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A Caltanissetta “tutto apposto e niente in ordine”: son passati 9 anni e nulla è cambiato

Last updated: 16/05/2025 9:12
By Sergio Cirlinci 381 Views 7 Min Read
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A Caltanissetta, sembra che il tempo si sia fermato…. non è una novità

Correva l’anno 2016 quando alcuni “temerari” cittadini organizzarono una “passeggiata” dalla Villa Cordova al Comune per chiedere servizi migliore e contro una politica che definire inefficiente era un eufemismo.

Ne seguì una seconda, nel 2017, e poi, con altre persone, negli anni a seguire organizzarono altre manifestazioni, assemblee, sit in, raccolta firme, ma con quella prima “passeggiata”, che provocatoriamente chiamarono “Caltanissetta tutto apposto e niente in ordine“, apposto volutamente scritto unito, alla siciliana, volevano evidenziare i problemi atavici, mancanze strutturali e una visione poco chiara del futuro.

Molti cittadini lanciavano soluzioni, idee, proposte per scuotere una città che appariva già allora rassegnata al suo triste destino.

Alla stampa 9 anni fa dichiararono: “Con questa “Passeggiata” vogliamo stimolare Sindaco, Giunta e la sua maggioranza di fare, per come promesso in campagna elettorale, rinascere Caltanissetta; non pretendiamo cose eccezionali, sappiamo le difficoltà, ma chiediamo di fornirci i giusti servizi per i quali paghiamo le tasse, dando dignità ai residenti dei quartieri del contro storico ormai abbandonati e degradati, di dare la possibilità ai commercianti del centro di lavorare al meglio ascoltando le loro istanza, di rendere più sicura la città, di affrontare seriamente il problema del randagismo, della delinquenza, di occuparsi delle tante famiglie in difficoltà, di quelle che rischiano di perdere casa, di farsi promotore di serie iniziative di protesta contro Caltaqua ed ANAS, di mettere in pratica iniziative che creino realmente sviluppo, ascoltando le varie associazioni di categorie Tutto ciò mettendo in pratica la famosa democrazia partecipata di cui il nostro Sindaco in campagna elettorale parlava e che a nostro parere è rimasta, come moltissime altre cose, soltanto teoria, prova né è la crescente delusione dei nisseni. Queste critiche sono rivolte non solo a questa amministrazione, ma anche a quella parte di deputazione, sia essa regionale che nazionale, che poteva far qualcosa e non l’ha fatta. Lavorare e collaborare insieme, al di là dei colori politici, per la rinascita di questa città che giornalmente vede i nostri ragazzi, e non solo, partire per andare a cercare lavoro all’estero, vede abbassarsi l’ennesima saracinesca, veder perdere finanziamenti e sprecare soldi pubblici, in iniziative non certo azzeccatissime. Basta a tutto c’è un limite e l’ennesima beffa delle strisce blu e dei pass sono state le gocce cha hanno fatto traboccare il vaso”

Lo dichiararono nel 2016, ma sembra una dichiarazione di questi giorni.

Oggi, a distanza di 9 anni , con un sospiro amaro, dobbiamo constatare che nulla è cambiato e quel comunicato è attualissimo, non va cancellata nessuna frase.

Le stesse problematiche che affliggevano la nostra comunità sono ancora qui, vive e vegete, come spettri a testimonianze di un immobilismo cronico.

La viabilità fatiscente, la gestione dei servizi pubblici ancora troppo spesso un’emergenza, la mancanza di opportunità per i giovani costretti a emigrare in cerca di un futuro, la scarsa attenzione al patrimonio culturale e turistico, un elenco tristemente familiare.

La vera, cocente, delusione risiede nel constatare il silenzio assordante di chi un tempo, si univa al coro dei manifestanti, si ergeva a paladino del cambiamento, erano coloro che riempivano le piazze con proclami di rinnovamento, che “brandivano” soluzioni pronte, si vantavano di riferimenti regionali e nazionali, utili per risolvere ogni problema, ma che non sono stati utili neanche per nominare il nuovo presidente del Consorzio Universitario, di competenza regionale e vacante da un anno.

Oggi, una volta accomodatisi sulle poltrone del potere ed essendosi aumentati emolumenti e gettoni di presenza, stranamente sono diventati silenti e inerti di fronte agli stessi grandi problemi, ma che quando amministravano altri denunciavano con veemenza e cadenza giornaliera.

Mentre in altre realtà siciliane, anche a noi vicine, si intravedono segnali di progresso, progetti che prendono forma, iniziative che cercano di dare una scossa al torpore, da noi è tutto fermo e i nisseni sembrano avvolti da una cappa di rassegnazione.

Nessuno, o quasi, sembra porsi la domanda cruciale,  perché questa paralisi? Quali meccanismi occulti impediscono alla nostra città di scrollarsi di dosso questo immobilismo?

È facile cadere nella retorica sterile della lamentela, ma è doveroso interrogarsi sulle cause profonde di questa stagnazione.

E’ una mancanza di visione condivisa, un deficit di leadership, capace di unire le forze e proiettare la città verso orizzonti più ambiziosi, di una burocrazia elefantiaca che imbriglia ogni tentativo di innovazione?

O forse, ancora più tristemente, è una diffusa incapacità o mancanza di volontà di cambiare lo status quo, una comoda inerzia che preferisce la quiete apparente al rischio del cambiamento, che fa paura a tanti.

Sono trascorsi 9 anni. 9 anni di promesse non mantenute, almeno dalla prima passeggiata, di opportunità mancate e di un potenziale inespresso.

Caltanissetta meriterebbe di più. I suoi cittadini meritano una politica che agisca con concretezza ed efficacia, che non si limiti a sterili proclami o a vedere litigare per le poltrone, ma che si rimbocchi le maniche per costruire un futuro migliore.

Fino a quando dovremo continuare a scrivere lo stesso articolo, con la sola differenza della data?

Caltanissetta rimane intrappolata in questa spirale di immobilismo, guardando le altre città crescere e prosperare mentre noi restiamo testimoni inerti del nostro declino.

La risposta, purtroppo, non sembra ancora arrivare. E il silenzio, assordante, continua a dominare la scena. Ad Maiora

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