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Con la «panzana leghista» vanno in pensione in 100. STIMA DELLA RAGIONERIA SUL 2025

Last updated: 25/12/2024 9:40
By Redazione 168 Views 3 Min Read
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La norma che doveva «abbattere la riforma Fornero» e «mandare tutti in pensione 64 anni» in realtà nel 2025 potrà essere utilizzata da soli 100 lavoratori, numero che toccherà il picco a quota 600 lavoratori potenziali nel 2034.
Come anticipato dal manifesto, la «panzana leghista» strombazzata sui media di regime dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon – il propugnatore dell’altro flop Quota 100 –
in realtà altro non è che il rispolvero di una norma Renziana la cosiddetta Rita, l’uso dei
contributi versati nei fondi pensione complementari e privati con impatto limitatissimo
e che favorisce solo i lavoratori con redditi alti.
Dopo la bollinatura della Ragioneria generale dello stato che stanziava solo 12 milioni per il provvedimento, ieri anche la stessa relazione tecnica la legge di Bilancio certificava la pochezza della rilevanza dell’emendamento leghista.
«Nessuno crede all’inganno della Lega che, anzi, si rende sempre più ridicola sul tema delle pensioni: dopo aver gridato contro la legge Fornero ora non sanno fare altro che ribadire la legge Fornero, spacciando come conquiste e le nuove regole. In realtà, la norma che consente il pensionamento a 64 anni di età valorizzando i contributi integrativi, secondo la stessa relazione tecnica la legge di Bilancio, produrrà effetti zero nel 2025 mentre si stima che circa 600 persone potranno utilizzarla nel 2034.

Persone che anticiperanno il pensionamento in media di un solo anno.

Questo è il regalo di Natale di Salvini e company al paese, siete dei ciarlatani», attacca il capogruppo di Avs in commissione Lavoro della Camera Franco Mari.
Nella stessa legge di Bilancio infatti si sono anche alzati i requisiti di accesso alla pensione anticipata (ex pensione anzianità) allungando da 20 a 25 gli anni di contribuzione necessaria
(che diventeranno 30 anni dal 2030).
Si tratta di una quota regressiva e classista già presente della riforma Fornero: si può andare in pensione a 64 anni con 20 di contributi a patto di aver maturato un assegno pari a 2,8 volte
quello sociale, circa 1.500 euro.
La manovra del governo Meloni del 2023 ha portato quel requisito a 3 volte, pari a 1.600 euro.
La terza manovra, appena approvata dalla Camera, lo fa salire ancora a 3,2 a partire dal
2030: chiedendo dunque ben 1.710 euro di assegno stimato.

Servono stipendi altissimi e quote di contributi integrativi versati pari a 120 mila euro e
quindi carriere continue e senza buchi contributivi, dei quali sono pieni i lavoratori precari.

Da il Manifesto

Foto dal Web

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