La Cooperativa Sociale Etnos, da anni impegnata sul territorio per accogliere e prendersi cura di minori soli, donne vittime di violenza, anziani e persone vulnerabili, denuncia pubblicamente una vicenda che rappresenta in modo emblematico le contraddizioni e le difficoltà che oggi schiacciano chi opera nel mondo dell’impresa sociale in Italia.
Per un decreto ingiuntivo relativo a un debito inferiore a 10.000 euro – immediatamente pagato e per il quale già il 9 luglio è stato notificato l’atto ufficiale di desistenza – la cooperativa si trova oggi con i conti correnti bloccati su tre banche, per un importo complessivo superiore a 60.000 euro, oltre sei volte l’importo contestato e peraltro estinto.
Il presidente di Etnos, Fabio Ruvolo, sottolinea:
“Questa situazione, oltre a essere sproporzionata e priva di logica, ci priva della possibilità di utilizzare risorse vitali per pagare stipendi, affitti e garantire la continuità dei servizi sociali essenziali che offriamo quotidianamente ai più fragili. E questo mentre lo Stato ci deve oltre un milione di euro di crediti per servizi resi e non ancora saldati, con ritardi che superano i 12 mesi.”
Il paradosso è evidente e inaccettabile: mentre l’impresa sociale, pilastro fondamentale del welfare italiano, si trova a operare con grandi difficoltà a causa dei ritardi nei pagamenti pubblici, viene al tempo stesso schiacciata da automatismi bancari e procedurali ciechi e sproporzionati, senza alcun correttivo o tutela che consenta di sbloccare situazioni palesemente ingiuste e dannose.
“Siamo sfiancati, schiacciati da un sistema che non riconosce il nostro ruolo. Noi dovremmo avere la serenità di prenderci cura degli altri, ma ci troviamo ogni giorno a lottare per sopravvivere, senza strumenti adeguati per difenderci. Ma a questo punto ci chiediamo: chi aiuta chi aiuta?” aggiunge Ruvolo.
Con questo comunicato, Etnos lancia un appello ai rappresentanti delle istituzioni, della politica e dell’opinione pubblica: è necessario aprire una riflessione urgente e concreta per dotare il Terzo Settore di strumenti di tutela adeguati, che lo proteggano sia nei confronti della Pubblica Amministrazione morosa, sia rispetto a procedure bancarie e giudiziarie che rischiano di paralizzare completamente realtà che ogni giorno lavorano per il bene della collettività.
Non è più accettabile che chi opera senza finalità di lucro e reinveste tutto per il bene comune sia lasciato solo e vulnerabile davanti a un sistema che non dialoga e non riconosce la specificità dell’impresa sociale.
La Cooperativa Sociale Etnos chiede quindi che questa vicenda non resti un caso isolato, ma diventi occasione per promuovere una riforma concreta e incisiva che porti a:
• Meccanismi di compensazione rapida tra debiti e crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione
• Procedure proporzionate e bilanciate nei pignoramenti verso realtà del Terzo Settore
• Una maggiore responsabilizzazione e capacità di dialogo del sistema bancario verso le cooperative sociali

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