Che nella notte tra sabato e domenica ha colpito tre siti nucleari: c’è stata anche una rilevante operazione di depistaggio
Il bombardamento con cui gli Stati Uniti si sono uniti alla guerra di Israele contro l’Iran ha comportato una grossa operazione di depistaggio, in cui una squadra di bombardieri americani ha distratto l’attenzione mentre un’altra, di nascosto, ha colpito i siti nucleari iraniani. Lo ha confermato il generale Dan Caine, il capo di Stato maggiore delle Forze armate degli Stati Uniti, durante una conferenza stampa nel dipartimento della Difesa in cui ha descritto con un certo dettaglio tutta la missione, che è stata chiamata “Midnight Hammer”, Martello di mezzanotte. Ecco tutto quello che sappiamo su come è avvenuta.
La partenza
L’attacco è partito dalla base aerea di Whiteman, in Missouri, che ospita i bombardieri B-2 Spirit. I B-2, molto riconoscibili per la loro forma ad ali di pipistrello, sono gli unici aerei da guerra statunitensi capaci di trasportare le bombe cosiddette bunker buster, cioè quelle che possono penetrare in profondità sottoterra e danneggiare quindi i siti nucleari iraniani più protetti, come quello di Fordo. Il generale Caine ha detto che l’operazione è cominciata nella mezzanotte di venerdì 20 giugno, quindi quando in Italia era sabato mattina.

Il depistaggio
L’elemento più interessante dell’operazione è che da Whiteman sono partite due squadre d’attacco, una con il compito di depistare e distogliere l’attenzione, l’altra con il compito di compiere il bombardamento.
Il volo della prima squadra era pubblico, e tutti potevano seguirlo tramite i istemi di tracciamento degli aerei disponibili online. Questa prima squadra, secondo le rilevazioni, era composta da sei B-2 e da otto KC-135 Stratotankers, che sono dei velivoli per il rifornimento in volo (vengono chiamati “aerocisterne”, e consentono, tramite una specie di braccio meccanico, di rifornire gli aerei senza dover atterrare). La prima squadra si è diretta verso ovest, in direzione dell’oceano Pacifico.
Potendone seguire il percorso, tutti hanno pensato a quel punto che i B-2 e gli aerei da rifornimento avrebbero fatto un volo a tappe, fermandosi anzitutto nella base aerea americana di Guam, nel Pacifico occidentale, e poi, forse, nella base aerea britannica di Diego Garcia, che si trova in un’isola dell’oceano Indiano e che, secondo tutti gli esperti, sarebbe stata a una distanza ottimale per attaccare l’Iran.
Ma il generale Caine ha confermato che da Whiteman è partita una seconda squadra di B-2, diretti invece verso est, e che è stata questa seconda squadra ad attaccare l’Iran. La seconda squadra non era rilevabile dai sistemi di tracciamento pubblici e ha raggiunto l’Iran passando per l’oceano Atlantico e attraversando il Mediterraneo, con un volo diretto (senza fermate intermedie, ma facendo rifornimento in volo più volte).

L’attacco
Sappiamo per certo, e l’ha confermato anche il governo iraniano, che sono stati colpiti i siti nucleari di Fordo, Natanz e Isfahan. Il presidente statunitense Donald Trump, in un discorso alla nazione, ha detto che l’attacco ha «completamente e totalmente annientato» le capacità iraniane di arricchire l’uranio, ma non sappiamo ancora se è davvero così.
Il generale Caine ha spiegato che, mentre si avvicinavano all’Iran, i B-2 sono stati affiancati da un gruppo di caccia americani che avevano il compito di proteggere i bombardieri.
L’attacco è avvenuto attorno alle 2:10 di domenica mattina in Iran, poco dopo la mezzanotte italiana. I B-2 hanno lanciato in tutto 14 bombe bunker buster su Fordo – il sito più importante e quello meglio protetto, perché costruito all’interno di una montagna – e su Natanz.
L’altro sito nucleare, quello di Isfahan, è stato invece colpito con più di 20 missili da crociera Tomahawk lanciati da sottomarini posizionati nel mare Arabico.
L’operazione è stata comunque estremamente complessa: tra i bombardieri, i caccia per la protezione, gli aerei per il rifornimento e quelli per la ricognizione e l’intelligence sono stati impiegati più di 125 velivoli.
Non è chiaro quanti danni siano stati fatti ai siti nucleari colpiti. Trump e il segretario alla Difesa Hegseth, che sono due politici, hanno detto che il programma nucleare iraniano è stato distrutto. Il generale Cain, più cautamente, ha detto che sono ancora in corso le valutazioni ma che il bombardamento ha comunque provocato «gravi danni e distruzione».
Il ritorno
Dopo l’attacco tutti gli aerei sono tornati immediatamente alle basi, anche se non è chiaro dove siano atterrati. Il generale Caine ha detto che l’aviazione iraniana non è decollata per intercettare gli aerei americani, e che la contraerea non si è attivata: non è stato sparato un solo colpo contro la squadra d’attacco. Questo fa pensare che gli iraniani non si siano accorti di quello che stava succedendo, oppure che abbiano deciso di non contrastare l’operazione.
Trump ha annunciato pubblicamente il bombardamento solo dopo che tutti gli aerei statunitensi avevano lasciato lo spazio aereo iraniano, per evitare che potessero essere intercettati.
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