Come è normale che sia, c’è chi ne parla bene e chi meno
Sui social si dibatte spesso sulla città, sulle sue condizione, se sia una città con piccoli o grandi problemi, se va tutto bene o se c’è molto ancora da fare per renderla quanto più vivibile possibile.
La città perfetta non esiste, è inutile illudersi, ma ci si augura che quando si dibatte sulla propria città la discussione sia affrontata “onestamente”, riconoscendo le positività, che ci sono e che sono tante, ma anche accettare serenamente criticità, disfunzioni e non ultimo, cosa più difficile, errori di chi amministra, ma soprattutto che non si difenda o si critichi per interessi particolari, personali o diretti, interessi che fanno mettere il prosciutto davanti gli occhi e il tappo in bocca.
Delle volte quello che viene pubblicato, è influenzato da simpatie o antipatie politiche, mentre chi vede solo positività è come l’innamorato pazzo, che vede solo pregi e mai difetti.
Partendo da principio che nessuno odia la propria città, solo uno stupido potrebbe farlo, vanno dette alcune, magari fastidiose, ma non certo campate in aria, dette senza presunzione alcuna e non pretendendo essere “il verbo”, ma una personalissima riflessione, più o meno condivisibile.
Questa città, senza fare giri di parole, viene attaccata o difesa non proprio per l’amore che tutti sbandierano, ma in funzione di che colore è l’amministrazione.
Senza andare troppo a ritroso, parliamo dall’amministrazione precedente, quella di Roberto Gambino.
Durante la sua amministrazione, esclusi quelli della pandemia, che tra le altre cose bisogna riconoscere essere stata gestita benissimo, Gambino & C. venivano attaccati su tutto, e, verso fine mandato, anche da molti che in passato erano suoi simpatizzanti o dai suoi consiglieri passati all’opposizione.
I cittadini che poi hanno cambiato parere, non sono impazziti o perchè si sono avvicinati ad altre formazioni politiche, ma solo ed esclusivamente per un problema di onestà intellettuale, sconosciuta a tanti, non condividendo più certe scelte e comportamenti.
Tutto però si può criticare a Gambino, ma in quegli anni c’era una buona interlocuzione, lui e i suoi assessori intervenivano per chiarire le critiche loro rivolte e mai si sono sottratti al confronto, mai hanno querelato o minacciato di farlo cittadini per le critiche ricevute, come anche mai hanno tolto il saluto a chi li attaccava.
Mai nessuno di loro ha negato un pubblico dibattito, basta ricordare l’Assemblea sul Policlinico del maggio 2022, i vari sit in, come anche i diversi consigli comunali, aperti e non, su vari argomenti importanti per la città.
Policlinico, Antenna, Sanità, Ufficio Tributi, Piscina, Ville, Randagismo erano gli argomenti maggiormente dibattuti.
La stessa opposizione non si sottraeva a critiche, anche forti e alcune volte “offensive” e chi criticava Gambino veniva “apprezzato” e “stimato”, oggi, se critichi, rischi.
Le critiche non venivano solo dai banchi dell’opposizione, ma anche dai sostenitori, che sui social giornalmente non lesinavano parole non certo di apprezzamento, scappati di casa era il più gentile.
Anche allora le classifiche non ci premiavano e questo era un ulteriore occasione per criticare e attaccare, non mi si ricordano querele.
La città ad oggi, con questa nuova amministrazione, non ha fatto nessun passo in avanti, anzi.
I sostenitori li giustificano dicendo che è passato troppo poco tempo, e questo ci potrebbe anche stare, ma se è presto per i risultati non lo è per il resto.
Come per Gambino arrivò il Covid, per Tesauro è arrivata la crisi idrica che ha messo a dura prova la nuova amministrazione e messo a nudo alcune “debolezze” di questa amministrazione e di qualche assessore.
“Gambino comunica troppo”, questa era l’accusa, mentre oggi assistiamo ad una comunicazione latitante, su argomenti, come ad esempio i pozzi, il silenzio è tombale, e quella poca che c’è, comunicati, spesso va in contrasto con la realtà.
Promesse a non finire, soluzioni già pronte, da scongelare, passare al microonde e servire calde calde, almeno così si era fatto credere.
Ed oggi dal microonde esce poco o nulla ma i sostenitori, anche se affamati, stanno zitti.
I problemi da risolvere, quelli che si rimproveravano a Gambino sono lì, belli e congelati.
Dove sono quelli che su Antenna, Piscina, Ospedale, centro storico abbandonato, negozi compresi e su tutto il resto, scrivevano fiumi di parole, con annesse foto, di erbacce, marciapiedi impraticabili, di transenne dimenticate o attorno alle buche e di tutto il resto ?
Oggi sono silenti, oggi non scrivono e non pubblicano più nulla se non per attaccare, chi tenta di dare una “scossa” a chi amministra, tentativi fatti, a differenza di altri, senza tornaconti personali o fini politici, anzi subendo e rischiando querele per diffamazione, querele che vengono poi puntualmente archiviate.
Mantenere sempre lo stesso atteggiamento non vuol dire per questo essere denigratori seriali, anzi dimostra l’esatto contrario.
Giusto gioire se arriva qualche bella notizia, ma non per questo farla passare come risolutrice delle tante altre problematiche.
Bisognerebbe comprendere anche che fin quando si difenderanno i propri, anche se non stanno facendo bene, non è dimostrare amore per la città, ma è amore di parte fatto per assicurarsi simpatie e di conseguenza qualche favore.
L’amore per la città bisogna dimostrarlo sempre, anche con la critica, possibilmente fornendo idee e soluzioni, indipendentemente da chi governa, anzi spronando i propri.
Giusto chiarire una volta per tutti, che chi critica, in buona fede, lo fa proprio perchè vorrebbe veramente vedere rinascere questa città e anche se qualche volta arriva qualche bella notizia, ne gioisce ma comprende che non sufficiente, ma che è il classico granello di sabbia nel deserto.
E’ chiaro anche che certe situazione bisogna viverle sulla propria pelle, vivendo fuori molte cose non si percepiscono e si pensa che quel “granello di sabbia” possa creare una bella spiaggia.
Chi non vive certe situazioni giornalmente dovrebbe essere il primo a non accontentarsi del “granello”, per il sol fatto che è stato “costretto” a dover andare via dalla propria città natale, per andare in altre o addirittura all’estero per realizzarsi, lavorare, studiare o per assicurare un futuro migliore ai propri figli .
Chi invece è rimasto, facendo mille sacrifici, oggi vive sulla propria pelle quelle cose che se non si si vivono quotidianamente non si possono realmente comprendere, come il vivere 6 mesi senza acqua corrente.
Sia chiaro, nessuna critica a chi vede la luce in fondo al tunnel, ma, vivendo sul territorio, ci si accorge che la galleria è ancora molto lunga e la luce, anche essa anche di un faro, ancora non si vede neanche in lontananza. Ad Maiora
