Tv. Insorgono le opposizioni. Chiusi sei programmi, tra le novità il bis di Benigni
A una settimana dalla presentazione ufficiale dei palinsesti Rai d’autunno, prevista il 27 giugno a Napoli, fanno discutere i tagli destinati ad abbattersi sui programmi di approfondimento.
Il rischio è “di indebolire gravemente l’offerta e l’immagine stessa” dell’azienda, lamentano i consiglieri di opposizione Alessandro di Majo e Roberto Natale dopo la riunione informale del cda, che cederà poi il passo alla presa d’atto formale in calendario, sempre a Napoli, il 26 giugno.
Preoccupazione condivisa dal consigliere eletto dai dipendenti, Davide Di Pietro. Insorgono anche Pd, M5s, Avs, Iv: “Ridurre il giornalismo d’inchiesta rischia di minare il pluralismo”, dicono i capigruppo in Vigilanza Stefano Graziano (Pd), Dario Carotenuto (M5S), Mariaelena Boschi
(IV), Peppe de Cristofaro (Avs). E avvertono: “Un Cda senza presidente non può prendere decisioni di questo tipo”.
La spending review, nell’ottica dell’azienda, è legata ai vincoli finanziari imposti alla Rai dalla legge di Bilancio: numeri alla mano, solo dalle sforbiciate ai programmi – si apprende – Viale Mazzini deve risparmiare 8 milioni nel 2025 e 17 milioni nel 2026. Peraltro anche le linee guida varate dal Cda a febbraio prevedono la razionalizzazione dell’offerta e il rafforzamento dell’identità delle reti. E così, stando alla prima illustrazione delle novità settembre-dicembre, su Rai3 si ridurrebbero in misura proporzionale alla durata e in un’ottica bipartisan – le
puntate di Report (che passerebbe da 28 a 24), Lo Stato delle Cose (da 32 a 25), FarWest (da 28 a 22), Presadiretta (da 16 a 14). Petrolio si sposterebbe nel pomeriggio, a gennaio, quando è previsto anche il ritorno di XXI Secolo e di Indovina chi viene a cena. Su Rai2 Resta in panchina Antonino Monteleone dopo lo stop all’Altra Italia, si ferma Generazione Z di Monica Setta, chiude Tango; su Rai3 esperienza finita anche per Agorà Weekend e Rebus.
“Siamo ben consapevoli delle esigenze di razionalizzazione delle proposte e di contenimento dei costi, ma le modalità ipotizzate andrebbero a colpire in modo sproporzionato il prodotto”, protestano di Majo e Natale.
Di Pietro intravede anche il rischio di “essere potenziali vittime di manovre politiche da parte dell’esecutivo di turno” e auspica “una revisione rapida della legge sulla governance”, in linea
con il Media Freedom Act.
Sempre sul fronte approfondimenti, confermati Porta a Porta, Storie di Sera, In Mezz’ora, Mi manda Rai3 che raddoppia, Chi l’ha visto?, mentre non è previsto, al momento, il nuovo access prime time affidato al direttore del Tempo Tommaso Cerno (che occuperebbe lo spazio della Confessione di
Peter Gomez su Rai3), già finito al centro delle polemiche, anche se l’ipotesi non sarebbe tramontata.
E non c’è neanche Barbara D’Urso: l’indiscrezione – circolata negli ultimi giorni – è finita in prima pagina sul Foglio, secondo cui per l’ex volto Mediaset sarebbero state pronte otto serate, con la benedizione di Matteo Salvini.
Quanto è bastato alla Lega per una secca smentita: il vicepremier “non si occupa di palinsesti, programmi e conduzioni televisive”.
Messo a segno il bis di Roberto Benigni , atteso a dicembre con un monologo su San Pietro, per l’intrattenimento in day time le novità sono CiaoMaschio con Nunzia De Girolamo nel sabato
pomeriggio di Rai1 (al posto di Sabato in diretta di Emma D’Aquino) e Storie di Donne al Bivio Top con Monica Setta il sabato su Rai2. A Domenica in accanto a Mara Venier è atteso Gabriele Corsi.

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