“Poteva diventare la terza guerra mondiale, ma non siamo a quel punto. I soldati russi muoiono più di quelli ucraini”
Donald Trump non si pente. Invitare Vladimir Putin in Alaska non è stato un errore, assicura. Anche se adesso ammette di essere “molto deluso”. Alla domanda se, con il senno di poi, rifarebbe tutto, la risposta è stata secca: “no”. In conferenza stampa accanto al premier britannico Keir Starmer, il presidente americano ha ribadito che il Cremlino finirà per piegarsi solo davanti al prezzo del greggio: “Se il prezzo del petrolio scende, Putin dovrà mollare, non avrà scelta. dovrà abbandonare la guerra”.
Il concetto lo ripete più volte, puntando il dito anche contro gli alleati europei: troppa dipendenza dall’energia russa, troppo denaro che continua a finanziare Mosca. Poi torna sulla questione personale: “Beh, mi ha deluso. Sta uccidendo molte persone e ne sta perdendo più di quante ne stia uccidendo, francamente i soldati russi vengono uccisi a un ritmo più alto dei soldati ucraini“.
Trump insiste sul “se fossi stato io” che accompagna da mesi la sua narrativa: “Il conflitto non sarebbe mai scoppiato se io fossi stato presidente”. Numeri apocalittici quelli che snocciola: “Sono milioni le persone che sono morte in quella guerra, milioni di anime, e non sono soldati americani. I soldati vengono uccisi a livelli che nessuno ha visto dalla Seconda Guerra Mondiale. Sento di avere l’obbligo di risolvere la situazione per questo motivo”.
Parla di “una guerra che poteva diventare una terza guerra mondiale… e sarebbe stata una vergogna”. Adesso, dice, la linea rossa non è stata superata: “Sarebbe potuta diventare una guerra mondiale, ma non credo che siamo a quel punto”.
Intanto da Mosca arrivano numeri opposti. Putin parla di “oltre 700mila” soldati russi schierati al fronte, mentre il capo di Stato maggiore Gerasimov rivendica progressi “in tutti i settori” e combattimenti durissimi a Krasnoarmeysk, dove gli ucraini “stanno tentando invano di fermare l’offensiva russa”.
Fonte Agenzia Dire www.dire.it
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