Lo choc da offerta sul mercato del gas dovuto allo stop quasi totale del metano russo via Ucraina,
di cui Il Fatto ha dato conto ieri, non è di fatto ancora arrivato, eppure gli italiani possono già misurare cosa potrà capitare alla loro bolletta energetica nel 2025 dalle tensioni sui mercati
energetici degli ultimi due mesi.
Ieri l’Autorità per l’energia (Arera) ha fatto sapere che per i cosiddetti vulnerabili (3,5 milioni
di utenti tra over 75, disabili, percettori di bonus sociali, etc.) il conto dell’energia elettrica –
influenzato dal prezzo del gas –salirà della bellezza del 18,2% tra gennaio e marzo, aumento
che segue peraltro il +8,8% del trimestre precedente.
Scrive Arera nel suo comunicato: “La spesa annuale per l’utente tipo vulnerabile in regime
di maggior tutela si attesterà a 523 euro nel periodo compreso tra il 1° aprile 2024 e il 31 marzo-Tale valore rimane inferiore del 2,1% rispetto ai 534 euro registrati nel periodo precedente
(1° aprile 2023 -31 marzo 2024)”.
Insomma, il costo calcolato su 12 mesi è più o meno simile a quello di un anno in cui c’erano state discrete perturbazioni dei prezzi: il processo di raffreddamento dei costi energetici è finito e, peggio, la curva dei prezzi pare essersi invertita.
La situazione è assai simile per il gas, che in realtà è la base del prezzo della corrente, dove però da metà 2022 l’aggiornamento dei prezzi avviene su base mensile: restando sempre ai vulnerabili, le ultime due decisioni Arera sono state +5,3% per i prezzi di ottobre e +4,6% per novembre.
L’attesa è per un ulteriore aumento: al prezzo attuale all’ingrosso i costi di dicembre faranno
segnare +4%, dunque quasi +14% nel trimestre.
Paradossalmente i cosiddetti “vulnerabili ”, che pagano meno o molto meno degli altri, sono
i primi ad avvertire il cambiamento dei prezzi della materia prima all’ingrosso: subito dopo di loro arrivano quelli appena espulsi dal servizio di tutela e finiti, per tre anni, al servizio a tutele graduali (3,7 milioni di utenti), che a breve avranno brutte sorprese.
Per i clienti del mercato libero di gas (14,7milioni) ed elettricità (23 milioni), invece, la tempistica degli aumenti dipende dai contratti: se il prezzo dell’energia è fisso la differenza verrà recuperata al rinnovo, se è variabile inizierà a farsi sentire subito (va ricordato, come tutti sapranno,
che il prezzo della materia pesa per il 50-60% della bolletta, il resto sono trasporto e gestione dell’energia e tasse). Insomma, fare previsioni sensate su questa categoria di utenti è quasi impossibile, ma per quel che vale facile.it ha stimato che coi prezzi attuali la bolletta elettrica tipo dovrebbe aumentare l’anno prossimo di oltre il 10% (da 826 a 921 euro annui), altri parlano addirittura di aumenti fino al 30% se i prezzi restano questi.
Questo, però, è solo quello che è già successo, cioè l’aumento dei prezzi degli ultimi
due-tre mesi e il modo in cui si sta scaricando sulle bollette. A questo punto, per capire quale
rischio incomba su famiglie e imprese italiane, cioè sul Paese, è utile riassumere brevemente
cosa ci aspetta nel prossimo futuro.
Il 31 dicembre scade l’accordo tra Ue, Mosca e Kiev per il transito del metano di Gazprom via Ucraina: il gas russo via tubo pesa per il 12% dell’import europeo di gas, quello che
verrà fermato dal 1° gennaio è circa la metà.
Problema: una minore offerta spingerà in alto i prezzi nel vecchio continente e costringerà i Paesi dell’Ue a ricorrere al più costoso gas naturale liquefatto via nave, strappandolo al resto del mondo, Asia in testa.
Anche il mercato, ormai, ha iniziato a preoccuparsi, specie da quando Vladimir Putin, giovedì, ha detto che di possibilità per un accordo dell’ultimo minuto non ce ne sono: ieri il gas in Europa, quello contrattato al mercato Ttf di Amsterdam, ha chiuso a quasi 48 euro al megawattora, su livelli raggiunti raramente negli ultimi 18 mesi e il 44% sopra la quotazione di fine dicembre 2023 (sul mercato italiano il prezzo in asta ieri era 49 euro).
Questo in un momento in cui in Europa si tende ad attingere alle scorte più del solito (e dunque meno al mercato spot): gli stoccaggi dei Paesi Ue ieri erano pieni al 74,7%, un anno prima all’87%.
Ieri il direttore della divisione energia di Arera, Massimo Ricci, affidava al sito del Sole 24
Ore quello che pare più un desiderio che una stima: “La soglia dei 50 euro per MWh sembrerebbe non ancora raggiunta, soprattutto nei prezzi previsti per i primi mesi dell’anno
prossimo”.
Il problema degli ottimisti è che in un mercato così corto basta un singolo intoppo nella catena di forniture o un picco della domanda per far impazzire i prezzi.
Da ilFattoQuotidiano
