Un quarto dei ricoveri non avviene più negli ospedali pubblici e il dato è in crescita. Le risorse destinate alla sanità sono tra le più basse d’Europa
Sempre più privato convenzionato per i ricoveri necessari a un intervento chirurgico.
Sono ormai oltre uno su tre e in crescita, secondo quanto evidenzia il Cnel (Consiglio
nazionale dell’economia e del lavoro) nella Relazione 2024 sui servizi pubblici.
L’Italia è il secondo Paese europeo, dopo l’Olanda, con il minor ricorso all’ospedalizzazione.
Tuttavia, un quarto dei ricoveri avviene in strutture private accreditate e le degenze medie sono le più lunghe in Europa, dovute alla selezione dei pazienti più gravi per il ricovero e all’elevata età
media della popolazione.
Secondo l’indagine compita dal Cnel, nell’ultimo quinquennio è cresciuto il ricorso alle strutture
private accreditate per ricoveri chirurgici nell’ordine del 2,3%.
In particolare, un quarto delle ospedalizzazioni (27,1%) avviene in strutture private accreditate e circa il 35% di tutti i ricoveri chirurgici viene effettuato in strutture private.
Il rapporto segnala anche che nell’ultimo decennio (2022-2012) si sono ridotti i ricoveri ordinari in acuzie del -20,9%; seguono quelli diurni in acuzie, con una riduzione del -37,5%, mentre quelli in riabilitazione ordinaria si sono ridotti del -16,0% rispetto al 2012 e quelli diurni del -47,0%.
Infine, i ricoveri in lungodegenza si sono ridotti del -36,5%. Nel 2022, la degenza media ordinaria in acuzie era pari a 7,2 giornate, in aumento (+0,5 giorni rispetto al 2012); quella in riabilitazione era pari a 26,4 giornate (+0,2 giorni rispetto al 2012) e quella in lungodegenza a 24,8 giornate (-3,9 giorni).
Per quanto concerne gli accessi diurni medi, quelli in acuzie risultavano pari a 2,7 (in riduzione di -0,1 giorni rispetto al 2012); in riabilitazione erano pari a 16,7 (+3,7 giorni).
A livello regionale la degenza media dei ricoveri ordinari in acuzie, standardizzata per età, varia da Nord a Sud, fra il valore massimo della Valle d’Aosta (8,4 giorni) e quello minimo della Provincia autonoma di Bolzano (6,4 giorni).
Riguardo la spesa pubblica in Italia per la Sanità, questa è al 75,6% e con 122,1 miliardi, in aumento nominale ma in calo e se si considera l’inflazione, è «ancora tra le più basse d’Europa». La spesa privata dei cittadini, inoltre, continua a crescere per toccare nel 2022 i 40,2 miliardi (+5%).
Nel 2023 è aumentata la quota di coloro che hanno rinunciato alle cure con 4,5 milioni di persone che per ragioni economiche, organizzative o per la lunghezza delle liste di attesa hanno dovuto rinunciare a visite mediche e accertamenti sanitari.
È sempre più complicato anche il rapporto con i medici di famiglia, il cui numero è ormai sceso
sotto le 40mila unità.
Quasi la metà di questi hanno oltre 1.500 assistiti, superando quindi il tetto massimo previsto dalla normativa.
E la situazione rischia di peggiorare a breve dato che il 77% dei medici di medicina generale, secondo i dati diffusi dal Cnel con la Relazione sui servizi pubblici, hanno già compiuto i 54 anni.
