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CronacaRassegna stampa

La Chiesa e le sfide della legittimità papale: il caso delle teorie complottiste post-Francesco. Antipapa e il caso Pappalardo

Last updated: 27/04/2025 6:53
By Redazione 132 Views 8 Min Read
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La recente morte di Papa Francesco – evento che segna la fine di un pontificato durato oltre un decennio – ha acceso nuovamente i riflettori su alcune voci critiche e marginali, ma persistenti, all’interno del mondo ecclesiale e mediatico.

Tra queste, emerge con forza il post di un noto giornalista che, a poche ore dal decesso del pontefice, ha ribadito la propria convinzione secondo cui il prossimo conclave dovrebbe essere ristretto ai soli cardinali creati prima del 2013, ovvero durante il pontificato di Benedetto XVI.

L’implicita – e in certi punti esplicita – affermazione è che l’elezione di Francesco fosse nulla e, conseguentemente, che i cardinali da lui creati non siano legittimati a eleggere il futuro pontefice. In caso contrario, sostiene, si avrà un “altro Antipapa”.

Una simile posizione, pur rimanendo minoritaria, solleva interrogativi cruciali sull’unità della Chiesa, la credibilità delle sue istituzioni e la necessità di una presa di posizione chiara da parte della gerarchia ecclesiastica.

Chi oggi parla di “antipapa” per riferirsi a Papa Francesco o a chi eventualmente gli succederà, si pone al di fuori della comunione ecclesiale, non tanto per l’opinione in sé – che può essere discussa, studiata, perfino criticata nei suoi presupposti – quanto per la pretesa di sostituirsi all’autorità della Chiesa stessa nel discernimento sulla validità dell’elezione pontificia.

La narrazione di un’elezione invalida ha accompagnato tutto il pontificato di Papa Francesco.

Si tratta di un racconto spesso alimentato da ambienti tradizionalisti, ultraconservatori, o peggio complottisti che vedono in Jorge Mario Bergoglio un “riformatore pericoloso”, accusato di minare la dottrina o di relativizzare i principi morali.

Tali critiche, pur potendo contenere elementi di dibattito teologico o pastorale, degenerano però in teorie del complotto quando mettono in dubbio la validità dell’elezione stessa o quando affermano che Benedetto XVI non abbia mai realmente abdicato.

Queste posizioni si sono radicalizzate con il passare del tempo, rafforzate dalla comunicazione polarizzante dei social media e da un certo sensazionalismo giornalistico.

Il caso citato del giornalista che, alla morte di Francesco, rilancia l’idea di un conclave ristretto ai cardinali pre-2013, non è che l’ultimo tassello di questa deriva ideologica.

Di fronte a questi fenomeni, sorge spontanea una domanda: non è giunto il momento che la Chiesa prenda una posizione chiara, decisa e pubblica?

Non si tratta tanto di entrare nel merito delle opinioni personali di giornalisti o blogger, quanto piuttosto di tutelare l’unità del Corpo ecclesiale.

Le insinuazioni sulla nullità di un’intera elezione papale e per estensione dell’intero pontificato costituiscono una ferita per la comunione ecclesiale, alimentano lo scisma de facto e pongono in discussione l’azione dello Spirito Santo nel conclave.

Una possibile risposta potrebbe arrivare da una dichiarazione formale della Congregazione per la Dottrina della Fede o della Segreteria di Stato, che riaffermi pubblicamente la validità dell’elezione di Francesco nel 2013, la legittimità dei cardinali da lui nominati, e la piena continuità dell’autorità pontificia.

Si potrebbe anche valutare l’opportunità di chiarimenti canonici volti a contrastare l’uso improprio della categoria di “antipapa”.

La Chiesa non può permettersi, soprattutto in un momento di passaggio come quello che segue la morte di un pontefice, di presentarsi al mondo divisa, frammentata, lacerata da tensioni interne.

Le divisioni dottrinali, pastorali o liturgiche sono inevitabili in una realtà viva e complessa come la Chiesa cattolica. Ma devono essere affrontate nel rispetto delle regole, della gerarchia e dell’unità ecclesiale.

Il Concilio Vaticano II ci ricorda che il Papa è “principio e fondamento perpetuo e visibile dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli” (Lumen Gentium, 23). Minarne la legittimità equivale a scardinare questa unità. La storia ci insegna che anche nei momenti più difficili – basti pensare al Grande Scisma d’Occidente – la Chiesa ha saputo trovare, faticosamente, la via della riconciliazione e della chiarezza.

Infine, un appello va rivolto anche al mondo dell’informazione.

I giornalisti che si occupano di temi religiosi hanno una grande responsabilità.

Alimentare dubbi infondati sulla validità di un Papa, soprattutto in momenti delicati, significa destabilizzare i fedeli, creare confusione e danneggiare la credibilità della Chiesa.

La libertà di stampa è sacra, ma va esercitata con senso critico e rispetto per la verità.

Chi utilizza i microfoni e le tastiere per portare avanti teorie personali, spacciandole per verità assolute, tradisce la deontologia e rischia di fare molto male non solo alla Chiesa, ma anche al tessuto sociale e spirituale dei fedeli.

Il “caso Pappalardo”

Insulti al Papa sui social, rimosso Antonio Pappalardo, aveva pubblicato messaggi offensivi, definendo Bergoglio anche “antipapa”

Antonio Pappalardo, dirigente della Giustizia Minorile dell’Emilia-Romagna, è stato rimosso dal suo incarico dopo aver pubblicato su un canale Telegram alcune dichiarazioni offensive nei confronti di Papa Francesco. In particolare, ha definito il Pontefice “un antipapa” e “un usurpatore”, mettendo in dubbio la legittimità delle dimissioni di Benedetto XVI avvenute nel 2013.

Le sue affermazioni hanno suscitato forte indignazione tra politici, cittadini e ambienti istituzionali, spingendo il ministero della Giustizia ad avviare un’indagine interna. Al termine degli accertamenti, si è deciso per la sua rimozione dall’incarico.

“Apprendiamo con soddisfazione il provvedimento adottato dal Ministero della Giustizia in merito alla rimozione del dott. Antonio Pappalardo – scrive in una nota – il consiglio dell’ordine degli avvocati di Bologna – La celerità dell’intervento di fronte alla segnalazione trasmessa dal Coa (Consiglio dell’Ordine degli Avvocati) di Bologna testimonia la sensibilità rispetto a una condotta lesiva dei principi di indipendenza, equilibrio e rispetto che devono improntare chiunque eserciti funzioni giudiziarie, in particolare in ambito così delicato quale quello minorile. Continueremo a vigilare, sempre a tutela della giurisdizione e dei diritti del cittadino”.

Tra i messaggi incriminati: “Annunciata la morte di antipapa Francesco. Ora fondamentale un conclave pre 2013 per un vero Papa”
e
”Per la prima volta una Pasqua senza benedizione urbi et orbi: AntiPapa fino alla fine!”

Pappalardo, adesso rimosso, dirigeva i servizi sociali per minori, il carcere minorile del Pratello e il centro di prima accoglienza di Bologna, gestiva un sistema che coinvolge centinaia di ragazzi, molti dei quali stranieri e in situazione di fragilità sociale.

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