C’è qualcosa di profondamente affascinante e a tratti inquietante, nel modo in cui ci si relazione spesso con gli altri.
Sembra quasi di assistere a una di quelle pubblicità che ti mostrano un prodotto, per loro, meraviglioso, ne esaltano ogni pregio, ti fanno sognare di possederlo al punto che già lo senti tuo, ma alla fine, con una suspense degna di una telenovela, non ti dicono il prezzo.
E tu, ormai completamente innamorato, sei pronto a volerlo a tutti i costi.
Il gioco è sottile, ma efficace.
L’oggetto del desiderio, che sia l’acquisto dell’ultimo modello di smartphon, la riqualificazione di una piazza, la riapertura di un luogo simbolo o struttura chiusa da anni, viene dipinto come l’unico e indispensabile passo verso un futuro migliore.
E in fondo, chi potrebbe criticare un obiettivo così nobile?
La promessa è tanto generosa quanto vaga che, in un modo o nell’altro, ci fa percepire che tutti ci guadagneremo, magari anche direttamente.
Nel frattempo, l’unica cosa che si nasconde è il costo di questa “meraviglia”, rimandando la comunicazione del prezzo a una successiva puntata, quando anche i più titubanti non potranno tirarsi indietro, per non essere additati come coloro che non hanno voluto che avvenisse quanto faticosamente ottenuto.
E’ un “tuffo” a spese di “Pantalone”, tanto chi se ne frega.
Se l’obiettivo finale da raggiungere è innegabilmente importante, il percorso per arrivarci non conta a costo di enormi sacrifici da fare in futuro e andando contro al famoso concetto del buon padre di famiglia, che nega il necessario alla famiglia ma per far bella mostra di un qualcosa non bada a spese.
Eppure, eccoci qui, pronti ad acquistare il prodotto tanto reclamizzato e desiderato, indipendentemente dal prezzo, che non è dato saper ma che scopriremo quando, davanti all’aut aut, non ci si potrà esimere dall’acquistarlo.
Sicuramente la cosa è importante, ma è anche l’emblema del fatto che pur di mettersi in evidenza si è disposti a far di tutto e soprattutto di più.
Che poi ci costi un euro o un milione, non cambia la sostanza, dobbiamo averlo a tuti i costi, anche se poi mangeremo pane e cipolla per anni.
Ma oltre alla spesa che ricadrebbe sul bilancio familiare o in alcuni casi sulla collettività, non si può fara a meno nel fare ironia sulla una certa coerenza.
Anche perchè chi pensa solo a se stesso, come anche fa la politica, ha un’altra dote misteriosa, quella di far dimenticare il passato, specialmente quando è scomodo.
Non osiamo immaginare cosa si sarebbe inscenato se certe cose le avessero fatte altri componenti della famiglia o altri politici.
Probabilmente ci sarebbero stati ammunitanemnti, proteste al vetriolo e denunce di un’inaccettabile ingiustizia e magari pensare più a se stessi.
Ma il gioco, adesso, è diverso. Il punto non è più la correttezza formale o la coerenza, ma il poter dire, alla fine, “è merito mio”.
E così, mentre si celebra l’imminente “acquisto”, si lascia in ombra il saper o il costo che l’ha reso possibile.
Ma si sa, noi siamo dei malpensanti e vediamo sempre trame oscure dietro ogni cosa, ma sta di fatto che, a differenza di altri, diciamo le stesse cose che molti pensano, ma che per motivazioni varie non dicono.
D’altronde, perché turbare con questo caldo la serenità della famiglia o dei cittadini parlando di vile denaro, familiare o pubblico?
Ma si meglio mettere tutti davanti al fatto compiuto o quasi, in modo che chi si dovesse tirare indietro verrebbe additato come non voler il bene della famiglia o della città. Ad Maiora

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