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Caltanissetta e il “bandwagon”: cambiare idea è un segno di intelligenza, ma delle volte è una vera mancanza di rispetto nei confronti di chi vota e crede in un programma

Last updated: 08/04/2025 7:11
By Sergio Cirlinci 265 Views 7 Min Read
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Si tratta del noto effetto “bandwagon” o “carrozzone”(salire sul carro del vincitore) che spinge molti, pur di ottenerne un vantaggio, a passare con chi ha più successo politico e, in alcuni casi, essendo precedentemente stati avversari.

Esiste anche il senso dispregiativo chiamato “istinto del gregge”, la tendenza a seguire la “folla” per trarne vantaggio.

In politica questo succede sia prima delle elezioni, ma anche dopo.

Mentre alcuni cittadini tendono a non far capire chi voteranno, così, una volta concluse le elezioni, potranno dire di aver votato per il vincitore, c’è poi chi, cosa più grave, si era dichiarato contro il vincitore finale, magari non convinto del tutto, avendo sperato fino all’ultimo di far parte della squadra vincente, ma poi con l’arrivo della primavere e improvvisamente, “folgorato sulla via di Damasco”, cambia idea, tornando probabilmente alla sua vera natura, idea iniziale, e decide di andare contro tutto quello detto e fatto in questi mesi e di salire sul carro del vincitore per sedersi anche lui a “tavola”.

“Cambiare idea è un segno di intelligenza” (cit.) ma quando il mutare la propria idea va oltre, francamente non sembra, agli occhi degli altri, una scelta del tutto intelligente, risultando anche una mancanza di rispetto verso le altrui intelligenze.

Giusta e intelligente lo sarà sicuramente per coloro che la cambiano, meno per chi credeva in loro, che li ha appoggianti, sostenuti e votati e che adesso dovrebbero anche loro cambiare idea su tutto quello che hanno detto e creduto sino a ieri.

Il capo è capo e, anche se la farà passare come una decisione condivisa da molti, rimarrà il fatto che smentirà un anno do lavoro, e dovrà impegnarsi bene nel motivarla.

Per i simpatizzanti al limite non rimarrà altro da fare che inghiottire l’ennesima delusione.

Ma il “capo” decide e poi i suoi “dipendenti” eseguono, “dipendenti” che sono coloro che in questi mesi ci hanno messo la faccia, che si sono espressi e comportati in un certo modo, opponendosi a coloro che adesso potrebbero diventare i loro nuovi alleati, comprendendo che un’arrampicata sugli specchi diventerebbe poco credibile e accettabile.

Non sempre i “dipendenti” condividono le scelte del “capo“.

Per loro loro esistono delle “ancore di salvezza” o “vie di fuga”, ovviamente sempre che vogliano mantenere fede al mandato ricevuto dai propri elettori, che li hanno votati proprio per la linea seguita ai tempi.

Il Regolamento per il funzionamento del consiglio comunale, impone ai consiglieri l’appartenenza ad un gruppo, solitamente è quello corrispondente al partito/movimento nel quale si è stati eletti, ma qualora si decidesse di uscirne, per avariati motivi, si può aderire, se già esiste, al “gruppo misto”, se non esiste, come riportato nell’art.14, comma1, lo si può creare.

Per crearlo, basta uscire dal proprio gruppo di appartenenza, mentre per farne uno nuovo sono necessari 1/10 dei componenti l’assemblea, nel caso nisseno, bastano 2,4 consiglieri, che per difetto, se non sbagliamo, si arrotonderebbe a 2, oppure si può sempre decidere di confluire in altri gruppi, quelli già costituiti, che costituirebbe comunque il minore dei mali, essendo l’adesione sempre migliore del dover abbandonare un lato del consiglio, passando dall’altra parte, evitandosi il “trasloco”, andando a rinforzare quella maggioranza che si è cercato di contrastare sino a ieri in tutti i modi.

Questo comportamento aumenterebbe la loro credibilità e stima, politicamente parlando, nessuno di coloro che li ha votati, ma anche di chi non lo ha fatto, potrebbe accusarli di essersi lasciati convincere dal capo e da familiari, che da tempo hanno fatto altre scelte, nessuno potrà rimproveragli di essere dei “voltagabbana”, cosa che ovviamente chi li accoglierebbe non farebbe mai, ricordando al limite la parabola del “figliol prodigo”.

Ma il problema non sarebbe solo per chi è stato eletto, lo sarebbe anche per i loro sostenitori, coloro che per mesi hanno sposato e condiviso una certa linea e che adesso dovranno cancellare tutto compresi post e commenti sui social, cosa che dovrebbero fare anche gli eletti, e “riconvertirsi” al nuovo modo di pensare e soprattutto di agire, di coloro che prima invece avversavano non condividendo nulla.

Tutti indistintamente dovrebbero rimangiarsi quanto detto, applaudendo scelte, atteggiamenti e personaggi ampiamente criticati, insomma tutti dovrebbero diventare “amici” di coloro che erano considerati “nemici”, ovviamente politicamente parlando.

Della “buona digestione” dei politici, nessuno nutre ormai più alcun dubbio, ma i comuni cittadini che erano orgogliosi di esserlo, avranno lo stesso stomaco ?

In caso di indigestione di massa, la politica è bravissima nel fornire la giusta dose di “bicarbonato” , in questo caso la motivazione del passaggio, che cercherà e in moti casi riuscirà, a far digerire questo e altro, parlando di opportunità di crescita, di nuovi traguardi e di nuove possibilità per tutti, insomma lasciando intuire che a capodanno di lenticchie non ne mancheranno sulla nuova tavola che si sta apparecchiando, convincendoli che sarà un vantaggio anche per loro, in quanto a quel piatto anche altri potranno attingere in futuro.

Non resta che sperare che le voci che arrivano dal Palazzo, siano solo frutto di dicerie e malelingue, anche se pian pianino da una singola voce sta diventando un coro, in questo caso la “suonata” cambia, colpendo anche il silenzio del “direttore d’orchestra” e dei “musicanti”.

“Chi tace acconsente”, sarà così ?

Ma nulla di nuovo sotto il sole, sarebbe un’ulteriore dimostrazione che per la politica la coerenza è un accessorio trascurabile, fortunatamente e si spera non lo sia per tutti. Ad Maiora

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