Anche nel 2024 Catania si conferma la città italiana dove il conferimento dell’immondizia pesa di più sulle tasche dei cittadini: la media etnea e 594 euro. Contro i 390 euro della media regionale.
Dopo Catania, il capoluogo più caro e Trapani (453 euro), segue Agrigento (428 euro). Sono i dati messi insieme dall’osservatorio Prezzi& tariffe di Cittadinanzattiva, che ha appena presentato il rapporto annuale sui rifiuti urbani in Italia nell’anno che sta per terminare.
I dati sono aggiornati a questo mese.
Figlio, intanto, di un fattore: per legge, il costo del servizio rifiuti di un Comune deve essere interamente a carico della cittadinanza.
Significa, cioè, che quello che si paga per raccolta e conferimento in discarica viene ripartito sulle spalle della cittadinanza, che paga o non paga, ma quello e un altro discorso.
Va da se che più costa il servizio più costa la Tari. Il cui aumento, finora, sembra essere stato impossibile da fermare.
Tra aumento del costo del conferimento in discarica, impennata del prezzo dell’energia e di quello dei trasporti.
Dice il rapporto Cittadinanzattiva che, se nel 2022, l’Italia ha raggiunto l’obiettivo medio nazionale del 65 per cento di raccolta differenziata (65,2 per cento, per essere precisi), ancora nel 2024 in venti capoluoghi di provincia del Paese i tassi di raccolta differenziata sono ancora al di sotto del 50 per cento.
“Tra questi – si legge – spiccano Palermo, con percentuale di raccolta differenziata al 15,6%, Crotone al 21,4%, Catania al 22% e Foggia al 26%”.
Resta un fatto: i due obiettivi, 65 su scala nazionale e 50 provinciale, avrebbero dovuto essere raggiunti rispettivamente entro il 2012 ed entro il 2009.
Il Sud Italia in generale e la Sicilia in particolare restano, quindi, il fanalino di coda della nazione.
Nell’Isola, la media regionale di differenziata si attesta al 51,5 per cento, “con notevoli disparità tra i capoluoghi”.
Perchè oltre a Palermo e Catania, di cui s’è detto, c’è anche Ragusa dove la differenziata si attesta sul 70,6 per cento.
Anche la Tari ragusana, però, resta cara: 389 euro l’anno (in media), con un calo del 2,5% rispetto al 2023. Scende anche la Tari di Siracusa (meno 3,6%, costo medio annuo di 398 euro), e quella di Enna (meno 1,4 per cento, costo medio annuo di soli 266 euro).
Il calo più sostanzioso riguarda pero Messina, dove la Tari tra il 2023 e il 2024 e scesa, dice il report, del 29,8 per cento, passando da 453 a 318 euro.
Catania resta salatissima, ma non cresce.
I costi salgono invece ad Agrigento (più 0,4%, 428 euro l’anno), a Trapani (più 6%, 453 euro), a Palermo (più 6,7, 335 euro) e, soprattutto, a Caltanissetta.
Nel capoluogo nisseno, dice la rilevazione di Cittadinanzattiva, si passa da 267 euro nel 2023 a 331 euro nel 2024, con un aumento percentile di oltre 24 punti.
Il dato positivo che riguarda l’Isola ha a che fare, però, con le percentuali globali di raccolta differenziata. Nonostante numeri bassi, quantomeno in senso assoluto, la quantità di differenziata che si fa nei capoluoghi e aumentata ovunque, con la sola eccezione di Agrigento (dove, pero, si attesta comunque su un altissimo 68,4 per cento).
Si abbassa anche la quantità di rifiuti prodotti pro-capite.
Con l’eccezione di Catania, in cui ogni cittadino genera, in media, 737,5 tonnellate di immondizia in un anno. Per dare un metro di paragone: un cittadino di Enna ne produce, invece, 414,2.