Per la prima volta la Commissione si è riunita nei locali dell’Ordine, un bene confiscato a Cosa nostra, alla presenza dei direttori delle principali testate giornalistiche in Sicilia. Ventidue gli interventi nel corso della giornata
La Commissione antimafia dell’Ars, presieduta da Antonello Cracolici, è stata ricevuta in visita stamattina nella sede dell’Ordine dei giornalisti Sicilia, in via Bernini a Palermo. Per la prima volta la Commissione si è riunita nella sede dell’Ordine, un bene confiscato a Cosa nostra, alla presenza dei direttori delle principali testate giornalistiche in Sicilia. Ventidue gli interventi nel corso della giornata.
“Siamo qui – ha detto Antonello Cracolici, presidente della commissione Antimafia – per dare un segnale forte a favore di una categoria, quella dei giornalisti, che considero la frontiera più esposta per il diritto alla libertà in Sicilia e nel nostro Paese perché colpisce un valore essenziale per la criminalità mafiosa, che è la reputazione. Per questo oggi con la commissione Antimafia regionale manifestiamo la piena solidarietà, anche da parte dell’intero parlamento siciliano, nei confronti dei cronisti che vengono minacciati con diverse modalità: dalle querele temerarie alle intimidazioni a ogni tentativo di bavaglio. L’esercizio della libertà di stampa è sacro”.
Nel corso della seduta, che si è svolta alla presenza del presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Roberto Gueli, dei componenti del consiglio dell’ordine, dei componenti della commissione Antimafia: Fabio Venezia, Giovanni Burtone, Marco Intravaia, Marianna Caronia, Roberta Schillaci, dei direttori e i responsabili delle testate di informazione regionale, sono stati ventidue i giornalisti che sono intervenuti per raccontare le difficoltà nel fare cronaca oggi, tra minacce e leggi bavaglio.
“Oltre che sul potere criminale e intimidatorio della mafia dobbiamo interrogarci sull’operazione culturale – ha detto Cracolici – che la mafia sta facendo per risultare attrattiva non solo sui social, ma anche attraverso manifesti inneggianti alla mafiosità di artisti neomelodici: c’è una vera e propria strategia di comunicazione di cosa nostra. Il tema della lotta alla mafia deve tornare a essere centrale a livello nazionale. L’ultima inchiesta dimostra che alla mafia ci si rivolge come fosse un’agenzia di intermediazione, per risolvere qualunque tipo di problema, dal posto di lavoro, al posto al cimitero o in ospedale. Colpirli sul piano del consenso sociale è uno dei compiti della politica e delle istituzioni”.
Durante la riunione è intervenuto il presidente dell’Ordine dei giornalisti Roberto Gueli: “Ringraziamo il presidente della commissione Antimafia, Antonello Cracolici, e la commissione per l’incontro proficuo di oggi – ha detto Gueli – i tanti colleghi presenti, che hanno subito minacce, hanno evidenziato un fatto: la categoria deve essere unita e fare un fronte comune per contrastare un mondo che non ama né il giornalista né il giornalismo, perché dà fastidio. Occorre fortificare la categoria, e la politica che legifera in questo deve essere in prima fila e dare una mano ai giornalisti che spesso sono lasciati soli”.
