Chi ospita delle persone deve far di tutto per mettere a suo agio gli invitati, partendo da accogliergli in una casa pulita e accogliente e facendo di tutto per evitargli problemi.
Purtroppo gli studenti universitari che frequentano le facoltà nissene, ragazzi che tra le altre cose fanno sacrifici e spendono anche dei soldi, che finiscono nelle tasche dei nisseni, non è la prima volta che lamentano disservizi non legati soltanto alla crisi idrica.
Tempo fa scrivemmo che, a causa della crisi idrica, alcune lezione si tenevano da remoto, in quanto molti ragazzi se ne dovettero tornare nelle proprie città di residenza, perchè qui non si potevano neanche lavare.
Questo ovviamente incide, oltre che sotto l’aspetto dell’immagine, anche economicamente sulla città sia oggi che per il futuro, quale studente potrà mai pensare di venire a studiare qui da noi, sentendo quello che altri studenti stanno subendo oggi ?
Se fosse solo un problema idrico, sapendo quello che sta succedendo, con dispiacere non si può che comprendere, gli stessi problemi li vivono anche i cittadini nisseni.
Ma i problemi non sono solo idrici e gli studenti in questo documento (foto), li descrivono bene.
Dispiace soltanto il titolo, giustificato solo dal fatto che il termine usato è dettato probabilmente dalla rabbia e da certe aspettative che non stanno trovando al momento riscontro.
Lamentano in primis la mancanza da maggio del Presidente del Consorzio e del Consiglio di Amministrazione, “il Consorzio è paralizzato”, con tutte le conseguenze che ciò causa, mancanza di possibili convenzioni, mensa etc etc..
Il documento, che rinvia ad altri che seguiranno, si chiude con una frase che dovrebbe far ben riflettere la politica tutta e specialmente chi, in campagna elettorale, ha fatto un proprio cavallo di battaglia proprio l’Università, di conseguenza il Policlinico per la rinascita della città.
“noi restiamo in una situazione che ci invita ogni anno a far le valige e andar via”…”qui ci sono persone, ragazzi veri, che dopo mille sacrifici si trovano senza servizi e, ancor peggio, senza risposte”.
Questi ragazzi andrebbero incoraggiati a restare, non “costretti” a scappare. Ad Maiora
