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Si accelera sugli ostaggi, liberi da lunedì: “I militari Usa non entreranno a Gaza”. Hamas rifiuta il disarmo

Last updated: 12/10/2025 6:20
By Redazione 87 Views 6 Min Read
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Dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco e il parziale ritiro dell’Idf, gli israeliani hanno iniziato a spostare i detenuti palestinesi con lunghe condanne da scambiare con i 48 ostaggi, che dovrebbero essere rilasciati da Hamas tra domenica notte e lunedì mattina

La prima fase dell’accordo su Gaza procede senza intoppi ed anzi potrebbe esserci un’accelerazione. Dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco e il parziale ritiro dell’Idf, gli israeliani hanno iniziato a spostare i detenuti palestinesi con lunghe condanne da scambiare con i 48 ostaggi, il cui rilascio inizierà lunedì
mattina. “In base all’accordo firmato, lo scambio di prigionieri inizierà lunedì mattina come concordato e non ci sono nuovi sviluppi al riguardo», ha dichiarato l’alto funzionario di Hamas, Osama Hamdan. In tempo per l’arrivo in Israele di Donald Trump e per la firma ufficiale dell’intesa, in Egitto.

Nel frattempo sono arrivati in Israele i 200 militari Usa che dovranno monitorare la tregua, anche se non verranno schierati nella Striscia, ha chiarito il capo di Centcom. E per gli sfollati che rientrano tra le rovine dell’enclave, 500mila finora, l’Onu ha ricevuto l’autorizzazione a riprendere l’invio di aiuti e i primi camion sono entrati. Uno stop è arrivato invece da Hamas sulla seconda fase del piano. La fazione afferma che un suo disarmo «è fuori discussione».

Le autorità israeliane, a tregua in vigore, hanno radunato in due prigioni i circa 250 «detenuti per la sicurezza», inclusi cioè gli ergastolani, che saranno parte dello scambio. Un gruppo, trasferito nel penitenziario di Ketziot, sarà rilasciato a Gaza attraverso Rafah. Un altro, che andrà in Cisgiordania, si trova nella struttura di Ofer. Nel frattempo anche Hamas sta radunando gli ostaggi, ha fatto sapere Trump.

Secondo una fonte della Cnn, i rapiti israeliani (di cui una ventina ritenuti ancora vivi) dovrebbero essere consegnati in diverse località con una tempistica non ancora definita. Il termine di 72 ore fissato nell’accordo è lunedì a mezzogiorno ma lo scambio potrebbe avvenire diverse ore prima. Nel frattempo a Gaza prosegue il flusso di ritorno dei palestinesi fuggiti dai combattimenti, che rientrano a Gaza City e Khan Younis per verificare le condizioni delle loro case, per lo più distrutte, mentre prosegue la ricerca di corpi tra le macerie.

Secondo la protezione civile gestita da Hamas 150 cadaveri sono stati recuperati nelle ultime ore e mancano all’appello altre 9.500 persone. Il segnale positivo è che l’Onu potrà riprendere a consegnare gli aiuti umanitari: 170.000 tonnellate che sono già state posizionate in Giordania ed Egitto. Nello Stato ebraico c’è un’atmosfera di attesa e sospensione, complice anche lo shabbat, in vista del ritorno a casa dei rapiti.

A Gerusalemme tante famiglie sono accampate davanti alla Knesset e alla residenza di Benjamin Netanyahu. Nella piazza degli ostaggi a Tel Aviv anche l’inviato Usa Steve Witkoff e Jared Kushner. Witkoff in giornata ha visitato una base israeliana a Gaza con Kushner e il capo di Centcom Brad Cooper per fare il punto sulla task force multinazionale che dovrà monitorare la tregua.

L’esercito statunitense avrà il coordinamento della missione a cui parteciperanno probabilmente truppe provenienti da Egitto, Qatar, Turchia ed Emirati Arabi. Ma «questo grande lavoro verrà svolto senza boots on the ground americani», ha chiarito l’ammiraglio Cooper. Una volta concluso lo scambio dei prigionieri, si potrà passare alla seconda fase dell’accordo di pace, che tuttavia sarà molto più complicata da attuare.

Lo ha fatto intendere Hamas a proposito di uno dei punti più controversi del piano, ossia il suo disarmo. «E’ fuori questione, non è negoziabile», ha fatto sapere una fonte anonima del movimento, mentre un suo responsabile, Basem Naim, ha dichiarato in un’intervista che non ci sarà un disarmo completo, ma si punterà a integrare le milizie all’interno di una struttura militare palestinese.

Anche estromettere Hamas dalla Striscia sarà difficile. Secondo quanto emerso da fonti locali, la fazione ha già richiamato settemila membri delle sue forze di sicurezza per riaffermare il controllo sulle aree di Gaza abbandonate dalle truppe israeliane, nominando cinque nuovi governatori. Alcuni dei quali comandavano le brigate del braccio armato.

Fonte La Gazzetta del Sud online di Luca Mirone

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