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Cronaca

Il vile attacco che non può e non deve zittire la verità: Solidarietà a Sigfrido Ranucci e a tutto il giornalismo d’inchiesta

Last updated: 17/10/2025 13:24
By Sergio Cirlinci 133 Views 4 Min Read
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L’attentato avvenuto la scorsa notte contro Sigfrido Ranucci, conduttore di “Report” e simbolo del giornalismo d’inchiesta in Italia, insieme alla sua famiglia, che ha distrutto le loro auto, rappresenta un gesto di una gravità inaccettabile.

Non si tratta solo di un attacco criminale rivolto a una persona, ma di un vero e proprio assalto al cuore della nostra democrazia, alla libertà di stampa e al diritto dei cittadini di essere informati.

L’esplosione, capace di provocare una strage, è un chiaro segnale di chi teme la verità e cerca disperatamente di imporre il silenzio.

Coloro che hanno voluto e organizzato questo vile atto non hanno colpito solo Ranucci, ma hanno preso di mira l’intera redazione di “Report” e tutti quei giornalisti che, con dedizione e coraggio, portano alla luce verità scomode, rivelando scandali, corruzione e legami oscuri.

È un messaggio intimidatorio chiaro: “Alcune inchieste non devono vedere la luce”.

Eppure, chi si dedica a un giornalismo di questo calibro lo fa per una profonda convinzione e una passione che nessuno può fermare.

La storia ci insegna che la violenza, lungi dall’intimidire i veri professionisti dell’informazione, non fa altro che confermare l’importanza e la validità del loro lavoro.

Ogni minaccia, ogni atto intimidatorio, ogni lettera anonima, ogni proiettile, ogni bomba diventa una testimonianza dell’efficacia e della solidità delle loro indagini.

Le parole di Ranucci, che ha affermato di non fermarsi, ci confortano e risuonano come un avvertimento per gli attentatori, cioè che il loro tentativo di zittire ha avuto l’effetto opposto, alimentando ancora di più la determinazione del giornalismo d’inchiesta.

Non si può silenziare la verità con la forza.

Questo grave episodio ci ricorda che la libertà di informazione non è qualcosa di scontato, ma un valore che dobbiamo tutti insieme difendere ogni giorno, con la vigilanza delle istituzioni e il coinvolgimento della società civile.

L’uso del metodo mafioso, su cui sta indagando la DDA, evidenzia la violenza e l’organizzazione che si celano dietro a questo attacco, rendendo ancora più urgente e necessaria una risposta decisa e unitaria.

Vogliamo esprimere la nostra piena solidarietà a Sigfrido Ranucci, alla sua famiglia e a tutta la redazione, sperando che le indagini portino presto alla luce gli autori e i mandanti.

Nel frattempo, la comunità dei giornalisti e tutti i cittadini che credono in un’informazione libera devono unirsi attorno a “Report”, perché difendere il loro lavoro, così come quello di tanti altri giornalisti, significa proteggere il principio fondamentale della democrazia.

La verità, così come la critica e il dissenso, non possono e non devono essere messi a tacere. Ad Maiora

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