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Ucraina, Meloni lavora a vertice Parigi: Italia c’è ma resta nodo invio truppe

Last updated: 26/03/2025 7:19
By Redazione 109 Views 7 Min Read
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L’incontro vedrà la partecipazione dei leader dei cosiddetti ‘Paesi volenterosi’, composto da oltre 30 Nazioni

Contents
Il dialogo tra gli alleati occidentaliTajani e il botta e risposta a distanza con SalviniLe elezioni regionaliIl nodo dei migranti

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è al lavoro in vista del vertice che si terrà domani mattina, giovedì 27 marzo, all’Eliseo, a Parigi. L’incontro, dedicato alla pace e alla sicurezza dell’Ucraina, vedrà la partecipazione dei leader dei cosiddetti ‘Paesi volenterosi’, gruppo che include oltre 30 Nazioni, dall’Europa al Commonwealth all’Asia.

Meloni, coerente con la linea espressa nelle ultime settimane, dovrebbe ribadire anche a Parigi il fermo no dell’Italia all’invio di truppe europee sul suolo ucraino. La presidente del Consiglio considera questa ipotesi non solo rischiosa, ma anche poco efficace nella risoluzione del conflitto. Una posizione chiara che il governo italiano ha già manifestato in più sedi internazionali, tra cui il Consiglio europeo di Bruxelles del 20 marzo. Tuttavia, il governo italiano non ha mai chiuso a una missione di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite, ma solo dopo il raggiungimento di un accordo tra Russia e Ucraina. Questa condizione, sottolineata più volte da Meloni e dai rappresentanti dell’esecutivo, evidenzia la volontà italiana di sostenere il processo di pace senza avventurarsi in azioni unilaterali.

Il dialogo tra gli alleati occidentali

Oltre alla questione militare, un altro obiettivo fondamentale per la premier è mantenere saldo il fronte occidentale, evitando divisioni tra gli Stati Uniti e l’Unione europea. In un contesto geopolitico delicato, caratterizzato da tensioni e divergenze strategiche – in particolare sul tema dei dazi – Meloni continuerà a tessere il filo del dialogo tra gli alleati occidentali, ritenendo essenziale una risposta unitaria e coordinata per affrontare la crisi ucraina. Nel frattempo, sono in corso contatti diplomatici per organizzare una missione di Meloni negli Stati Uniti per incontrare Donald Trump. “Prima o poi andrò alla Casa Bianca, non so ancora la data” aveva dichiarato la settimana scorsa la presidente del Consiglio, a margine del Consiglio Ue.

Tajani e il botta e risposta a distanza con Salvini

Sul fronte interno, dopo le distanze emerse nei giorni scorsi tra Forza Italia e Lega in materia di politica estera, sembra aver sortito l’effetto sperato l’invito ad abbassare i toni rivolto dalla premier agli alleati di governo. “Salvini? Non c’è bisogno di nessun chiarimento in Cdm. Siamo tre forze politiche alleate, su alcune questioni possiamo avere posizioni diverse ma la diversità non ci impedisce di essere leali. Siamo di famiglie diverse, in Europa ma è sempre stato così”, le parole del vicepremier e segretario azzurro Antonio Tajani a proposito del botta e risposta a distanza con l’omologo leghista. Le mosse di Matteo Salvini restano sotto i riflettori, ma in Fratelli d’Italia in pochi sembrano dare peso all’ipotesi di un’escalation del leader del Carroccio per far traballare il governo. “La burrasca tra Fi e Lega? Una tempesta in un bicchiere d’acqua… C’è il congresso della Lega, è naturale, ma la compattezza della maggioranza non è in discussione. A sinistra confondono le loro speranze con la realtà. Nessuno crede a un ‘Papeete’ di Salvini contro la Meloni: solo l’opposizione ci spera”, confidano all’Adnkronos autorevoli fonti di Via della Scrofa.

Le elezioni regionali

Il centrodestra continua a confrontarsi sul dossier delle elezioni regionali, con particolare attenzione al Veneto, dove resta ancora da definire il nome del successore di Luca Zaia. Nonostante le discussioni in corso, al momento non è stato raggiunto un accordo sulla candidatura che prenderà il posto del governatore leghista. Il nodo veneto rappresenta uno dei temi più caldi sul tavolo della coalizione. Il confronto, però, è stata rinviato a dopo il congresso della Lega.

Sulla data delle elezioni in Veneto, il senatore Raffaele Speranzon, vice capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Madama, ha dichiarato all’Adnkronos: “La data del voto in Veneto non è un tema divisivo. In questa fase, siamo concentrati a trovare un programma condiviso con gli alleati. Che si voti in primavera, autunno o inverno ci interessa molto meno rispetto ai contenuti dell’azione politica”. Una posizione che arriva dopo le parole del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il quale ha ipotizzato che il Veneto possa andare al voto nella primavera del 2026. Il senatore ha poi aggiunto che, considerati i livelli di consenso di Fratelli d’Italia nella Regione, il partito non può sottrarsi alle sue “responsabilità”. Tuttavia, ha precisato che non ci sarà alcuna imposizione sui partner della coalizione: “Dialogheremo con gli alleati per individuare la figura migliore, con tranquillità e senza fretta”.

Il nodo dei migranti

Resta sempre centrale la questione migranti in vista del prossimo Consiglio dei ministri, previsto probabilmente per venerdì, durante il quale è atteso il nuovo decreto Albania. Alla base del provvedimento ci sarebbe l’ipotesi di trasformare i due hotspot sul territorio albanese da centri di prima accoglienza a Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri). Ieri la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha discusso di “partenariato Sud”, Africa e del Piano Mattei in un colloquio con il Commissario europeo per i partenariati internazionali, Josef Sikela, in visita in Italia. Oggi Meloni è attesa al Villaggio ‘Agricoltura È’ a Piazza Esedra. Dopo il vertice di Parigi di domani, la premier incontrerà venerdì a Palazzo Chigi il presidente polacco Andrzej Duda. Sabato, invece, la leader di Fratelli d’Italia interverrà al congresso nazionale di Azione. (di Antonio Atte)

Fonte Adnkronos

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