Molti nisseni in questi mesi ci hanno scritto o chiamato, per avere informazioni sulle cartelle TARI che sono ormai diventati argomento di discussione e di preoccupazione per molte famiglie.
Dopo esserci documentati, ecco quello che rispondiamo, anche per chiarire dubbi e timore.
Va innanzitutto ribadito che le tasse, di qualsiasi genere siano, ovviamente se giuste e soprattutto dovute, vanno pagate, ciò serve ai vari enti, Stato in primis, per poter assicurare servizi di ogni genere, non dimenticando che, almeno in teoria “se pagano tutti, paghiamo meno”.
Cominciamo con il dire che Il mancato pagamento della TARI può avere conseguenze economiche e legali per il contribuente.
Dalle sanzioni agli interessi di mora, fino al rischio di procedure esecutive, è importante conoscere i propri diritti e le possibili soluzioni.
Vedremo adesso cosa accade in caso di mancato versamento, i termini di prescrizione e le diverse possibilità per mettersi in regola ed evitare ulteriori problemi.
Che cos’è la TARI?
La TARI (Tassa sui Rifiuti), identificata dal codice tributo 3944, è un’imposta locale destinata a finanziare il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. L’obbligo di pagamento ricade su tutti i cittadini e le imprese che possiedono o detengono un immobile, sia ad uso abitativo che commerciale, indipendentemente dall’effettivo utilizzo dello stesso.
Cosa succede se non si paga la TARI?
Se il contribuente non effettua il pagamento entro la scadenza stabilita, il Comune invia un avviso di sollecito per ricordare l’importo dovuto. Se il pagamento non avviene, l’ente locale invia un Avviso di Accertamento, applicando sanzioni e interessi aggiuntivi.
Avviso di Accertamento e conseguenze del mancato pagamento
Nel caso in cui l’intero importo dovuto non venga pagato entro 60 giorni dalla data di notifica dell’Avviso di Accertamento, quest’ultimo diventa esecutivo. A quel punto, oltre all’importo originario, vengono applicate sanzioni, interessi e oneri di riscossione, come previsto dalla normativa vigente.
Se il debitore non provvede al pagamento, il Comune può avviare procedure di riscossione coattiva, tra cui il fermo amministrativo sui veicoli, il pignoramento del conto corrente o dello stipendio, e in casi estremi, l’iscrizione di un’ipoteca sull’immobile. Nel caso di importo superiore a 30.000€, scatterà anche la denuncia penale.
Prescrizione della TARI non pagata
La prescrizione della TARI più di cinque anni, come stabilito dall’ articolo 2948 del Codice Civile.
Il termine di prescrizione decorre dalla scadenza del pagamento della tassa, ma può essere interrotto da atti interruttivi come solleciti di pagamento, avvisi di accertamento o cartelle esattoriali.
In questi casi, il conteggio della prescrizione riparte da zero.
Come regolarizzare la TARI non pagata?
Per evitare conseguenze gravi, il contribuente può regolarizzare la propria posizione attraverso:
- Pagamento spontaneo dell’importo dovuto, con eventuale applicazione di sanzioni ridotte se il pagamento viene effettuato entro un certo termine.
- Rateizzazione: alcuni Comuni offrono la possibilità di dilazionare il pagamento.
- Il ravvedimento operoso consente di ridurre sanzioni e interessi pagando l’importo dovuto prima che l’ente notifichi un Avviso di Accertamento.
Quanti anni di arretrati si possono chiedere per la TARI?
Il Comune può richiedere il pagamento degli ultimi cinque anni di TARI non versata, in base ai termini di prescrizione.
Oltre tale periodo, se non sono stati inviati atti interruttivi, il tributo non è più esigibile.
In conclusione
Versare correttamente la TARI evita sanzioni, interessi e procedure di riscossione forzata.
Se si hanno arretrati bisogna verificare con il tuo Comune le modalità di regolarizzazione più vantaggiose per ridurre i costi aggiuntivi e delle altre penalizzazioni.
Fermo Amministrativo:
Il fermo amministrativo è un provvedimento con il quale le amministrazioni o gli enti competenti (Comuni, INPS, Regioni, Stato, ecc.), tramite i concessionari della riscossione, “bloccano” un bene mobile del debitore (o dei coobbligati) iscritto in pubblici registri (ad esempio autoveicoli), al fine di riscuotere i crediti non pagati.
