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Polemiche sul nuovo presidente forzista dell’organo di vigilanza sui fondi pensione. Pd: “È un endocrinologo, non ha competenze”

Last updated: 02/01/2025 12:02
By Redazione 191 Views 4 Min Read
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Durante l’audizione in commissione Lavoro ha rievocato gli anni in cui “studiavamo come rendere sostenibile quell’idea meravigliosa di Silvio Berlusconi di portare le pensioni minime a 1 milione di lire al mese”

Polemiche per la nomina alla guida della Covip, l’organismo di vigilanza sui fondi pensione, dell’ex onorevole forzista Mario Pepe. Un medico endocrinologo che, attacca il Pd, non ha le competenze necessarie per guidare la commissione che vigila sull’impiego degli oltre 300 miliardi gestiti dalla previdenza complementare. Proprio mentre, peraltro, il governo punta ad aprire una nuova finestra semestrale di silenzio assenso per lo spostamento del trattamento di fine rapporto dei lavoratori dalla loro azienda ai fondi.

“Abbiamo depositato un’interrogazione urgente per sapere se siano rispettati i criteri di competenza previsti dalla legge 252 del 2005″, fa sapere il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto. “Le nomine non possono essere una partita gestita con il bilancino tra le forze politiche che governano il paese dentro una mera logica di lottizzazione. Chiediamo una risposta dal Governo che non sia evasiva. La legge parla chiaro”.

Pepe, classe 1951, di Bellosguardo (Salerno), è stato proposto in cdm dalla ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, e il nome ha avuto il via libera delle commissioni parlamentari competenti. Durante l’audizione in commissione Lavoro, dopo una citazione di Carducci, ha ricordato l’esperienza da medico condotto in provincia di Roma che gli ha fatto conoscere le storie di molti pensionati poveri. “Il ricordo di quella povertà ha guidato la mia azione politica in Parlamento”, ha detto. Per poi rievocare quando “nelle stanze fumose dell’Inps studiavamo come rendere sostenibile quell’idea meravigliosa di Silvio Berlusconi di portare le pensioni minime a 1 milione di lire al mese” e sostenere di aver condiviso “le preoccupazioni sulla sostenibilità del sistema pensionistico” e “la necessità di erogare trattamenti complementari al sistema obbligatorio pubblico”.

Il suo programma? “Incentivare l’adesione dei lavoratori alla previdenza complementare”, ca va sans dire, e vigilare sugli investimenti nell’economia reale perché (sic) “i fondi pensione non devono essere investiti all’estero ma devono contribuire alla ricchezza del Paese investendo nelle piccole e medie imprese e nelle opere pubbliche strategiche”. Poi ha promesso di istituire nei primi cento giorni di mandato un arbitro per la soluzione delle controversie in materia complementare, come quelli di Bankitalia e Consob su risparmi e investimenti. Infine, l’auspicio di assumere anche la vigilanza sui fondi sanitari che avranno un importante ruolo, a suo dire, conto la povertà sanitaria.

Secondo il Domani a indicare Pepe è stata la Lega e FI ha ovviamente avallato la proposta. Nel curriculum l’ex deputato, che è stato membro della commissione Giustizia a Montecitorio e capogruppo del Misto in commissione Cultura, scrive di aver elaborato “progetti nel settore della sanità integrativa, collaborando con enti pubblici e privati, sostenendo la necessità di creare un’unica autorità di controllo del welfare integrativo (fondi pensione e fondi sanitari)”. Ma non risultano suoi ruoli istituzionali in materia.

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