L’ex assessore al Turismo di FdI dietro la rete politico-imprenditoriale dell’inchiesta che coinvolge
Galvagno e Amata
Ora che la procura di Palermo ha depositato tutte le intercettazioni (le prime risalgono al 2023), nel fascicolo che riguarda l’assessora Elvira Amata è possibile dare un’identità ad alcuni dei nomi omissati che compaiono nell’informativa finale della Guardia di finanza sul presidente dell’Ars Gaetano Galvagno. È possibile svelare soprattutto il nome di un esponente politico, che non risulta indagato (per questo è stato omissato dai pm nelle ultime carte, come impone la recente riforma del ministro Nordio), ma è un nome che compare spesso già nei primi dialoghi (con le stesse persone) come il gran regista di richieste di finanziamento al presidente Galvagno, come il grande tessitore delle relazioni che contano fra politica e imprenditoria.
“Uomo 6” è l’ex assessore regionale al Turismo Manlio Messina, anche lui di Fratelli d’Italia.
Il suo nome fa capolino nei giorni convulsi dello scandalo di Cannes: «Finisce nei guai prima Manlio
Messina e tutta la sua banda», sussurrava Franco Ricci, il compagno di Sabrina De Capitani, all’epoca
pure lei impegnata nella mostra milionaria finita al centro del caso.
La futura portavoce di Galvagno si vantava di avere scoperto Messina e di averlo «portato sulle reti Mediaset, l’ho fatto diventare famoso».
Su Cannes gli investigatori del nucleo di polizia economico finanziaria continuano a indagare, ma
da alcune note spese sono già emerse delle vistose stranezze.
Innanzitutto, tre voli aerei dell’ex assessore Messina (Catania-Nizza, Nizza-Parigi e Parigi-Catania) a fine maggio 2022, periodo in cui, scrivono i finanzieri, non c’erano state attività istituzionali legate al Festival.
Poi è spuntata una ricevuta da 12 mila euro per un appartamento occupato venti giorni dal “Messina
team”, così scrissero.
Di quel periodo all’assessorato, un consulente diceva: «Manlio teneva le porte aperte, parlava con tutti».
Un gran bene di Messina diceva anche l’imprenditrice Marcella Cannariato, pure lei oggi indagata
per corruzione per aver drenato un fiume di finanziamenti in cambio di favori: «Io parlavo direttamente con Musumeci (l’ex presidente della Regione – ndr) – spiegava a Sabrina De Capitani – e poi Musumeci mi mandava da Manlio».
Nelle intercettazioni, Messina appare come il terminale di tante richieste.
E lui si prodigava: ad esempio, per il pittore Omar Hassan, che gli fu presentato da Sabrina De
Capitani, e riuscì a far organizzare una mostra alla Fondazione Federico II, all’epoca diretta da Patrizia Monterosso.
Messina avrebbe anche promesso di accompagnare l’artista italo-egiziano ad un incontro con Alessandro Giuli, all’epoca alla guida del Maxxi, oggi ministro della Cultura. Per un’altra mostra.
Fu ancora Manlio Messina a presentare Marianna Amato a Gaetano Galvagno.
E tanto fu autorevole la presentazione che da allora la donna iniziò a fare parte del “cerchio magico”: a ogni evento che veniva finanziato a Cannariato bisognava dare incarichi organizzativi a De Capitani e Amato. E quando lady Dragotto protestò per la presenza di Marianna Amato, Galvagno
sbottò: «È di uomo 6, non la può fare fuori, perché i soldi glieli sto dando ».
In un’altra occasione, De Capitani spiegava: «Gaetano ha un’ammirazione per Manlio, poi sono un
gruppo, lo sai come sono fatti».
Il 21 febbraio 2024, la Finanza intercetta Manuela Morandi(«un’amica di Manlio Messina», scrive la
Finanza) mentre ringrazia il segretario di Galvagno, Cinquemani, «per il patrocinio che riceverà e
per il quale Messina si era interessato in prima persona».
Otto giorni dopo la Finanza cita nuovamente Manlio Messina perché insieme al collega deputato Francesco Ciancitto ha incontrato il sindaco di Biancavilla Antonio Bonanno: «I deputati hanno contattato l’assessora Amata per avere informazioni circa i finanziamenti riguardanti gli impianti sportivi».
In altre intercettazioni, è il segretario di Galvagno, Cinquemani, a parlare dell’istruttoria di finanziamenti presentati da Manlio Messina.
Una volta, fu il suocero dell’ex assessore, Vito Di Mauro, sindaco di Aci Bonaccorsi, a chiamare il segretario dell’assessora al Turismo: il primo cittadino chiese a Pippo Martino notizie di un finanziamento, Cinquemani disse che la pratica «non gli era stata passata da Manlio». Martino mise tutto a posto: «Mandami subito la richiesta per Whatsapp».
E poi dicono che la burocrazia sia lenta in Sicilia. Per gli amici, no davvero.
Da laRepubblicaPalermo di Salvo Palazzolo

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