Al San Paolo il leader di ScN lascia la segreteria del movimento “per creare alleanze”
«Schifani? Non è più un ologramma, semmai è come San Francesco ».
Un po’ mattatore, un po’ predicatore, Cateno De Luca svela al popolo di Sud chiama Nord l’ultimo
gioco di prestigio: passare col centrodestra, restando all’opposizione.
Lo fa al termine di un intervento-show di quasi due ore, colorito da proverbi dialettali e citazioni
bibliche, tra gli applausi dei supporter che hanno riempito la sala dell’hotel San Paolo a Palermo, dopo essere scesi dai numerosi pullman ed essere passati davanti ai banchi dove era in bella mostra il libro del leader, il cui titolo suona come una promessa: “Non tutto è successo”.
«Cateno ha fatto una cuffariata», ha commentato dal palco, non a caso, Carmelo Pace, capogruppo all’Ars della Democrazia cristiana, presente all’evento come tanti esponenti della maggioranza che a turno hanno invitato De Luca a scegliere ciò che in realtà sembra essere stato già scelto: «Vieni con noi», hanno detto il coordinatore di Forza Italia Marcello Caruso, il meloniano Giorgio Assenza, il leghista Nino Germanà, la moderata Marianna Caronia, il sindaco autonomista Pietro Rao.
Unico esponente dell’opposizione, il coordinatore del M5S Nuccio Di Paola: «Cateno, devi scegliere», sembra implorare dal palco, prima che lo stesso De Luca bocci quell’opposizione di
«perditempo» (l’appellativo, in realtà, è assai più mordace).
Dove va, quindi, Cateno De Luca?
È la domanda che sembrano porsi alcuni dei presenti, rimasti forse un po’ spiazzati dalle geometrie complesse della nuova strategia.
Di sicuro, qualche volta andrà a Palazzo d’Orleans, come lui stesso ha annunciato: «A fare un po’ di tirocinio da uno come Schifani che è una risorsa per la politica ed è in grado di alzare il telefono e chiamare direttamente le più alte cariche dello Stato».
Ma lo farà con le mani libere: «Mi dimetto da segretario di Sud chiama Nord», ha detto, togliendosi la cravatta del partito e passando idealmente il testimone al fedelissimo Danilo Lo Giudice e a Laura Castelli, in prima fila.
«Vediamo se siete in grado di correre alla mia velocità», sfida poi la platea. Una corsa che il sindaco di Taormina compirà su un nuovo mezzo: quello di “Ti amo Sicilia”.
Un laboratorio che verrà presentato il 18 marzo prossimo, «una fucina » nella quale plasmare proposte da portare all’attenzione del governo regionale: «Perché noi sappiamo amministrare», ricorda ai suoi.
Ad applaudire, in prima fila, anche gli ex assessori regionali Carmelo Lo Monte, Edy Bandiera e Andrea Piraino, il deputato nazionale Francesco Gallo, il deputato all’Ars Giuseppe Lombardo, il sindaco di Messina Federico Basile.
In realtà, la strategia di De Luca, qualche rischio di corto circuito lo presenta. Intanto, il politico di Fiumedinisi afferma di tirarsi fuori dal movimento, ma di restare capogruppo all’Ars. Rimanda poi a un’assemblea, tra un anno, quando i militanti potrebbero scegliere di passare col centrodestra.
«Ma sia chiaro: fino alla fine della legislatura restiamo un partito di opposizione. Per collaborare, non serve essere politicamente organici. Io — racconta — resto un lupo solitario. Ma come il lupo di Gubbio: San Francesco poteva ignorare il lupo, sarebbe comunque rimasto un santo. Anche Schifani ha scelto di non ignorarmi. E dire che l’ho anche definito un ologramma».
Insomma, la scelta sembra fatta.
E sarà solo questione di tempo. Anche se con De Luca il condizionale è sempre d’obbligo. Prima di salutare, c’è anche il tempo di citare Piersanti Mattarella don Pino Puglisi: «Noi cristiani siamo chiamati ad avere buona volontà. Che il buon Dio ci accompagni», dice, lungo la strada che porta al centrodestra.
Da laRepubblicaPalermo
