Alla fine si arrivò anche al paradosso
In una scuola superiore del padovano, i ragazzi nel loro giornalino d’Istituto scrivono delle parole usando la schwa, la vocale “neutra” contro la discriminazione di genere.
Una scelta di delicatezza nei confronti di alcuni loro compagni gender ma che non è andata giù alla
preside che addirittura ha sospeso la pubblicazione del giornale.
Una censura autoritaria? Pare di sì, perché la circolare del ministro contro l’uso della schwa si riferisce solo ai comunicati ufficiali della scuola, non certamente al giornalino.
E infatti, immediata la reazione dei ragazzi che in una lettera alla dirigente, sottolineano pure che quella del ministro è una “raccomandazione non un obbligo”.
Ma contestano soprattutto “la libertà di espressione” che “il giornalino studentesco” merita,
secondo pure i precetti “dell’articolo 21 della nostra Costituzione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Una bella lezione di democrazia a chi la democrazia dovrebbe insegnarla, anche se la questione della schwa rimane comunque una baggianata.
Lo schwa (ə), o scevà, è un simbolo vocalico dell’alfabeto fonetico internazionale (IPA) che rappresenta un suono neutro, una vocale intermedia. Non è presente nella lingua italiana standard, ma si trova in molte altre lingue, come l’inglese, ed è stato proposto come strumento per un linguaggio più inclusivo.
