Nell’udienza agli operatori della comunicazione, stamani in Aula Paolo VI, Leone XIV esorta a dire “no alla guerra delle parole e delle immagini”, a “non cedere mai alla mediocrità” e a creare “spazi di dialogo e di confronto”. L’invito è anche a portare avanti “il servizio alla verità” con una comunicazione “non muscolare, ma capace di ascolto”. La solidarietà ai giornalisti in carcere e il richiamo alla libertà di espressione e di stampa
Da Vatican News di Isabella Piro
È un profondo trattato di deontologia professionale quello che Leone XIV traccia per gli operatori della comunicazione di tutto il mondo, incontrati stamani, 12 maggio, nell’Aula Paolo VI. Circa tremila volti e voci provenienti da ogni parte del globo sorridono e acclamano l’ingresso del Pontefice, accolto da un fragoroso applauso. Il suo è un discorso punteggiato da tanti battimani dei presenti, consapevoli del senso di responsabilità che ciascun giornalista è chiamato a raccogliere per portare avanti “il servizio alla verità” e alla pace. L’impegno delineato dal Pontefice è chiaro:
Portare avanti una comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione, non separa mai la ricerca della verità dall’amore con cui umilmente dobbiamo cercarla.
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