Caltanissetta 401
  • Home
  • Cronaca
    • Cronaca Internazionale
  • Politica locale
    • Politica
  • Rassegna stampa
    • Economia e Finanza
    • Riflessioni
    • Riceviamo e pubblichiamo
  • Cultura ed Eventi
    • Concorsi
    • Scuola
    • Tecnologia
  • Sport
  • Altro
    • Dalla provincia e dintorni
    • Ricette tipiche
    • Salute & Benessere
    • Meteo
Reading: Zelensky “dittatore”? Nel 2019 per Trump era un leader fantastico
  • Seguici
Font ResizerAa
Caltanissetta 401Caltanissetta 401
Cerca
  • Home
  • Chi siamo
  • News
    • Cronaca
    • Politica locale
    • Cultura ed Eventi
    • Sport
    • Rassegna stampa
    • Salute & Benessere
    • Riceviamo e pubblichiamo
    • Dalla provincia e dintorni
Follow US
© Caltanissetta401 | Realizzato da Creative Agency
Caltanissetta 401 > News > Cronaca > Cronaca Internazionale > Zelensky “dittatore”? Nel 2019 per Trump era un leader fantastico
Cronaca InternazionalePoliticaRassegna stampa

Zelensky “dittatore”? Nel 2019 per Trump era un leader fantastico

Last updated: 21/02/2025 15:40
By Redazione 169 Views 4 Min Read
Share
SHARE

Trump prima lodava Zelensky, ora lo accusa: la telefonata del 2019 lo smentisce, ma la memoria corta della politica riscrive la storia

Contents
La telefonata che smentisce TrumpDallo scandalo al capro espiatorio

Donald Trump ha un talento singolare per riscrivere la storia, soprattutto quando si tratta di Zelensky e dell’Ucraina. Oggi lo definisce un “dittatore non eletto” e un “comico mediocre”. Peccato che la trascrizione della telefonata del 25 luglio 2019 con il presidente ucraino racconti una storia diversa. Allora, Trump si congratulava con Zelensky per la vittoria elettorale con parole calorose: “Avete fatto un lavoro fantastico. Avete un seguito incredibile”.

La telefonata che smentisce Trump

Nella stessa telefonata, Trump lodava gli sforzi di Zelensky: “Farete molte cose per l’Ucraina. Sarete una grande presidente”. Poi, con una transizione quasi naturale, introduceva la questione Biden: “Mi piacerebbe che ci faceste un favore perché il nostro Paese ha attraversato molto e l’Ucraina sa molto al riguardo”. Seguiva la richiesta esplicita: “C’è molto da dire su Biden e suo figlio, e molti vogliono sapere cosa è successo. Qualsiasi cosa possiate fare con il procuratore generale sarebbe grandioso”.

Ma Trump si smentisce da solo. E gli altri dimenticano, con una rapidità quasi sospetta, che fu proprio l’Ucraina a trascinarlo in uno dei più gravi scandali della sua presidenza. Quella telefonata, oggi pubblicamente disponibile, non era solo un atto di cortesia diplomatica. Era l’inizio di un’operazione di pressione politica che avrebbe portato all’impeachment dell’allora presidente Usa. Trump, nella chiamata, non si limitò a lodare Zelensky. Chiese, con un tono più da affarista che da capo di Stato, di aprire un’indagine su Hunter Biden, il figlio di Joe Biden, per screditare il suo futuro rivale alle presidenziali del 2020.

Dallo scandalo al capro espiatorio

La cronaca dello scandalo Trump-Ucraina, ben documentata, racconta di pressioni politiche mascherate da strategia diplomatica. Trump bloccò 391 milioni di dollari di aiuti militari destinati all’Ucraina. Il sospetto viene da sé: gli aiuti sarebbero arrivati se Kiev avesse avviato un’indagine utile alla sua campagna elettorale. Il tutto confermato da testimoni chiave come l’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, che nel suo libro parlò esplicitamente di uno scambio di favori. Il Congresso aprì un’indagine e nel dicembre 2019 la Camera dei rappresentanti votò per l’impeachment di Trump, accusandolo di abuso di potere e ostruzione al Congresso. Il Senato, dominato dai repubblicani, lo assolse nel febbraio 2020.

Eppure, oggi Trump ribalta il copione. Da alleato in cerca di favori, Zelensky diventa un bersaglio. Un “dittatore non eletto”, dice, senza neppure notare l’ironia della sua affermazione. Zelensky fu eletto nel 2019 con il 73% dei voti, mentre Trump, nel 2020, uscì sconfitto con sette milioni di voti di scarto e un assalto al Congresso che ha scritto una delle pagine più buie della democrazia americana.

Il revisionismo trumpiano si nutre della memoria corta di molti. Perché se Zelensky oggi è diventato un bersaglio della destra americana, lo è non per il suo passato di attore, ma per il presente di presidente di un Paese che resiste a Mosca. Trump e il suo entourage, sempre più inclini a un avvicinamento alla Russia, usano il leader ucraino come simbolo da screditare, nel tentativo di giustificare il loro isolazionismo e le loro simpatie putiniane.

Ma i fatti restano. Nel 2019 Trump cercava di usare Zelensky per restare alla Casa Bianca. Nel 2025, con un’altra corsa elettorale alle porte, Zelensky torna utile, ma in un altro ruolo: quello del capro espiatorio. Cambiano le parole, ma la strategia resta la stessa. E la realtà, ancora una volta, è il primo danno collaterale.

Fonte LANOTIZIAGIORNALE.IT di Giulio Cavalli

You Might Also Like

Telefonata Trump-Zelensky, il leader ucraino: “Washington può fermare anche questa guerra”

Alla festa di Meloni ci sarà Gamliel, propose di deportare i palestinesi

Le prime pagine di Venerdì 11 Aprile 2025

Cutro, a processo sei ufficiali per il mancato soccorso

Storia: Cosa si imparava a scuola durante il fascismo (oltre al saluto romano)?

TAGGED:Cronaca InternazionalePoliticaRassegna stampa
Share This Article
Facebook Twitter Whatsapp Whatsapp Email Copy Link Print
Caltanissetta 401
Direttore responsabile 
Sergio Cirlinci

93100 Caltanissetta (CL)

redazione@caltanissetta401.it
P:Iva: 01392140859

Categorie

  • Cronaca
  • Cultura ed Eventi
  • Politica locale
  • Rassegna stampa
  • Sport

Categorie

  • Concorsi
  • Dalla provincia e dintorni
  • Finanza
  • Giovani e Università
  • Sanità

Link utili

  • Chi siamo
  • Privacy & Cookie Policy

Caltanissetta 4.0.1 è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Caltanissetta n.03/2024 del 21/08/2024. | Realizzato da Creative Agency

Username or Email Address
Password

Lost your password?