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Cinque cosa da sapere su italiani, privacy e digitalizzazione

Last updated: 30/01/2025 7:21
By Redazione 108 Views 6 Min Read
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La privacy, lungi dall’essere un concetto immutabile, si è trasformata nel tempo. Se nel Medioevo la riservatezza individuale era pressoché inesistente, oggi dovrebbe rappresentare un diritto fondamentale

Contents
Ecco le 5 cose da sapere, secondo l’Osservatorio della Fondazione per la Sostenibilità DigitaleI social network hanno troppo potere, ma le opinioni sono diviseLa privacy è un tema prioritario, ma spesso sacrificabileRegolamentazione dei social: serve più controllo, ma c’è incoerenzaPrivacy vs. personalizzazione: un dilemma irrisolto

AGI – In un mondo sempre più digitalizzato, i dati personali sono diventati una risorsa preziosa, ma spesso sottovalutata dagli utenti. I dati dell’Osservatorio sulla Sostenibilità Digitale, pubblicati in occasione della Giornata Europea dei Dati Personali, evidenziano un quadro preoccupante: mentre la tecnologia penetra sempre più nella vita quotidiana, la consapevolezza sull’importanza della privacy sembra diminuire.
La privacy, lungi dall’essere un concetto immutabile, si è trasformata nel tempo. Nel Medioevo, la riservatezza individuale era pressoché inesistente, mentre oggi dovrebbe rappresentare un diritto fondamentale. Tuttavia, l’evoluzione tecnologica ha introdotto nuove sfide: piattaforme digitali e social network sfruttano i dati sensibili con una trasparenza spesso insufficiente, rendendo la protezione della sfera privata sempre più complessa.
“La sostenibilità digitale non può prescindere da una gestione responsabile dei dati personali.” ha affermato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “Le piattaforme digitali, ormai centrali nelle attività quotidiane, si basano in gran parte sulle informazioni generate dagli utenti. Tuttavia, è cruciale che lo sviluppo di queste tecnologie avvenga in un quadro di piena tutela della privacy, garantendo agli individui il controllo sui propri dati e prevenendo utilizzi impropri. In un contesto in cui non esiste più un “reale” ed un “virtuale” ma – al più – un “analogico” ed un “digitale”, ed in un momento in cui una parte sempre più importante della nostra vita è intermediata dalle piattaforme digitali, è fondamentale che i cittadini si rendano conto del valore della privacy, e che le istituzioni si attivino per garantirne la tutela.” – ha continuato Epifani.
La mancanza di attenzione nei confronti della privacy è ulteriormente amplificata da un digital divide culturale che separa città e piccoli comuni. Nei centri più piccoli, la sensibilità verso la privacy è ancora più ridotta, con percentuali allarmanti di persone che ignorano le implicazioni delle proprie azioni online. Paradossalmente, proprio nel momento in cui la tecnologia rende più difficile tutelare la riservatezza, molti sembrano considerarla un problema secondario.

Ecco le 5 cose da sapere, secondo l’Osservatorio della Fondazione per la Sostenibilità Digitale

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La privacy è una priorità, ma non per tutti

Il 78% degli italiani dichiara di prestare attenzione alla protezione dei propri dati personali online, segnando una crescente consapevolezza sull’importanza della privacy. Tuttavia, solo il 24% degli intervistati afferma di verificare sempre se le informazioni condivise online possano ledere la privacy altrui. Questo dato rivela un paradosso: mentre la privacy è percepita come un valore importante, molti non agiscono in modo coerente per tutelarla. Nei piccoli centri, la sensibilità è ancora più bassa, con solo il 17% degli abitanti che si preoccupa sistematicamente della privacy altrui, rispetto al 31% dei grandi centri urbani.

I social network hanno troppo potere, ma le opinioni sono divise

Il 52% degli italiani ritiene che i social network abbiano un potere eccessivo nell’influenzare i comportamenti delle persone, con picchi di preoccupazione nei grandi centri urbani (31% lo considera un problema “molto” rilevante). Tuttavia, nei piccoli centri, il 32% degli intervistati crede che i social influenzino “poco o per nulla”, riflettendo una percezione diversa del ruolo di queste piattaforme. Questo divario potrebbe essere legato a una minore esposizione alle dinamiche digitali nei contesti meno urbanizzati.

La privacy è un tema prioritario, ma spesso sacrificabile

Il 34% degli italiani considera la privacy una priorità assoluta per le piattaforme digitali, con una percentuale che sale al 45% nei grandi centri urbani. Tuttavia, quando si tratta di scegliere tra privacy e servizi personalizzati, molti mostrano un’ambivalenza. Nei piccoli centri, il 50% degli intervistati ritiene che la personalizzazione sia “abbastanza” importante, anche a scapito della privacy. Questo suggerisce che, nonostante la consapevolezza, la privacy viene spesso sacrificata in nome della comodità o dell’efficienza dei servizi digitali.

Regolamentazione dei social: serve più controllo, ma c’è incoerenza

Il 22% degli italiani è favorevole a una regolamentazione più restrittiva dei social network, con una netta distinzione tra grandi e piccoli centri. Nei grandi centri, quasi un italiano su tre (29%) sostiene la necessità di regole più severe, mentre nei piccoli centri questa percentuale scende al 16%. Tuttavia, emerge una certa incoerenza: il 62% dei residenti nei piccoli comuni ritiene che le regole interne delle piattaforme siano sufficienti, suggerendo una visione poco chiara delle implicazioni della regolamentazione.

Privacy vs. personalizzazione: un dilemma irrisolto

Mentre il 34% degli italiani considera la privacy una priorità assoluta per le piattaforme digitali, molti mostrano un’ambivalenza quando si tratta di scegliere tra privacy e servizi personalizzati. Nei piccoli centri, il 50% degli intervistati ritiene che la personalizzazione sia “abbastanza” importante, anche a scapito della privacy. Nei grandi centri, invece, il 52% respinge fermamente l’idea che la personalizzazione possa avere la priorità, segno di una maggiore consapevolezza dei rischi legati alla condivisione dei dati personali.
Questi ed altri dati saranno discussi nel webinar di presentazione dell’Osservatorio, che si terrà il prossimo 27 febbraio.

Fonte AGI

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