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Caltanissetta: Disconnettersi dai social L’Istituto “Rapisardi”premiato dalla Bocconi

Last updated: 22/05/2025 11:53
By Redazione 121 Views 4 Min Read
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Il progetto del “Rapisardi” ha vinto il riconoscimento Concretezza del concorso nazionale “A scuola
di inclusione”

Un fine settimana senza notifiche, lontani da Instagram e Tik-Tok, immersi nella natura come
veri scout.

È questa l’idea con cui l’Istituto tecnico economico e tecnologico “Rapisardi” di Caltanissetta ha
vinto il Premio Concretezza, consegnato ieri mattina a Brescia durante la cerimonia finale del concorso nazionale “A scuola di inclusione”, promosso dall’Università Bocconi con Intesa Sanpaolo, Dynamo Camp e la media partnership di Repubblica.

Otto compagni della quarta D — 17 anni di media, iscritti agli indirizzi informatico e costruzioni, ambiente e territorio — hanno battuto la concorrenza di centinaia di studenti provenienti da
tutta Italia, con un’intuizione: disconnettersi dai social per riconnettersi con se stessi. «Scrolliamo per noia, ma finché non lo metti nero su bianco non ti rendi conto di quanto tempo butti — racconta Valeria Romano, 18 anni — A volte mi sento insicura: quei video patinati ti fanno pensare che la
tua vita non sia abbastanza. Ma non è così. Serve più consapevolezza».

Il progetto, dal titolo “L’impatto dei social media sulla salute mentale”, nasce da una domanda semplice: i social ci connettono davvero o ci isolano?

Da lì, due fasi: prima una riflessione personale, con questionari, incontri con psicologi e informatici, piani individuali di gestione del tempo online.
Poi, il secondo step: un weekend detox nella natura, nato dall’idea di uno degli studenti scout. Si parte il venerdì pomeriggio, si consegnano i telefoni e ci si immerge tra falò, giochi, camminate
e chiacchiere dal vivo.
«I ragazzi hanno analizzato le loro abitudini digitali e hanno scoperto che passano anche 8-10 ore al giorno davanti a uno schermo — racconta la professoressa di lingue e letteratura Marcella Marino, tutor del team — È stato un momento di consapevolezza: alcuni si sono sentiti spiazzati, altri hanno confidato di sentirsi inferiori rispetto agli standard dei social».
I dati raccolti dai ragazzi parlano chiaro: il 64% ha ammesso di trascorrere più tempo online di quanto ritenga sano, il 37% ha detto di aver rinunciato ad attività o relazioni per restare connesso. «Prima usavo i social come rifugio — confessa Paride Passanisi, 17 anni — Era un periodo buio, non uscivo, litigavo con gli amici.
Scrollare era il mio modo per non pensare. Questo progetto mi ha fatto aprire gli occhi: isolarmi non serviva, ora uso il telefono molto meno».
Il progetto si è rivelato anche un’occasione formativa: «Abbiamo imparato l’importanza del lavoro di
squadra — spiegano gli studenti —ma anche come comunicare un messaggio importante in modo chiaro e coinvolgente. E soprattutto abbiamo riflettuto su come i social influenzano le emozioni e la percezione di noi stessi».

Non è mancato l’impegno pratico: il team ha lavorato in gruppo tra Caltanissetta, Delia, Serradifalco
e Santa Caterina, facendo riunioni online. «Il tema dell’inclusione è molto caro alla Bocconi — ha
detto il rettore Francesco Billari — È un impegno quotidiano che si riflette in un campus con 115 nazionalità dove vige la parità di genere. Facciamo uno sforzo per garantire l’accesso agli studenti meritevoli, anche se in difficoltà. Oggi sono 1900».

Da laRepubblicaPalermo

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