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Il dipendente pubblico è meno in salute di quello privato, però guarisce prima

Last updated: 01/09/2024 7:40
By Redazione 157 Views 4 Min Read
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Secondo i dati della Cgia ci si assenta per malattia più di 8 giorni l’anno e il picco coincide con i mesi estivi

dipendenti pubblici sono più cagionevoli dei colleghi che lavorano nelle imprese private. È una tendenza storica, sostiene la Cgia di Mestre analizzando i dati Inps, che trova una ulteriore conferma anche dalla lettura delle statistiche relative alle assenze per malattia degli ultimi 7 anni.
In questo periodo, infatti, l’incidenza percentuale degli assenti per ragioni di salute sul totale dei lavoratori del comparto è quasi sempre stata superiore tra gli “statali” che tra i dipendenti
del privato. Solo in due occasioni, nel terzo trimestre del 2021 e del 2022, la situazione si è capovolta. In linea di massima, per entrambi i settori il picco minimo di assenze per
malattia si verifica stabilmente durante i mesi estivi (luglio-settembre), mentre la soglia massima viene quasi sempre raggiunta in pieno inverno (gennaio-marzo).
Anche nei primi due trimestri del 2024, prosegue la Cgia, il differenziale tra i due settori è stato molto significativo.
Se tra gennaio e marzo di quest’anno il 33% dei dipendenti pubblici è rimasto a casa almeno un giorno per malattia, tra i privati la quota è stata del 22%; nel secondo trimestre, invece, per i primi la soglia delle assenze è scesa al 26% e per i secondi al 18.
In linea di massima gli Artigiani di Mestre affermano con buona approssimazione che i lavoratori del pubblico impiego si ammalano più dei privati; ma i giorni medi di assenza dei primi sono leggermente inferiori ai secondi.
Insomma, quando si lavora per lo Stato ci si ammala più frequentemente, anche se si registrano tempi di guarigione più veloci, in particolare nelle regioni del Sud.

L’incidenza di coloro che vengono lasciati a casa per “infedeltà” sul totale dei lavoratori
del pubblico impiego è pari a un misero 0,01%: nel 2018 sono state licenziate 196 persone per assenze ingiustificate o falsa attestazione della presenza in servizio.

Nel 2019 il numero è salito a 221, mentre nel 2020 e nel 2021 – caratterizzati dal Covid e da un largo impiego dello smart working – lo stesso è sceso a 188 e a 161. Nel 2022, infine, i licenziamenti sono tornati a crescere (+58,1% rispetto al 2018).
Dall’analisi del numero di giorni di malattia registrato nel 2023, in Italia il dato medio è stato pari a 8,5 (8,3 nel pubblico, nel privato 8,6)m sceso del 16% rispetto al 2017. Le differenze a livello
regionale sono comunque molto marcate. I lavoratori più acciaccati sono in Calabria: chi si è ammalato è rimasto a casa mediamente 15,3 giorni (9,6 giorni l’assenza dei dipendenti
pubblici e 18,8 degli occupati nel privato).
Praticamente il doppio di quanto registrato in Emilia Romagna e in Veneto. Dopo la Calabria, c’è la Basilicata con 10,2 giornate medie di assenza.
Seguono gli occupati della Valle d’Aosta con 9,7, quelli della Sardegna con 9,6 e quelli del Molise con 9,4.

Rispetto al 2017, in tutte le regioni il numero delle giornate medie di assenza per malattia è in calo, con punte del 20% proprio nel Mezzogiorno (addirittura
-23% in Calabria).

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