A seguito dell’iscrizione del fermo la disponibilità del veicolo è limitata fino a quando il debitore non salderà il proprio debito e il concessionario della riscossione non provvederà, d’ufficio, alla cancellazione del fermo.
Il veicolo, infatti:
- non può circolare: se circola è prevista la sanzione;
- non può essere radiato dal PRA: non può essere demolito od esportato;
- anche se viene venduto, con atto di data certa successiva all’iscrizione del fermo, non può circolare e non può essere radiato dal PRA.
Inoltre, se il debitore non paga le somme contestate, il concessionario della riscossione potrà agire forzatamente per la vendita del veicolo.
Se non si paga la Tari il Comune può bloccare il conto corrente?
Il pignoramento del conto corrente (bancario o postale) è una delle misure esecutive che l’Agente della riscossione (non già il Comune) può adottare nei confronti di chi non versa la Tari.
Chiaramente, il pignoramento avverrà previa comunicazione in cui si dà al debitore un termine di 60 giorni per versare il dovuto, all’esito del quale l’esattore procederà automaticamente al prelievo della somma dal conto (senza bisogno di autorizzazione del giudice come invece avviene nei normali pignoramenti presso terzi intrapresi da soggetti privati).
Il pignoramento del conto può avvenire solo a patto che vi sia sufficiente giacenza: se il conto dovesse essere in rosso o comunque insufficiente a coprire il debito, l’Esattore procederà a prendere quanto possibile, maturando un credito per il residuo.
Discorso completamente diverso vale se il conto corrente è quello ove viene esclusivamente accreditato uno stipendio da lavoro dipendente o una pensione. In tal caso, la legge prevede dei limiti che non operano invece per lavoratori autonomi, disoccupati, studenti, professionisti e imprenditori. Vediamo quali sono questi limiti. Una volta notificato l’atto di pignoramento, la giacenza sul conto corrente ove viene accreditato lo stipendio o la pensione può essere pignorata solo per la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale ossia 1.404,30 euro (468,10 x 3 = 1.404,30). Questo significa che se il conto corrente ha solo 1.000 euro, quanto in esso depositato alla data della notifica del pignoramento non può essere bloccato. Se invece presenta un saldo di 2.000 euro, si possono pignorare solo 595,70 euro (pari alla differenza tra 2.000 e 1.404,30). Per quanto riguarda invece i successivi emolumenti a titolo pensione o stipendi, su questi verrà effettuata una trattenuta mensile di un quinto, fino ad estinzione totale del debito.
Se non pago la Tari il Comune può prendersi lo stipendio o la pensione?
Altra tipica misura esecutiva per chi non paga la tassa sui rifiuti è il pignoramento dello stipendio o della pensione. Qui valgono i normali limiti previsti per tali emolumenti. In particolare:
- per pensioni o stipendi fino a 2.500 euro: il pignoramento è di massimo un decimo;
- per pensioni o stipendi da 2.500 euro fino a 5.000 euro: il pignoramento è di massimo un settimo;
- per pensioni o stipendi oltre 5.000 euro: il pignoramento è di massimo un quinto.
Queste percentuali si calcolano sul netto della pensione o dello stipendio.
Tuttavia, solo per quanto riguarda la pensione, deve essere prima detratto il minimo vitale che è pari a una volta e mezzo l’assegno sociale.
Il minimo vitale è pari a una volta e mezzo l’assegno sociale. Pertanto, se è vero che oggi l’assegno sociale è di 468,10 euro, il minimo vitale 2022 è di 702,15 euro.
Questo significa che ogni pensione può essere pignorata per massimo un quinto (il 20%) della parte che eccede 702,15 euro. Quindi, su una pensione di 1.000 euro si può pignorare solo un quinto di 297,85 (e difatti 1.000 – 702,15 = 297,85). Si tratta di un importo irrisorio, ossia 59,57 euro al mese.
Ad esempio, su una pensione di 1.000 euro netti il quinto da pignorare si calcola sulla differenza tra 1.000 e 690,42 euro (minimo vitale) ossia su 309,58 euro. Il quinto pignorabile è pari quindi a 61,92 euro. Tale sarà l’importo che mensilmente l’Inps trattiene sulla pensione fino ad estinzione del debito.
Contattare l’Ufficio Tributi rimane sempre la via migliore da perseguire per evitarsi spiacevoli conseguenza.
Ad Maiora
