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Trump doveva essere il mediatore di pace, ora nessuno gli chiede più e i fatti lo dimostrano

Last updated: 15/06/2025 6:34
By Redazione 81 Views 7 Min Read
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Perché il presidente Usa Donald Trump, che in questi giorni aveva intavolato trattative sul nucleare con l’Iran e aveva al contempo chiesto al leader israeliano Bibi Netanyahu di non attaccare la Repubblica islamica, all’indomani del bombardamento di Tel Aviv su Teheran e gli altri attacchi di Idf e Mossad sul territorio, ha appoggiato fortemente i raid?

Ha ragione chi dice che Trump è colluso fin dall’inizio e non solo da quando gli è stato comunicato che di lì a poco sarebbe scoppiata la guerra? A guardare le manovre militari in Medioriente, il Pentagono è pronto a dare sostegno a Tel Aviv nel conflitto, che a detta di Netanyahu durerà 14 giorni.

Teheran ha fatto presente che in base al diritto all’autodifesa sancito dalla Carta Onu risponderà agli attacchi in modo commisurato.

Posto che l’Ue dovrebbe condannare l’aggressione o vale solo per la Russia?, che invece viene spacciata per “guerra preventiva”, Trump dovrebbe valutare il fatto che il suo entusiasmo per Netanyahu, che ha isolato Israele dal resto del mondo, azzera la sua credibilità come uomo di pace.

Inoltre sarebbe comico, quello che dice, sarebbe ridicolo, quello che progetta, sarebbe divertente, se a parlare non fosse il capo della più grande potenza nucleare del Pianeta. Ma Donald Trump è il presidente degli Stati Uniti e in soli pochi giorni è riuscito a dimostrare di essere il più grande arraffone della storia, non certo “l’uomo della pace” che qualcuno raccontava. Trump vuole tutto, a prescindere da chi lo ha e lo vuole subito. 

Della pace e degli altri esseri umani non gli interessa nulla, questo è evidente.

Basta seguire il filo dei suoi interventi per capirlo, al di là di ogni ragionevole dubbio e di ogni posizione politica. E’, quella di Trump, una linea inevitabilmente destinata ad accelerare il confronto politico-economico-militare del Grande Risiko. I rischi sono davvero alti.

Cominciamo con l’Ucraina. Trump ha detto chiaramente al presidente Zelensky che l’aiuto degli Stati Uniti ci sarà, da oggi in poi, solo in cambio delle preziose terre rare che sono in Ucraina. Zelensky ha mollato subito, parlando della propria felicità per futuri investimenti di società statunitensi nelle terre rare ucraine. “Vorrei che le aziende americane sviluppassero qui questo settore”, ha detto in una conferenza stampa. Attenzione: lo ha detto dopo aver chiesto “armi nucleari per l’Ucraina” e prima di aprire per la prima volta la porta a negoziati con la Russia per far finire la guerra. Una mossa importante, quest’ultima. Il Cremlino, attraverso il portavoce Peskov, ha spiegato che il presidente russo Putin potrebbe trattare con Zelensky, anche se lo ritiene un presidente illegittimo. Ha aggiunto che Mosca cesserà immediatamente il fuoco e dichiarerà la propria disponibilità ai negoziati se Kiev “abbandonerà ufficialmente l’intenzione di aderire alla Nato. Se l’esercito ucraino lascerà le nuove terre russe e se verrà iniziata la smilitarizzazione e la “denazificazione” del Paese, scegliendo una politica di neutralità”.

Traducendo tutto questo, l’Ucraina si troverebbe finalmente senza guerra, ma priva dei propri territori e con la propria sovranità limitata. Il tutto al termine di una guerra che l’ha praticamente distrutta. L’accordo, però, verrebbe probabilmente benedetto da Trump, che si intesterebbe il “successo diplomatico”. Chiedersi il perché di un milione di perdite e della distruzione di un Paese in tre anni di guerra assurda ed evitabile resta esercizio di pochi. Gli altri – Trump in testa – volteranno pagina, dedicandosi finalmente alla definitiva scomparsa del popolo palestinese.

Anche qui, Trump ha dato il massimo contributo alla causa israeliana, annunciando il piano Usa per Gaza. Durante la conferenza stampa con il premier israeliano Netanyahu, in visita a Washington, ha spiegato che “Gaza è un luogo di morte, i palestinesi vadano altrove. Devono essere accolti dai Paesi vicini. Lì vivrebbero in pace”. Quindi ha proposto di occupare Gaza con truppe americane e di trasformarla nella Costa Azzurra del Medio Oriente. L’idea ha scatenato le reazioni di molti. Dei Paesi arabi e della Turchia, che hanno dato l’altolà, del presidente francese Macron e del governo tedesco.” La Striscia di Gaza appartiene ai palestinesi”, ha dichiarato la ministra degli esteri di Berlino, Annalena Baerbock. “La popolazione civile di Gaza – ha aggiunto – non deve essere espulsa e Gaza non deve essere occupata o ripopolata in modo permanente. È chiaro che Gaza, come la Cisgiordania e Gerusalemme Est, appartiene ai palestinesi. Esse costituiscono la base per un futuro Stato palestinese”.

Il tutto accade mentre infuria la guerra mondiale dei dazi, sempre voluta e firmata da Trump. La Cina ha risposto con dei contro-dazi, altri Paesi – ad esempio l’Indonesia – scegliendo di lasciare per sempre gli Stati Uniti come partner commerciale.

Intanto, si combatte ovunque, soprattutto in Africa. Anche qui il “pacifista” Trump ha ordinato ai suoi di bombardare in Somalia, per uccidere il capo di una fazione integralista islamica. Nella Repubblica democratica del Congo la nuova e antica guerra del Nord Est continua ad uccidere i civili. Il governo centrale non pare in grado di contrastare, al momento, i militanti dell’M23, spalleggiati dal Ruanda. Infine, in Sudan i combattimenti – ci sono stati 54 morti nell’attacco ad un mercato – si sommano alla più grande crisi umanitaria del Pianeta. Rischiano la vita milioni di donne, bambini, uomini. Chissà, forse Trump metterà presto in campo qualche geniale idea di futuro anche per loro.

Ed oggi il pacifista assiste, seduto sul suo divano, alla nuova guerra tra Israele e Iran, mettendoci sopra il cappello

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