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Trump rilancia la guerra dei dazi, ultimatum globale: “O con noi o con la Cina”

Last updated: 17/04/2025 6:11
By Redazione 147 Views 5 Min Read
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«O con noi o con la Cina», subendo in questo caso i dazi americani: è l’ultimo aut aut di Donald Trump al mondo e la premier Giorgia Meloni potrebbe essere il primo leader straniero a dover dare una risposta al tycoon, nel bilaterale di giovedì alla Casa Bianca

«O con noi o con la Cina», subendo in questo caso i dazi americani: è l’ultimo aut aut di Donald Trump al mondo e la premier Giorgia Meloni potrebbe essere il primo leader straniero a dover dare una risposta al tycoon, nel bilaterale di giovedì alla Casa Bianca.

Nel frattempo arriva la gelata del taglio delle stime di crescita mondiali a causa dell’escalation della guerra commerciale scatenata da The Donald. Secondo Fitch, l’economia globale aumenterà quest’anno meno del 2%, ovvero 0,4 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni precedenti. La crescita di Stati Uniti e Cina è stata tagliata di 0,5 punti a +1,2% per gli Usa e a meno del 4% per la Cina, nonostante un primo trimestre sprint del 5,4%, oltre le attese. L’area euro invece crescerà meno dell’1%.

«Il giorno della liberazione americana», quando Donald Trump ha annunciato i dazi, sottolinea Fitch, si è rivelato «ben peggiore delle attese. Anche se le tariffe sono state poi sospese e sostituite da dazi quasi universali del 10% per 90 giorni, lo shock ha causato una serie di misure di ritorsione fra la Cina e gli Stati Uniti», afferma l’agenzia di rating Usa, sottolineando che «è difficile prevedere con fiducia la politica commerciale americana».

«L’escalation dei dazi colpirà i flussi commerciali fra gli Usa e la Cina» e si sentirà sull’inflazione americana, che salirà al 4%. «L’incertezza sta colpendo le prospettive di investimento delle famiglie e il calo dei titoli azionari sta riducendo la ricchezza delle famiglie», mette in evidenza Fitch.

Fosche anche le previsioni del Wto, che ha tagliato le stime sul commercio mondiale: nel 2025 gli scambi caleranno fra lo 0,2% e l’1,5%.

Ma Trump mantiene la linea dura, nonostante la forte opposizione interna, compresa la causa annunciata dal governatore dem della California Gavin Newsom contro la sua crociata tariffaria: «Con i dazi stiamo incassando centinaia di miliardi di dollari dopo molti decenni in cui siamo stati derubati», ha detto il tycoon in un’intervista a Fox Noticias.

Quindi ha lanciato la sua minaccia, aggiungendo che potrebbe costringere i paesi a scegliere tra gli Stati Uniti e la Cina, come ha già fatto Panama, rinunciando a rinnovare la propria adesione alla Nuova Via della Seta cinese. Un passo fatto anche dall’Italia, che però ha rilanciato il partenariato strategico con Pechino.

La minaccia del tycoon trova conferma nelle rivelazioni del Wall Street Journal, secondo cui ora gli Usa vogliono usare i negoziati sui dazi per isolare la Cina, che resta il principale obiettivo della guerra commerciale. Ideatore e regista dell’operazione il segretario al Tesoro Scott Bessent.

L’idea è ottenere impegni da parte dei partner commerciali americani per strangolare l’economia cinese, in cambio della riduzione delle barriere commerciali e tariffarie imposte dalla Casa Bianca. I funzionari statunitensi intendono negoziare con oltre 70 paesi per chiedere loro di impedire a Pechino di spedire merci attraverso i loro territori, evitare che le aziende cinesi vi si insedino per eludere i dazi Usa, e non accogliere beni industriali cinesi a basso costo nelle loro economie.

Queste misure mirano a colpire un’economia cinese già fragile e costringere il Dragone a sedersi al tavolo delle trattative con meno potere contrattuale, in vista di possibili colloqui tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping. Le richieste specifiche varieranno da paese a paese, in base al loro livello di coinvolgimento con l’economia cinese.

La strategia Usa prevede anche il taglio dei legami economici tra Cina e Usa tramite i dazi e, potenzialmente, l’esclusione delle azioni cinesi dalle borse americane, come ventilato dallo stesso Bessent in una recente intervista a Fox Business.

Intanto le poste di Hong Kong hanno annunciato che interromperanno tutte le spedizioni di merci dirette negli Stati Uniti in risposta agli aumenti tariffari «intimidatori» di Trump, mentre Xi prosegue il suo viaggio in Asia invitando a rafforzare l’area di libero scambio Cina-Asean.

Dal Dragone arrivano i primi timidi ma condizionati segnali di apertura alle trattative con gli Usa. «Se gli Stati Uniti vogliono davvero risolvere la questione con il dialogo e i negoziati, allora dovrebbero smettere di esercitare pressioni estreme, di minacciare e ricattare, iniziando a parlare con la Cina su basi di uguaglianza, rispetto e reciproco vantaggio», ha avvisato il ministero degli Esteri.

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