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Borsellino, si cerca l’agenda rossa nelle case dell’ex procuratore Tinebra: ipotesi loggia massonica

Last updated: 26/06/2025 18:11
By Redazione 337 Views 5 Min Read
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La Procura di Caltanissetta ha disposto tre perquisizioni eseguite dai carabinieri del Ros in abitazioni riconducibili all’ex procuratore Giovanni Tinebra, già responsabile delle indagini subito dopo la strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992, in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino insieme ai cinque agenti della scorta.

Contents
Ipotesi loggia massonicaL’appunto del 20 luglio 1992

Le operazioni si sono svolte tra le province di Caltanissetta e Catania e hanno riguardato immobili riconducibili alla famiglia Tinebra. L’obiettivo degli inquirenti è chiaro: ritrovare l’agenda rossa del magistrato, scomparsa misteriosamente subito dopo l’attentato mafioso.

Ipotesi loggia massonica

Ma non è tutto. Secondo quanto emerge da un comunicato ufficiale, la procura guidata da Salvatore De Luca sta indagando anche su una possibile appartenenza di Tinebra a una loggia massonica coperta con sede a Nicosia, in provincia di Enna.

«Dall’analisi delle dichiarazioni rese nel corso degli anni da alcuni collaboratori di giustizia – spiega De Luca – unita alla contestuale rilettura degli esiti di procedimenti penali anche di altri distretti, sono emersi concreti indizi circa l’esistenza di una loggia segreta a Nicosia, di cui avrebbe fatto parte anche Giovanni Tinebra».

L’ex procuratore, deceduto nel 2017, prestò servizio alla Procura di Nicosia dal 1969 al 1992, proprio fino a poche settimane prima della strage di via D’Amelio, quando fu nominato procuratore a Caltanissetta per seguire l’indagine sull’attentato mafioso.

Il nome di Tinebra era già stato citato più volte nell’ambito delle inchieste sui presunti depistaggi legati alla strage. Ora, le indagini si intensificano con un nuovo filone che punta a far luce sui misteri ancora irrisolti legati a quel tragico 19 luglio.

Il pentito Angelo Siino, nell’ambito di una attività di indagine svolta dalla Procura di Napoli alla fine degli anni ’90, ha parlato dei suoi rapporti con Salvatore Spinello, massone già in rapporti con il palermitano Giuseppe Mandalari condannato per associazione mafiosa, presentatogli da Francesco Salamone. Siino disse a Spinello si era presentato quale massone intenzionato a creare «una super loggia massonica segreta nella quale potessero confluire esponenti politici di rilievo della imprenditoria e della criminalità organizzala in modo da creare rapporti di reciproca convenienza» e con grande capacità di infiltrazione negli apparati pubblici.

In dialoghi intercettati dai Pm di Napoli, Spinello in una conversazione telefonica con Giuliano Di Bernardo, gran maestro della Loggia regolare d’Italia, gli parlò delle logge siciliane soffermandosi su quella di Nicosia sottolineando la presenza al suo interno di un “personaggio estremamente in auge che è in una posizione di
grande rispetto, di grande eh, di grande giurisdizione».

In altra conversazione, Spinello facendo riferimento agli aderenti alla sua obbedienza disse «Tinebra è dei nostri anche lui, era della loggia di Nicosia …io naturalmente quando vado là, non vado pubblicamente ad abbracciarlo, perché non voglio comprometterlo»

L’appunto del 20 luglio 1992

Agli atti del procedimento è stato «acquisito un appunto del 20 luglio 1992 (l’indomani della strage di via D’Amelio, ndr) firmato da Arnaldo La Barbera, rinvenuto negli archivi della squadra mobile di Palermo in cui si legge che “in data odierna, alle 12, viene consegnato al dottore Tinebra, uno scatolo in cartone contenente una borsa in pelle e un’agenda appartenenti al Giudice Borsellino”».

Un appunto che, spiega il procuratore di Caltanissetta, «privo di qualsiasi sottoscrizione per ricevuta di quanto indicato da parte da Tinebra non era mai stato trasmesso a quest’ufficio nell’ambito delle indagini per la strage di via D’Amelio, né La Barbera ne aveva mai fatto menzione nel corso delle sue escussioni».

Gli accertamenti svolti dalla Procura di Caltanissetta, ricostruisce il procuratore De Luca, «non hanno consentito di verificare che detta consegna sia effettivamente avvenuta nelle mani del dottore Tinebra, né che l’agenda in questione fosse effettivamente l’agenda rossa e non altra agenda appartenuta al giudice Borsellino poi effettivamente rinvenuta».

«Non può sottacersi – sottolinea il procuratore di Caltanissetta – che, in ogni caso, tale borsa sarebbe pervenuta nella disponibilità di La Barbera il 19 luglio sera e, secondo la su indicata nota, sarebbe stata consegnata nella tarda mattinata del 20 luglio del 1992, con la conseguenza che La Barbera avrebbe avuto tutto il tempo di prelevare o estrarre copia della più volte citata agenda rossa».

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