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Caltanissetta 401 > News > Cronaca > Vietnam centro destra la riforma dei consorzi bocciata con voto segreto
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Vietnam centro destra la riforma dei consorzi bocciata con voto segreto

Last updated: 24/07/2025 5:59
By Redazione 89 Views 6 Min Read
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Il provvedimento in gestazione da due anni affossato mentre fuori i sindacati manifestavano
per l’approvazione

Almeno dieci franchi tiratori. E metà del gruppo di Forza Italia non vota.

Così la maggioranza di Renato Schifani va a schiantarsi contro la riforma dei Consorzi di bonifica. Un segnale evidente delle tensioni, molto forti, tra gli alleati del centrodestra e tra questi e il governatore.

E oggi potrebbe essere di nuovo caos: in commissione Salute è in arrivo la bozza della nuova rete ospedaliera che ha già fatto innervosire molti deputati.

Di sicuro, ieri il governo ha subito uno stop molto grave.

Quella dei Consorzi di bonifica era stata annunciata come una delle riformechiave dell’esecutivo ed era molto attesa dai sindacati che hanno organizzato un presidio ieri in Piazza del Parlamento.

Dopo l’esito, i segretari di Flai Cgil, Fai Cisl e Filbi Uil Tonino Russo, Adolfo Scotti ed Enzo Savarino hanno parlato di voto «vergognoso. Il governo e la maggioranza hanno mostrato il loro vero volto».

Secondo la Coldiretti Sicilia, invece, «l’acqua per gli agricoltori non è un problema dei deputati regionali».

Il testo, a cui si è lavorato per circa due anni, è stato affondato dal voto segreto. Una sconfessione
del governo regionale che pochi secondi prima aveva difeso, attraverso l’assessore all’Agricoltura
Salvatore Barbagallo, un articolo fondamentale del ddl.

Si tratta della norma che disciplinava la liquidazione degli undici vecchi consorzi di bonifica e dei due successivamente creati dal governo Crocetta.

Al loro posto, dovevano sorgere quattro nuovi enti di area più vasta: era il cuore della riforma.

Ma la richiesta del voto segreto, avanzata da Pd e M5S, ha centrato il proprio obiettivo grazie ai
franchi tiratori della maggioranza.

Deputati forse scontenti dell’azione del governo sul piano delle variazioni di bilancio dove sono
state stoppate le proposte “territoriali”, ma anche su quello della rete ospedaliera che oggi arriverà in
commissione Salute e che ha già creato diversi malumori nel centrodestra.

A caldo la Lega all’Ars ha chiesto a Schifani un chiarimento tra i partiti: «Quello che è successo
non può essere sottovalutato», ha tuonato il Carroccio siciliano.

Sono stati almeno dieci, infatti, i deputati di centrodestra che, risultando tra i votanti, hanno partecipato alla soppressione della riforma.

Gli esponenti dell’opposizione al voto erano solo 21, mentre i voti per la bocciatura del testo sono
stati, alla fine, 31.

Oltre ai deputati di maggioranza che hanno votato contro, spiccano le assenze.

Anzi, nel caso della deputata di Fi Margherita La Rocca Ruvolo è una vera e propria astensione.

Risultano tra i “non votanti”, invece, altri due esponenti di Forza Italia presenti in Aula, cioè Riccardo
Gennuso e Bernadette Grasso, oltre a Gianfranco Micciché di Grande Sicilia, attualmente nel Misto,
anche lui a Sala d’Ercole.

Risulta assente anche il capogruppo di Fi, Stefano Pellegrino che era certamente a Palazzo dei Normanni.

Così va a gambe all’aria l’annunciata riforma dei Consorzi e con essa le norme relative alle stabilizzazioni e agli stipendi del personale.

«Abbiamo bocciato una norma-truffa – ha commentato il capogruppo del M5S, Antonio De Luca
– e ora non si cerchi di imputare alle opposizioni il fallimento di una legge partorita nel peggiore dei
modi dopo decenni di attesa. Non si può ricattare il Parlamento – ha aggiunto – sulla pelle dei lavoratori. Non si cerchi di far scontare a questi le enormi colpe dell’esecutivo, negandogli quella stabilizzazione che questa legge non avrebbe certamente permesso». Il M5S ha annunciato un emendamento “riparatore”, nella prossima manovrina.

Stessa posizione del Pd che ha rimarcato come siano venuti meno i numeri della maggioranza.
Il rischio soppressione era stato sottolineato dallo stesso presidente dell’Ars Gaetano Galvagno,
regolarmente al suo posto a presiedere la seduta: «Bocciando questo articolo, si boccia tutta la norma», aveva avvisato.

E un pezzo di maggioranza ha risposto proprio in quella direzione: facendo saltare una delle riforme più importanti del governo Schifani e lanciando così un segnale chiarissimo al presidente.

Da laRepubblicaPalermo di A.S.

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