Le fiamme gialle nella sede dell’assessorato su mandato della Corte dei conti. Chiesti gli atti del piano per nuovi reparti ospedalieri varato durante la pandemia. Dopo le contestazioni del ministero interviene la Corte dei conti Al vaglio il piano da 308 milioni varato in periodo Covid
La Guardia di finanza, su mandato della procura della Corte dei conti, indaga su un “buco” da 40 milioni di euro per la realizzazione di 39 reparti di terapia intensiva e pronto soccorso finanziati in epoca Covid.
Un aumento dei costi che — come anticipato da Repubblica — è stato contestato dal ministero alla Salute in una nota inviata all’assessorato a fine marzo.
È il nuovo filone dell’inchiesta scattata nel 2022 sul “Piano straordinario per il potenziamento
della rete ospedaliera regionale”, un investimento da 308 milioni di euro che rischia un’altra battuta d’arresto dopo i ritardi accumulati in cinque anni.
Il 9 maggio il nucleo di polizia economico-finanziaria ha scritto al dipartimento Pianificazione strategica dell’assessorato, guidato da Salvatore Iacolino, chiedendo una relazione urgente rilevando incongruenze sul numero dei posti letto previsti e l’aumento esponenziale dei costi e dei contenziosi legali.
La sezione di controllo ha invece chiesto una relazione a 360 gradi su tutti i fronti, dalle liste d’attesa alla mobilità sanitaria. Si riaccende così il braccio di ferro con Schifani.
«Gli atti di programmazione della Sanità regionale — si legge — prevedono la realizzazione di 253 posti di terapia intensiva in aggiunta ai 418 preesistenti (per un totale di 671) e di 318 posti di terapia subintensiva. Tale programmazione — contestano gli investigatori — sembra discostarsi dalla programmazione nazionale che richiedeva un fabbisogno aggiuntivo di 301 posti letto di terapia intensiva (per raggiungere il numero minimo di 719) e di 350 posti di terapia subintensiva»
E non solo: la Regione avrebbe previsto meno posti letto, ma avrebbe anche fatto lievitare il finanziamento.
Un aumento sul quale ha acceso i fari il ministero alla Salute. La Guardia di finanza — citando l’articolo di Repubblica — chiede di acquisire la nota in cui l’assessora Daniela Faraoni ordina a Iacolino «una puntuale e dettagliata relazione che individui le soluzioni operative al fine di scongiurare il mancato raggiungimento del target».
I finanzieri vogliono le relazioni dettagliate di tutti i progetti, la lista degli interventi soppressi e delle spese già sostenute, il monitoraggio delle apparecchiature acquistate.
La Finanza vuole sapere se la Regione ha recuperato gli incentivi percepiti dai professionisti dell’ex struttura commissariale poi smantellata.
Dalle indagini è emerso infatti che l’ex soggetto attuatore del Piano, l’ingegnere Tuccio D’Urso, si è autoliquidato 139 mila euro in qualità di Rup (responsabile unico dei procedimenti) sebbene il suo incarico fosse a titolo gratuito. Compensi superiori ai limiti di legge, per un totale di 269 mila euro, sono stati inoltre liquidati da D’Urso ai sei componenti della struttura, fra cui 39 mila euro a Mario Parlavecchio (confermato
da Iacolino a capo della struttura che si occupa della rendicontazione e del monitoraggio).
Infine si chiede lo stato dei contenziosi aperti con le ditte per gli interventi realizzati e non pagati.
Ma i numeri non tornano anche su altri fronti. La Corte dei conti sta passando ai raggi X tutta la Sanità regionale che vale oltre il 70% del bilancio della Regione.
Stavolta a voler vederci chiaro è la sezione di controllo che — in una nota inviata il 13 maggio agli assessorati Salute ed Economia sul giudizio di parifica del Rendiconto 2022-2023 — solleva una serie di criticità.
Dal «drastico peggioramento» degli obiettivi nel campo della prevenzione alla «inappropriatezza organizzativa nell’offerta dei servizi».
I giudici contabili chiedono un quadro completo sul piano di rientro dal disavanzo, lo stato delle liste d’attesa azienda per azienda, il cronoprogramma degli investimenti del Pnrr e degli altri fondi, la digitalizzazione, la mobilità sanitaria, i ritardi nella chiusura dei bilanci delle aziende sanitarie, gli acquisti di beni e servizi, i farmaci scaduti nei magazzini, i ritardi nel trasferimento delle somme ad Asp e ospedali che generano costi in più dovuti ai contenziosi con le ditte creditrici.
Un atto d’accusa in 11 pagine che riaccende lo scontro tra Corte dei conti e Regione. Due settimane fa, la sezione di controllo aveva infatti formulato contestazioni sui nuovi concorsi nella Forestale, denunciando un errore di calcolo.
A marzo, era andato in scena un duro botta e risposta tra il presidente della sezione di controllo Salvatore Pilato e il governatore Renato Schifani sui ritardi e gli sprechi per la realizzazione dei nuovi reparti.
Una contrapposizione che ha portato Schifani ad annunciare di voler attuare la parte dello statuto siciliano che dà la possibilità alla Regione di designare i giudici contabili.
La tensione, insomma, resta altissima. E arriva fino al Parlamento regionale, dove la deputata di M5s Roberta Schillaci torna a chiedere a Schifani una seduta d’aula: «Su questo ulteriore buco da 40 milioni di euro e gli altri scandali della sanità — dice — vogliamo risposte chiare».
Da laRepubblicaPalermo
