Il rinnovo del contratto TPL coinvolge 110mila lavoratori. Ma sulle regole dello sciopero si riapre il fronte con i sindacali. Oggi la protesta di NCC e Uber
ntesa raggiunta per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro nel trasporto locale. “Grande soddisfazione” da parte del ministro Matteo Salvini, che però poche ore dopo dalla Brianza annuncia di voler rimettere mano alle regole che disciplinano il diritto di sciopero. Risollevando subito una polemica.
Il rinnovo del contratto per il TPL
Il nuovo contratto prevede un aumento salariale medio, a fine triennio, del 13% – che compenserà la perdita dell’inflazione. L’aumento complessivo dal 2024 al 2026 sarà in media di 200 euro lordi, divise in due tranche a marzo 2025 e agosto 2026. Nella busta paga di febbraio sarà corrisposta l’una tantum per gli arretrati da 500 euro lordi. “Al termine di un confronto serrato con i sindacati e le parti datoriali, è stato trovato un accordo che inciderà su oltre 110.000 operatori del settore” ha fatto sapere il ministero dei Trasporti. Matteo Salvini riesce così a chiudere positivamente un fronte molto caldo, in vista delle feste natalizie.
La Filt-Cgil sottolinea che questa volta “grazie all’imponente mobilitazione dell’8 novembre, a differenza degli anni passati, il Ccnl del Tpl è stato rinnovato nel primo anno di scadenza”. Oltre agli aumenti già citati sono previsti un integrativo pari a 40 euro mensili in caso di definizione di accordi aziendali legati al miglioramento della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro oppure, in assenza di accordo, di 20 euro mensili, convertibili in 2 giornate di permesso retributivo.
Le regole del diritto di sciopero
Firmata l’intesa sul contratto, Salvini dalla Brianza riaccende le polveri e si dice pronto a rimettere mano alle “regole sugli scioperi” perché, dice, “da quando si è insediato questo governo siamo arrivati a mille scioperi”.
Immediata la replica della politica e del sindacato. A partire da quella del leader della Cisl, Luigi Sbarra: “Le norme sullo sciopero sono già codificate e condivise: non si possono cancellare con un atto unilaterale da parte di un ministro o di un governo. Una cosa è criticare l’uso rituale e compulsivo, un fatto che danneggia soprattutto il sindacato, ben altra cosa è mettere in discussione la disciplina che ne regola l’esercizio”. E poi: “Si rischia di comprimere un principio intangibile sancito dalla Costituzione e di regalare un assist a chi vorrebbe radicalizzare ulteriormente il clima sociale”.
Le opposizioni non ci stanno e alzano il muro.
“La legge c’è, va applicata, Salvini non si azzardi a toccare un diritto”, commenta Riccardo Ricciardi del M5s. “Salvini eversivo, intervenga Meloni”, dice il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Il casus belli è lo sciopero indetto dai sindacati di base del trasporto per venerdì 13 dicembre. Dopo la precettazione disposta da Salvini, lo stop dei mezzi è previsto dalle 9 alle 13 con fasce di garanzia rispettate; con la possibilità, però, che il sindacato Usb, come annunciato, non rispetti l’ordinanza mantenendo la protesta per le intere 24 ore.
La semi-precettazione sarà infatti rispettata nelle Ferrovie, che prevedono l’astensione dal lavoro nella fascia oraria dalle 9 alle 13. “Il diritto allo sciopero è di tutti, è in Costituzione – si è sfogato Salvini in Brianza durante un sopralluogo a un cantiere sulla superstrada del lago di Como – ma sarà opportuno rivedere la normativa”. “lo porterò sul tavolo della maggioranza” dice.
E ottiene a breve giro l’appoggio del ministro della Pubblica Amministrazione in quota Forza Italia, Paolo Zangrillo, che si dice “d’accordo con Salvini. Occorre bilanciare i diritti”.
La protesta di NCC e Uber
Intanto oggi e domani in 12 città tornano in agitazione anche gli Ncc, ai quali, questa volta si associa la multinazionale americana Uber. Ai noleggiatori d’auto con conducente e alla piattaforma non piacciono i decreti Salvini che, a loro dire, imporrebbero “norme medioevali”.
Nei giorni scorsi a difesa degli interessi di Uber era scesa in campo anche l’amministrazione americana che aveva fatto passi precisi presso il ministero dei Trasporti. E dal Mit una fonte lascia trapelare il “vivo rammarico” per “la scelta della multinazionale Uber”. I decreti “attesi da sei anni”, ribadisce il Mit, hanno l”obiettivo di “contrastare l’abusivismo e le irregolarità nello svolgimento dei servizi di trasporto pubblico non di linea”: obiettivi che “dovrebbero essere una finalità comune”.
