“Futtitinni, un ci pinsari”, fregatene, non ci pensare
Qualcuno potrebbe pensare che questo detto siculo indichi un volersi distaccare dalla realtà per non stressarsi e vivere serenamente, “tanto non cambia nulla”.
Nel nostro caso invece il “futtitinni” è una scelta di vita ben più profonda, un vero e proprio manifesto dell’ignavia elevata all’ennesima potenza.
La dimostrazione di questa forma di “rassegnazione” è quanto successomi ieri per strada del centro storico.
Dopo aver parcheggiato ho incontranto un signore, avanti negli anni, seduto comodamente davanti casa, con il celleulare in mano, il quale dopo avermi guardato mi dice: “Ma lei non è quello che scrive su Facebook?. Mi scusi ma una cosa gleilo devo proprio dire. Apprezzabile il suo impegno, ma mi spiega perchè scrive solo lei mentre gli altri parlano di altro ?…e aggiunge “che risultati ha avuto in questi anni?. Se scrive e nessuno le da retta, mi dice a che serve questo farsi il malarmo e crearsi tante inimicizie?… e passando al tu, come un amico che vuol dare un consiglio conclude “ascunta a mi, futtitinni”
Dapprima un lungo silenzio per riflettere, il classico contare fino a 10, poi ho risposto che quello che scrivo, oltre a non essere frutto della mia fantasia o fatto giusto per lamentarmi, serve a stimolare chi i problemi li vede, siano essi politici o cittadini, ma che preferiscono far finta di nulla, dispiaciuti anzi che qualcuno li faccia notare.
Il quartiere è invaso dai rifiuti, alcune vie hanno dei “crateri”, l’acqua potabile è un miraggio, ect etc, ma la risposta è stata sempre la stessa, “Eh, che ci putimmu fari, iddri cumannanu, futtitinni, un ci pinsari”.
E guai a contraddilo o a far notare che magari oggi il problema non lo tocca direttamente, ma un domani, chissà, potrebbe riguardarlo, la risposta: “ca simu, cumu veni si cunta”.
Da questo berve scambio di opinioni è venuto chiaro che il vero problema non è l’indignarsi del degrado, della piscina chiusa, di una sanità allo sbando, di promesse non mantenute e via discorrendo, ma il “futtitinni” che ormai è nel Dna di tanti che osservano il tutto andare a rotoli e per loro è come se non succedesse nulla.
Il “futtitinni” resiste imperterrito specialmente se un’azione o reazione comporterebbe un eccessivo dispendio energetico o farsi inimicizie.
Il bello, o il tragico a seconda dei punti di vista, è che questa “apatia” non è una debolezza, ma una forza, è un’arma segreta per non lasciarsi preoccupare di nulla e vivere in pace con tutti.
E così, mentre il resto del mondo si affanna a cercare soluzioni per le varie crisi, a protestare, a partecipare, il nostro eroe si gode la frescura mattutina, protetto dal suo disinteresse e noncuranza.
Ma forse, in fondo, ha ragione lui. Forse l’unico modo per sopravvivere oggi è farsi dosi massicce di “futtitinni” e non pensarci aspettando che passi la nottata, tanto “ca tinni futti o no” a loro poco interessa.
Ma perseverare con il “futtitinni, un ci pinsari” è l’inizio, o la fine, di una strada in discesa dalla quale sarà sempre più difficile poi risalire Ad Maiora

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