Riceviamo e pubblichiamo
“Non posso credere che nel 2025 non esistano strumenti o soluzioni per restaurare un’opera ingegneristica di tale valore storico e simbolico. La verità, temo, è un’altra: manca la volontà. Rai Way ha trovato terreno fertile nell’inerzia — o peggio, nella complicità — di una politica locale priva di coraggio.
Ancor più grave è il silenzio della cittadinanza. A parte poche associazioni e singoli attivisti, la città tace. Un silenzio assordante, che rischia di diventare complice.
Mi chiedo da anni perché Rai Way non abbia mai effettuato interventi di manutenzione su un bene vincolato, sottoposto a tutela. E mi chiedo perché la Soprintendenza non sia intervenuta con fermezza per imporre quei doverosi interventi di conservazione. È il suo compito. Era suo dovere.
Temo che dietro questa vicenda si muovano interessi che non conosciamo. Per questo chiedo alla magistratura e alla politica vera, quella che ha ancora a cuore il bene comune, di vigilare. Che non si tratti dell’ennesima operazione speculativa, come accadde anni fa con il Parco Testasecca.
Non possiamo arrenderci. Non dobbiamo cedere, ancora una volta, a chi vuole cancellare la nostra memoria, abbattere i nostri simboli, annientare la nostra identità culturale.
Non demordiamo. L’antenna non si tocca”.
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