Le Associazioni Italia Nostra e SiciliAntica intervengono sulla recente nomina del direttore artistico del Parco Archeologico di Gela che suscita più di qualche perplessità, soprattutto dopo le dichiarazioni rilasciate ai media dai diretti interessati e in particolare dallo stesso neo-direttore, Michele Celeste.
Apprendiamo, infatti, che la nomina è stata diretta e fiduciaria, quindi senza alcun bando di evidenza pubblica, perché “fortemente voluto” dalla direttrice del Parco, Donatella Giunta;
che le sue prime iniziative partiranno a ottobre e saranno mirate quasi esclusivamente alla valorizzazione del Parco Archeologico Palmintelli – anche perché, al momento, dei 22 siti che fanno parte del Parco Archeologico di Gela è l’unico veramente fruibile; che il neo-direttore non conosce lo status dei siti che dovrà valorizzare perché non si è ancora recato sui luoghi ma “ci andrà molto presto”; che ha già pensato di costituire uno staff di cui faranno parte “esperti” della provincia, “5/6 persone di Gela, Villalba, Vallelunga, Mussomeli”. Escluse, a quanto sembra, le altre città del territorio, come Caltanissetta e San Cataldo, dove evidentemente, secondo Celeste, non ci sono “esperti” da prendere in considerazione; saranno, inoltre, selezionati altri “esperti” del mondo accademico “del campo dell’archeologia, della letteratura comparata, della mitologia”.
La prima domanda che sorge spontanea è: la nomina di un direttore artistico era una priorità del Parco Archeologico di Gela che, a dispetto della sua denominazione, è privo di archeologi sia come funzionari del Parco sia come componenti del Comitato tecnico-scientifico?
La risposta sorge altrettanto spontanea: certamente no, se si pensa peraltro che la nomina di un direttore artistico non è elencata tra le funzioni del Direttore di un Parco Archeologico, indicate nell’art. 22 della legge regionale 20/2000, che dovrebbe invece primariamente predisporre “il programma annuale e triennale di attività, con particolare riferimento alla ricerca archeologica, al restauro, manutenzione e conservazione del patrimonio archeologico”.
Lo scorso 13 giugno le Associazioni di SOS Sicilia Centrale hanno presentato a Caltanissetta un volume in cui sono stati censiti alcuni dei più importanti luoghi della cultura del territorio nisseno ed ennese, che sono chiusi e/o in grave stato di degrado e di abbandono, tra i quali ci sono numerosi siti e musei che dal 2019 sono (mal)gestiti dal Parco Archeologico di Gela. Il volume, dal titolo emblematico “SOS Sicilia centrale. Un territorio ferito tra criticità e potenzialità”, è stato concepito non solo come strumento di denuncia dello stato dell’arte di alcuni dei principali luoghi della cultura di uno dei territori più depressi della nostra isola, ma anche come strumento di conoscenza degli stessi. Riteniamo, pertanto, che esso possa e debba costituire il punto di partenza di qualunque iniziativa si voglia intraprendere e realizzare in questi siti.
Peraltro, poco o nulla è stato detto dalla direttrice del Parco Donatella Giunta e dal neo-direttore artistico Michele Celeste riguardo ai costi dei progetti di valorizzazione che saranno messi in campo e ai fondi che si utilizzeranno per realizzarli. Altrettanto vaghi sono stati i riferimenti ai membri dello staff che dovrebbero collaborare con Celeste, soprattutto in merito al loro reclutamento: sulla base di quali criteri oggettivi saranno nominati i cosiddetti “esperti”? O si tratterà anche in questo caso di nomine dirette e fiduciarie? E quali saranno i loro compensi?
Insomma, tra tanti dubbi e perplessità restano poche certezze: il nostro patrimonio archeologico versa in condizioni disastrose e i nostri siti attendono da anni di essere messi in sicurezza e di essere valorizzati come meritano; le Associazioni SiciliAntica e Italia Nostra, che da tempo denunciano questa vergogna e che in passato hanno tentato, invano, di collaborare con le istituzioni preposte, attendevano da queste ultime delle risposte fattive e concrete, ma non si aspettavano certo la nomina di un direttore artistico che poco o nulla ha a che vedere con le finalità di un Parco Archeologico.
Di certo, in Sicilia, e in particolare nel nostro territorio si continua a navigare a vista, senza avere la benché minima idea di quale sia la giusta rotta da seguire. Si calpesteranno, dunque, ancora una volta la nostra storia e le nostre più ancestrali radici? Ci auguriamo di no, ma al momento, per il nostro patrimonio culturale, non vediamo alcuna luce in fondo al tunnel.
Prof. Simona Modeo, Vicepresidente regionale di SiciliAntica
Prof. Leandro Janni, Presidente regionale di Italia Nostra Sicilia
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