Una quota di assunzioni di nuovi medici in Sicilia va riservata agli obiettori di coscienza
A prevederlo è un disegno di legge in discussione all’Ars, in un’Isola fanalino di coda in materia:
in quasi un ospedale su due non è possibile praticare l’interruzione volontaria di gravidanza.
Nello specifico, a garantire il servizio è il 54,4% delle strutture (nel resto d’Italia la media supera il 63
per cento con 9 regioni in cui la percentuale va oltre i 70 punti), ma complessivamente i ginecologi
obiettori nell’Isola sono l’81,6%, gli anestesisti il 73,1% e il personale non medico l’86,1%.
Per invertire la rotta, ecco la norma per istituire le aree dedicate all’interruzione di gravidanza e una
quota, variabile a seconda delle carenze nelle piante organiche, di personale medico e paramedico
non obiettore di coscienza.
A proporre il provvedimento è stato il dem Dario Safina, che si appella agli inquilini di Sala d’Ercole per arrivare alla fumata bianca. «In Sicilia — osserva nel suo intervento in aula — i diritti sanciti dalla legge 194 sono negati. In provincia di Messina non c’è più un medico che pratica l’interruzione di gravidanza, in provincia di Trapani uno soltanto.
Fuori da qualunque forma di giudizio morale su una donna, lo Stato ha il dovere di starle accanto nel momento più difficile della sua vita. Il punto — ha aggiunto rivolgendosi ai deputati — non è essere pro o contro, ma garantire un diritto».
Il voto per la norma potrebbe arrivare la prossima settimana, quando nel frattempo la commissione
Bilancio sarà chiamata a esaminare un’altra proposta normativa, questa volta prettamente politica,
che guarda ai diritti delle donne e punta a garantire l’alternanza di genere al 40 per cento nelle
giunte comunali. Il testo, allo stato attuale, prevede l’entrata in vigore della legge entro 90 giorni
dalla pubblicazione nei Comuni superiori ai 15 mila abitanti.
Un effetto che sarebbe un vero e proprio terremoto politico, con almeno duecento assessori uomini
letteralmente messi alla porta delle giunte comunali per lasciare il posto alle colleghe donne. Difficile, insomma, che il testo possa ottenere il disco verde in questa chiave.
La mediazione a cui si lavora tra i corridoi di Palazzo dei Normanni punta a una norma che entri
in vigore dalle prossime elezioni amministrative.
Il rischio, in caso contrario, potrebbe essere la fumata nera in aula.
Da laRepubblicaPalermo
