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Si attende ancora di sapere che fine ha fatto la richiesta di dichiarazione di calamità naturale per gli sfollati di via Redentore e vicolo Scilla, le parole dell’ass.Aiello

Last updated: 07/05/2025 8:31
By Redazione 264 Views 5 Min Read
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Case sgomberate in via Redentore, l’assessore comunale Aiello risponde all’interrogazione di Gambino

Sono passati orami 5 mesi e ancora nulla si sa su quando le 14 famiglie sflollate di via Redentore ai civici 20 e 39 e di vicolo Scilla 29.

Proprietari e degli inquilini costretti a lasciare le proprie case dopo l’ordinanza di sgombero emessa
il 12 dicembre dal sindaco a causa di lesioni.

Gli sfollati hanno dovuto trovare sistemazione altrove, dopo un periodo durante il quale furono ospitati presso B&B a spese del Comune, si ritrovano da metà febbraio a dover pagarsi tutto da soli.

La giunta comunale il 5 marzo scorso ha deliberato la richiesta di dichiarazione dello stato di calamità naturale alla Regione siciliana.

Nel frattempo ai proprietari delle case venivano richiesto di fare redigere a propri tecnici e a proprie spese una valutazione di sicurezza per ogni singolo immobile, attraverso una serie di saggi alle fondazioni degli edifici con annesso pagamento dei diritti e marche da bollo.

Su questo il consigliere comunale Roberto Gambino ha presentato un’ interrogazione consiliare
al sindaco Walter Tesauro alla quale, nell’ultimo Q.T. ha risposto l’assessore alla Protezione civile Oscar Aiello.
L’ass. Aiello, a proposito del presunto ritardo dell’inoltro alla Regione della richiesta per il riconoscimento dello stato di calamità naturale, ha tenuto precisare che “a differenza di eventi calamitosi immediatamente riconoscibili – come terremoti, alluvioni, incendi o eruzioni – nel caso di via Redentore non è stata fin da subito chiara la natura dell’evento. Infatti i fenomeni hanno interessato solo alcuni immobili e non l’intero tessuto urbano, né sono riconducibili ad un evento calamitoso di natura certa. Per questo motivo l’amministrazione comunale ha ritenuto opportuno e necessario avviare un approfondito percorso di analisi e studio, volto a comprendere le reali cause dei movimenti registrati nel sottosuolo. Sono state coinvolte autorevoli istituzioni scientifiche, quali
l’Università di Palermo e l’Università di Catania, oltre Caltaqua, per verificare l’eventuale presenza di infiltrazioni d’acqua nel sottosuolo che potessero avere causato o contribuito al verificarsi dei danni. Solo dopo l’acquisizione di relazioni tecniche e scientifiche è stato possibile presentare una richiesta di dichiarazione di calamità naturale fondata su elementi oggettivi e tecnicamente validi, affinché
la richiesta avanzata fosse seria, documentata e sostenibile”.

L’assessore aggiunge poi che “a seguito di interlocuzioni telefoniche con il Dipartimento regionale della Protezione civile è stato chiesto al Comune di presentare una documentazione integrativa, comprendente una stima dei costi affrontati e da affrontare sia da parte dell’ente che dai proprietari,
e che è in fase di elaborazione. Quanto alla richiesta di somme per diritti tecnici, si tratta di obblighi fiscali previsti dalla normativa vigente. Ad ogni modo tali costi potranno essere inseriti nella stima economica da presentare al Dipartimento regionale”.

Il consigliere Gambino risponde di non si ritenersi per nulla soddisfatto, aggiungendo che oltre ad aver trovato fuori luogo la partecipazione dell’ing. Cocina alla processione delle Vare, richiama all’attenzione dell’amministrazione tutta, assessore compreso, sul fatto che i residenti ancora oggi non possono entrare nelle loro case per effettuare il cambio di stagione, e che quindi, oltre a doversi sobbarcare costi e disagi per produrre documentazioni, bolli e diritti vari e nel mentre pagarsi i nuovi alloggi, sono costretti a dover acquistare nuovo abbigliamento estivo.

La situazione è sicuramente complessa e lontana dal risolversi, si spera che si pressi e solleciti giornalmente la Regione per sapere se e quando verrà riconosciuta la calamità naturale per consentire ai residenti di trovare soluzioni a questa che non rende loro la vita serena.

Ricordiamo che in tutto sono una cinquantina i cittadini coinvolti, dai 10 ai 90 anni, con la presenza anche di un disabile grave.

Ad Maiora

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