“Roma detta e Catanzaro obbedisce”. O meglio “Salvini ordina e Occhiuto esegue”. È partito proprio dal leader della Lega, infatti, il presentat’arm che ha indotto il governatore e vicesegretario di Forza Italia a fare marcia indietro annunciando una delibera ad hoc per ritirare la richiesta (formulata poche ore prima) di costituirsi parte civile nel processo sulla strage di Cutro dove morirono
94 migranti di cui 35 bambini. A confermare i sospetti iniziali di un intervento romano è l’Usim, il sindacato della Guardia Costiera. Presa dalla foga di arrogarsi il merito di aver convinto l’ente a cambiare idea, infatti, l’Usim spiega come è andata: “L’efficacia del nostro intervento porta la Regione Calabria a fare un passo indietro. Fondamentale è stato l’intervento del ministro Matteo Salvini”. Le chiacchiere stanno a zero e giustificano il silenzio imbarazzato di queste ore dalle parti della Regione Calabria che non replica neanche al senatore e segretario regionale del Pd Nicola
Irto secondo cui “il presidente Occhiuto ha calato la testa davanti a Salvini”. Nei fatti è successo questo: dopo aver inviato lunedì mattina gli avvocati in Tribunale a Crotone,
la Regione ha ritirato la richiesta di essere riconosciuta parte offesa. Il tutto perché, “per errore”, non si è accorta che il processo è a carico di quattro finanzieri e due ufficiali della Guardia Costiera e non degli scafisti. Come dire: un reato è più grave se commesso dallo straniero. Eppure era difficile sbagliarsi visto che il processo ai trafficanti di uomini si è già celebrato e la giunta Occhiuto lo sapeva perché lì si è costituita parte civile. Voleva farlo anche contro i militari imputati per le omissioni nella catena dei soccorsi. Con una nota stampa dell’8 maggio, infatti, la Regione aveva annunciato di aver deliberato in tal senso “su proposta di Occhiuto”.
Il 12maggio, giorno dell’udienza, l’Usim ha espresso il suo disappunto e la stessa sera il governatore, con una seconda nota stampa, fa dietrofront. Naufragio colposo e omicidio colposo plurimo: i reati sono simili a quelli contestati agli scafisti, ma se sul banco degli imputati ci sono i militari, la Regione non può chiedere i danni in caso di condanna, “per il rispetto che nutriamo nei confronti di chi indossa una divisa”. La realtà è un po’ diversa stando a quanto sostiene l’Usim: il governatore di Forza Italia risponde al ministro Matteo Salvini. Almeno, adesso, Occhiuto sa a chi rivolgersi per avere la certezza se la sua Regione sia parte
offesa di un reato. E l’ufficio il gup di Crotone.
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