totali in Sicilia, a fronte di un 22 per cento della popolazione.
A Catania il problema è la concentrazione dei posti letto sul capoluogo, con la conseguente «cattiva gestione della domanda extra-metropolitana ». A Messina il dramma, sempre secondo il report di Italia Viva, è iltrasporto dei casi urgenti.
Certo, quella disponibile al momento è solo una bozza della nuova Rete ospedaliera, ma basta già questa a preoccupare.
«Il progetto di revisione della Rete ospedaliera elaborato dall’assessora Faraoni, se attuato, otterrà un unico, paradossale risultato: dare il colpo di grazia a una sanità siciliana già agonizzante », afferma Faraone. «Il responso dell’analisi effettuata dal centro studi – spiega – lascia pochi spazi al dubbio: l’assessora alla Sanità, con il consenso del presidente Renato Schifani, sta preparando un disastro. Il documento lascia prevedere criticità sia a livello generale che, scendendo nei particolari delle realtà provinciali, locale.
Grazie alla redistribuzione di letti escogitata da Faraoni, sei province su nove avranno un numero di letti inferiore alla media complessiva. Il risultato sarà un deficit di letti pari a 1840 posti. A essere particolarmente penalizzate, saranno province, come Agrigento o Ragusa, con percentuali di persone anziane alte e flussi turistici considerevoli. Caltanissetta ed Enna si trovano al di sotto della soglia di sicurezza indicata dall’Organizzazione mondiale della sanità (tre posti letto ogni mille abitanti). La dimostrazione plastica che si tratta di scelte arbitrarie o dettate dalle peggiori logiche
locali è l’eccessiva concentrazione di letti a Palermo e Catania».
«C’è poi un sottodimensionamento tecnologico – prosegue – con l’annullamento degli investimenti dedicati per apparecchiature d’avanguardia come tac ad alta risoluzione, angiografi) nelle aree non metropolitane. Una mobilità forzata dei pazienti: l’assenza di Unità operative specialistiche
in sei province obbliga il 38 per cento dei pazienti complessi a migrare verso Palermo o Catania, secondo i dati Agenas 2024. Un rischio concreto di desertificazione medica: senza reparti specialistici funzionanti, si accelererà l’esodo dei medici specialisti dalle aree interne In sintesi: la proposta Faraoni è tutta sbagliata, tutta da rifare.
Applicare la ricetta Faraoni senza modifiche significherebbe tradurre in realtà una catastrofe annunciata. Noi di Iv faremo di tutto per impedirlo », conclude.
Secondo il report, i «tagli indiscriminati » mettono a rischio reparti «già fragili», come l’Oncologia ad Agrigento e la Cardiologia a Caltanissetta. Ed è guardando a queste due province, in primo luogo, che Italia Viva formula la sua proposta: «Ripristinare 120 posti letto ad Agrigento; recuperare 80 posti letto a Caltanissetta». Ma anche «creare 50 posti stagionali nelle isole minori con unità medicalizzate mobili».
Per farlo, sostengono i renziani, i soldi ci sarebbero: prendendoli dai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che non sono stati usati, i 15 milioni di euro per l’edilizia leggera.
Questo per quanto riguarda le cose immediate. Da fare, dicono, entro i prossimi sei mesi.
Poi c’è un tema strutturale, almeno per il prossimo triennio.
Per esempio introdurre uno standard minimo di almeno 3,1 posti letto ogni mille abitanti.
Riducendo un poco quelli di Palermo, ma potenziando Ragusa ed Enna.
L’obiettivo è «ridurre del 30 per cento i trasferimenti interprovinciali », con un «risparmio atteso di 45 milioni all’anno per minori costi di trasporto».
Da La Sicilia di Lui. Sa.
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