A Caltanissetta, l’onda della mobilitazione per salvare la storica antenna continua a crescere, con un fiorire di iniziative civiche, di nuovi gruppi WahsApp, di continui post sui social, azioni volte a creare il maggior coinvolgimento per preservare quello che è ormai percepito da molti come un vero e proprio simbolo identitario della città.
Questa fervente partecipazione è senza dubbio lodevole e testimonia un profondo attaccamento dei cittadini a un elemento del loro patrimonio, ma come al solito presenta dei “MA”.
Al di là dell’indubbio valore emotivo e simbolico, è fondamentale però affrontare la questione con pragmatismo, mettendo da parte per un attimo il sentimentalismo, che alla fine può non essere sufficiente o addiritura fregare, riconoscendo obiettivamente e oggettivamente che la sola volontà popolare, per quanto massiccia possa essere, potrebbe non bastare a risolvere una questione che ha assunto complessi meccanismi burocratici e legali.
Per quanto encomiabile sia l’impegno dei cittadini, la strada per la salvezza dell’antenna passa inevitabilmente per il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), che si riunirà il prossimo 18 luglio, prima udienza .
Ogni iniziativa, ogni raccolta firme, ogni manifestazione di affetto, seppur utile a sensibilizzare l’opinione pubblica, si scontra con la dura realtà di un contenzioso legale.
Il successo del ricorso al TAR, infatti, non è garantito dalla sola mobilitazione popolare, il giudizio finale non terrà probabilmente conto del sentimento dei cittadini, che tra le altre cose ad oggi ha raccolto soltanto 1.157 firme.
Servono, prima di tutto, solide basi giuridiche e tecniche.
È indispensabile che il ricorso sia supportato da una perizia di parte dettagliata e inoppugnabile.
Questa perizia dovrà attestare lo stato reale dell’antenna, pur sapendo la necessità di manutenzione e, eventualmente, contestare le motivazioni che hanno portato alla revoca del vincolo e quindi all’inizio del progetto di demolizione.
Senza un’analisi tecnica approfondita e credibile, qualsiasi azione legale rischia di rimanere lettera morta, in quanto l’unica perizia utile, ad oggi è quella del Politecnico di Milano, presentata da Rai Way.
Ma non è tutto. Anche nell’ipotesi più rosea, ovvero che il TAR si pronunci a favore del ricorso, decidendo per il suo mantenimento, si pone immediatamente un’altra questione cruciale: la disponibilità economica.
Dimostrare di avere le somme necessarie per effettuare gli interventi di manutenzione urgenti e non rinviabili è un passaggio che riteniamo imprescindibile e importantissimo.
Le manutenzioni strutturali, specie su un’infrastruttura di quelle dimensioni, vetustà sulla quale da oltre 15 anni non si interviene neanche per “spolverarla”, richiedono investimenti significativi.
Senza la prova tangibile della copertura finanziaria, qualora venisse ceduta o affidata al Comune, anche la vittoria legale potrebbe rivelarsi la classica vittoria di Pirro, lasciando l’antenna in uno stato di degrado irreversibile, con l’aggravante di esserne poi moralmente, civilmente e penalmente responsabili.
A questo punto, sorgono spontanee alcune domande fondamentali, a cui la cittadinanza più attiva e le parti interessate dovrebbero fornire risposte chiare e concrete prima del 18 di luglio..
Qualcuno sa se si sta procedendo ad effettuare una perizia di parte che possa costituire un pilastro importate e decisivo ai fini del ricorso al TAR?
Questo è di vitale importanza per comprendere se si stiano già muovendo passi in questa direzione, affidando l’incarico a professionisti qualificati in grado di produrre una valutazione tecnica inoppugnabile.
Parallelamente, e non meno importante, qualcuno vorrebbe esplicitare i progetti che dimostrino concretamente come reperire, da subito, gli almeno 2 milioni di euro necessari per affrontare gli interventi di manutenzione urgenti?
La reperibilità di queste somme non può essere lasciata al caso o al “poi si vede”.
E ancora. Qualcuno sa se si stanno esplorando fondi europei, nazionali, regionali, o se ci sono iniziative concrete con la possibilità di coinvolgere sponsor privati?
E infine. Qualcuno di grazia, sempre che ci siano, potrebbe rendere edotti i cittadini di questi progetti o iniziative e la loro concretezza, ovviamente in termini di tempistica ed economici?
La trasparenza su queste prospettive finanziarie è cruciale per alimentare una maggiore fiducia e, al di là dell’entusiasmo e del sentimentalismo, toglierebbe anche dubbi a coloro che, pur volendola mantenere, temono che il tutto vada poi a gravare poi sulle casse comunali, cioè i cittadini; casse comunali che non potrebbero garantire un tempestivo intervento, rischiando che l’antenna faccia la fine degli altri beni, con l’aggravante che la non manutenzione comporterebbe rischi per l’incolumità pubblica.
Per evitare che in futuro si debba dire “si sarebbe potuto fare”, forse è meglio agire e fare oggi con pragmatismo e lungimiranza. Non pensate?
La volontà è forte, il simbolo è amato, ma ora è il momento di tradurre il sentimento in azioni concrete, basate su solidità legale e disponibilità economica, per garantire un futuro reale all’antenna di Caltanissetta.
In caso contrario, nessuno si offenda, sono solo “chiacchiere” che non portano a nulla, se non al completamento dei lavori interrotti, per il momento, da Rai Way. Ad Maiora

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