Indagine su pronto soccorso e terapie intensive del periodo Covid. L’assessora Faraoni chiama in causa il super dirigente Iacolino
Sui nuovi reparti di terapia intensiva e pronto soccorso finanziati in era Covid i conti non tornano.
A metterlo nero su bianco è il ministero della Salute in una nota inviata a fine marzo alla Regione. Stando all’ultimo monitoraggio, per 39 interventi risultano contratti per 40 milioni di euro in più rispetto al nuovo piano elaborato dall’assessorato nell’agosto scorso.
Un “buco” che mette a rischio l’intero investimento da 308 milioni di euro. La nota del ministero ha innescato un terremoto.
Il 19 marzo l’assessorato all’Economia ha chiesto “chiarimenti urgenti” ai manager delle aziende sanitarie beneficiarie degli interventi (7 a Catania, 6 a Palermo, 4 a Messina, 2 rispettivamente ad Agrigento, Sciacca, Gela, Enna, Ragusa, Taormina e uno a testa a Ribera, Caltanissetta, Acireale, Caltagirone, Vittoria, Modica, Avola, Siracusa, Erice e Marsala).
A sua volta l’assessora alla Salute Daniela Faraoni, il 25 marzo, ha scritto una lettera a Salvatore Iacolino, dirigente della Pianificazione strategica che ha il compito — si legge — di “assicurare il
costante monitoraggio degli interventi”.
A Iacolino Faraoni ha chiesto “con urgenza una puntuale e dettagliata relazione che individui le soluzioni operative al fine di scongiurare il mancato raggiungimento del target”.
Un richiamo formale per Iacolino, il cui mandato è stato appena prorogato dalla giunta di altri cinque
mesi.
Faraoni, su impulso della presidenza della Regione, aveva proposto un rinnovo di due anni, ma la
delibera è stata stoppata da FdI.
Adesso il superdirigente dovrà rispondere direttamente al ministero delle “spese allegre” per i reparti Covid.
Al suo dipartimento, infatti, fa capo la “struttura tecnica di supporto per il potenziamento della rete
ospedaliera”. Il rischio è che il ministero blocchi il pagamento delle ulteriori tranche del finanziamento.
L’assessora parla di “allarmanti disallineamenti” e “incongruenze che potrebbero comportare maggiori spese”.
Una vicenda sulla quale, a inizio marzo, ha acceso i riflettori anche la Corte dei conti. Innescando un duro botta e risposta con il governatore Renato Schifani.
Il presidente della sezione di Controllo, Salvatore Pilato, aveva messo in evidenza ritardi di 5 anni e sprechi per almeno 70 milioni per la realizzazione di 571 posti di terapia intensiva e sub intensiva e
di 24 nuovi pronto soccorso programmati nel 2020.
Per questo piano, messo a punto dall’ex assessore Ruggero Razza, la Regione aveva investito 237 milioni, di cui 123 di risorse statali.
Ma i ritardi nell’attuazione, affidata inizialmente al commissario Tuccio D’Urso, hanno costretto
Schifani a riportare la gestione all’interno dell’assessorato e a costruire un nuovo piano.
Il tutto a un costo ulteriore di 70 milioni e con un traguardo fissato a giugno del 2026.
L’inchiesta era scattata dagli esposti presentati alla procura contabile.
Nelle carte si parla di 463 mila euro di spese per l’elaborazione di progetti che non rientravano nel
piano.
Ma c’è di più: l’ex soggetto attuatore Tuccio D’Urso si è autoliquidato 139 mila euro in qualità di Rup
(responsabile unico del procedimento) sebbene il suo incarico fosse a titolo gratuito.
Compensi superiori ai limiti di legge, per un totale di 269 mila euro, sono stati inoltre liquidati da D’Urso ai sei componenti della struttura, fra cui 39 mila euro a Mario Parlavecchio (confermato poi da Iacolino a capo della struttura che si occupa della rendicontazione e del monitoraggio).
Tra le spese considerate illegittime, anche 487 mila euro di imposte sulle retribuzioni e incentivi
per 77 mila euro.
A fare lievitare i costi sono state soprattutto le varianti ai progetti per 19,8 milioni di euro.
Una voragine che sale a 42,7 milioni nel monitoraggio del 12 aprile del 2023 condotto da Salvatore Lizzio, il dirigente al quale Schifani nel frattempo ha affidato la struttura commissariale estromettendo D’Urso.
A ottobre del 2023 la giunta decide di riportare gli interventi in capo all’assessorato alla Salute. E — sorpresa — al 21 dicembre del 2023 il fabbisogno aggiuntivo sale a 67,3 milioni di euro.
Fondi poi ripianati dalla giunta, come scrive Faraoni nella nota a Iacolino.
Adesso il nuovo colpo di scena: altri 40 milioni di contratti per lavori edili, incarichi, servizi aggiuntivi, in assenza di copertura.
Un caos sul quale il ministero vuole vederci chiaro.
Da laRepubblicaPalermo
