Sono una decina le persone rimaste uccise in una sparatoria avvenuta presso il centro di formazione per adulti Campus Risbergska di Örebro, a 200 km a ovest di Stoccolma, in Svezia. L’allarme è scattato intorno alle 12.30 di oggi, martedì 4 febbraio. Secondo una prima e sommaria ricostruzione una persona è entrata nel campus iniziando a sparare con un’arma automatica.
Örebro, spari in una scuola: “10 morti”. Cosa sappiamo
La polizia ha detto in conferenza stampa che le vittime accertate sono “circa 10”. Tra queste c’è l’autore dell’attacco, di cui al momento non sono state rese note le generalità. Si tratta di un uomo di circa 35 anni, senza precedenti di polizia, che ha agito da solo. Dietro il gesto non ci sarebbe alcun “movente terroristico” ha dichiarato alla stampa Roberto Eid Forest, capo del distretto di polizia di Örebro.
Åsa Svennebäck, responsabile della comunicazione medica e sanitaria nella regione di Örebro, ha detto che sei persone, tutte adulte, sono state trasportate al pronto soccorso dell’ospedale universitario di Örebro. Cinque di loro sono state raggiunte da colpi da arma da fuoco, ha precisato Svennebäck.
La scuola si trova nel quartiere Rosta, nella parte occidentale di Örebro. In passato era un liceo, ma oggi ospita anche corsi per adulti e lezioni di svedese per immigrati. In totale è frequentata da 2.000 studenti. Sul posto sono intervenuti i servizi di soccorso, tra cui anche un elicottero. Emergono intanto le prime testimonianze. Andreas Sundling, un 28enne, ha raccontato di aver “sentito dei botti” e “visto molto sangue”
Il primo ministro svedese: “Un giorno doloroso”
“È con tristezza che ho ricevuto la notizia del terribile atto di violenza avvenuto a Örebro” ha detto il primo ministro svedese, Ulf Kristersson. “I miei pensieri vanno a coloro che sono stati colpiti e ai loro familiari. È un giorno molto doloroso per tutta la Svezia”.
“I miei pensieri – ha aggiunto Kristersson – vanno anche a tutti coloro la cui normale giornata scolastica è stata sostituita dal terrore. Essere confinati in classe, preoccupandosi per la propria vita, è un incubo che nessuno dovrebbe vivere. Il governo è in stretto contatto con la polizia e monitora attentamente gli sviluppi”.
