Il bilancio della relazione della Regione dopo l’analisi di tutti i tremila istologici in attesa
Spunta una pec del 18 luglio in cui Croce informava l’ex assessora e il dirigente Iacolino
Schillaci invia i suoi emissari all’ospedale di Castelvetrano, l’indagine può allargarsi ai vertici
dell’amministrazione siciliana
L’ispezione della Regione non basta. Adesso è il ministro della Salute, Orazio Schillaci, a inviare i suoi ispettori per far luce sui ritardi dei referti istologici di sospetti malati oncologici dell’ospedale di Castelvetrano, di competenza dell’Asp di Trapani.
Dopo il caso di Maria Cristina Gallo, insegnante di Mazara del Vallo rimasta in attesa per 8 mesi di un referto che ha confermato un cancro al quarto stadio, lo scandalo si è allargato.
A seguito dell’ispezione della Regione e della convocazione dei vertici dell’Asp, è emerso che gli esami da completare erano oltre 3.300, di cui 1.405 campioni del 2024 e 1.908 del 2025.
Da quanto filtra dalla relazione giunta ieri sera sul tavolo del governatore Renato Schifani, sarebbero
oltre cento i casi di tumore diagnosticati in ritardo.
«Il piano straordinario per azzerare i tempi di attesa è stato concluso nei tempi prestabiliti», ha confermato ieri l’assessora Daniela Faraoni.
È stato suggerito al direttore sanitario dell’Asp di Trapani di istituire una task-force per completare le comunicazioni a tutti i pazienti in attesa.
«L’azzeramento dell’arretrato – aggiunge Faraoni – è frutto dell’atto di indirizzo fortissimo voluto dal presidente della Regione Renato Schifani e della buona volontà di tutte le strutture sanitarie
chiamate a collaborare. Tutto è avvenuto in tempi velocissimi, che hanno preceduto anche la notizia di un’ispezione ministeriale».
Sulla vicenda che ha visto protagonista la docente Gallo, anche la procura di Marsala ha aperto un’inchiesta per accertare il nesso di causalità tra il ritardo e l’aggravamento della malattia.
Ma è un intero sistema ad avere mostrato le sue lacune: le anatomie patologiche a corto di personale, i medici che avevano in carico i pazienti, i vertici degli ospedali, dell’Asp, dell’assessorato.
L’indagine del ministero partirà da Castelvetrano e non si esclude che arrivi fino a piazza Ziino.
Il deputato Ismaele La Vardera presenterà una denuncia sulla testimonianza di un medico di Castelvetrano che ha raccontato di aver operato senza biopsia perché l’istologico sarebbe andato perduto.
Per il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, che ha presentato due interrogazioni parlamentari, è una corsa contro il tempo: «A gennaio avevo sollecitato il ministero a inviare gli ispettori, nel frattempo la Regione ha preso in mano la questione con coraggio e scrupolo. Ora è il tempo delle risposte ai cittadini, ma l’accertamento delle responsabilità non potrà tardare».
Responsabilità che si limiteranno a Trapani o raggiungeranno i vertici della sanità siciliana?
Era il 18 luglio e il manager dell’Asp di Trapani, Ferdinando Croce, lanciava il suo Sos alla Regione, che a questo punto non può dire di non essere stata informata della gravità della situazione.
In quel documento, inviato otto mesi fa, era scritto che circa tremila istologici restavano in attesa di essere esaminati, l’Asp non riusciva a smaltirli.
In una pec indirizzata all’allora assessora alla Salute Giovanna Volo e al dirigente generale del dipartimento Pianificazione strategica, Salvatore Iacolino, attualmente in carica, c’erano tutti i passaggi che portavano il manager a chiedere l’autorizzazione a sforare il tetto di spesa.
Eccolo, il documento che inchioda i vertici della sanità nello scandalo in cui sono rimasti travolti decine di siciliani che hanno appreso di dover combattere contro un tumore con mesi di ritardo.
A luglio Croce scriveva che l’Anatomia patologica del Sant’Antonio Abate si trovava «a dover sopperire a notevoli criticità legate alla cronica carenza di organico»: in servizio restavano cinque medici a fronte dei nove in pianta organica.
Il manager parlava di «esami istologici riguardanti circa 3000 pazienti, comprendenti biopsie e pezzi operatori».
All’assessorato Croce spiegava tutti i passaggi già fatti. Non restava che esternalizzare il servizio. Una decisione che il manager non poteva assumere in autonomia, ma a seguito di «approvazione dell’assessorato».
Quella deroga era esattamente la richiesta che il manager faceva ai vertici della sanità siciliana: l’autorizzazione a esternalizzare il servizio «per garantire, in tempi brevi e celeri, un’adeguata ed efficiente risposta sanitaria a tutti i pazienti».
Da laRepubblicaPalermo
