Qualche tempo fa,siamo venuti a conoscenza diuna proposta di legge finalizzata a sanzionare l’uso di anglicismi in contesti pubblici – stabilendo multe da 5.000 a 100.000 euro. La proposta di legge a firma di Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d’Italia, si colloca – è stato detto – «in un’ottica di salvaguardia nazionale e di difesa identitaria».
L’articolo 2 della proposta rende l’italiano obbligatorio per la promozione e la fruizione di beni e servizi pubblici, con l’istituzione di un Comitato per monitorare l’uso corretto della lingua.
Sebbene non sia un’iniziativa del governo, Giorgia Meloni aveva espresso preoccupazione per l’eccesso di parole straniere, incoraggiando l’uso dell’italiano, ma la proposta specifica ha suscitato polemiche. Insomma, non c’è stato un divieto ufficiale, ma un dibattito acceso innescato da una proposta legislativa che il governo, pur condividendo l’obiettivo di tutelare la lingua, non ha sposato ufficialmente.
In più, la proposta di legge è stata bocciata dalla benemerita Accademia della Crusca, per la quale «la proposta di sanzionare l’uso delle parole straniere per legge, con tanto di multa, come se si fosse passati col semaforo rosso, rischia di vanificare e marginalizzare il lavoro che noi, come Crusca, conduciamo da anni allo scopo di difendere l’italiano dagli eccessi della più grossolana esterofilia, purtroppo molto frequente», afferma il professore Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, cha aggiunge: «l’eccesso sanzionatorio esibito nella proposta di legge rischia di gettare nel ridicolo tutto il fronte degli amanti dell’italiano».
Comunque sia, il problema c’è e resta. Gli eccessi della più grossolana esterofilia, l’uso indiscriminato, acritico di parole in lingua inglese nella comunicazione pubblica e non solo, è un fatto che constatiamo tutti i giorni.
E dunque, veniamo a noi: nell’annuncio delle prodighe iniziative proposte per il Natale 2025/2026 da parte dell’attuale Amministrazione comunale nissena di centrodestra – che cito testualmente – mi ha colpito, se non infastidito, l’uso della parola “mood”: «La Città di Caltanissetta entra completamente nel 𝐦𝐨𝐨𝐝 𝐝𝐞𝐥 𝐍𝐚𝐭𝐚𝐥𝐞 con l’inaugurazione dei 𝐭𝐫𝐚𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐢 𝐦𝐞𝐫𝐜𝐚𝐭𝐢𝐧𝐢
Vieni a trovarci, ti aspettiamo!! Scopri 𝑻𝒖𝒕𝒕𝒊 𝒈𝒍𝒊 𝒆𝒗𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒅𝒂𝒍 7 𝒅𝒊𝒄𝒆𝒎𝒃𝒓𝒆 2025 𝒂𝒍 6 𝒈𝒆𝒏𝒏𝒂𝒊𝒐 2026»
Insomma: che bisogno c’è di usare la parola “mood”? Nella nostra bella e ricca lingua italiana si potevano usare i seguenti termini: “stato d’animo”, “disposizione”, “umore”, “atmosfera”, “clima”.
Altro che “mood”! E questi si definiscono “patrioti”, tutori della “italica identità”.
Prof. Leandro Janni, Italia Nostra Sicilia
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